S.massimo di Torino e S.Guglielmo di Montevergine – XII Domenica T.O.

san Massimo di Torino

San Massimo di Torino

Vescovo

San Massimo di Torino (… – ca. 420) conosciuto anche come Massimo I, è considerato il primo vescovo di Torino di cui si conosca il nome ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Di lui si hanno scarsissime notizie. Nato sicuramente nel IV secolo in un’imprecisata provincia settentrionale italiana dell’impero romano, viene storicamente considerato il fondatore della Archidiocesis Taurinensis. Già discepolo di sant’Eusebio di Vercelli e di sant’Ambrogio da Milano, guidò la diocesi della allora Julia Augusta Taurinorum tra il 390 e il 420, nel difficile periodo delle invasioni barbariche.
Il suo impegno si concentrò prevalentemente sulla lotta contro la pratica della simonìa e del paganesimo. A tal proposito è ricordato per aver fatto erigere, probabilmente sui resti di un precedente tempio pagano, una piccola chiesa dedicata a Sant’Andrea dai cui resti, nel XII secolo, sorse la celebre chiesa della Consolata.
Massimo divenne inoltre conosciuto per i suoi numerosi sermoni, oggi raggruppati in un’edizione critica curata da A. Mutzenbecher. Nelle sue omelìe, tra l’altro, accennò sovente ai primi martiri di Torino, i santi Avventore, Ottavio e Solutore le cui reliquie sono conservate a Torino. La data della morte è incerta: viene fissata intorno al 420. Secondo la cronotassi dell’Arcidiocesi di Torino il suo successore fu il vescovo Massimo II.
Alcune sue reliquie sono conservate nella basilica di San Massimo a Collegno, alle porte di Torino, una delle più antiche chiese cristiane del Piemonte che, molto probabilmente, fu sede vescovile dello stesso Massimo. Per lungo tempo si è creduto che la chiesa ospitasse anche la tomba del protovescovo ma ripetuti scavi archeologici effettuati nel XIX secolo hanno smentito questa ipotesi. Sempre nel XIX secolo la municipalità di Torino gli intitolò una via del centro storico e l’arcidiocesi gli dedicò una chiesa, in essa ubicata e consacrata nel 1853.
La memoria liturgica a lui dedicata è fissata al 25 giugno.

 

san Gugllielmo di Montevergine

San Guglielmo di Montevergine (da Vercelli)

Abate

Nel secolo n nasceva a Vercelli, da nobili genitori, un fanciullo destinato dal Signore a fondare un numeroso ordine religioso. Al fonte battesimale ricevette il nome di Guglielmo.

Ancora fanciullo amava la solitudine e cominciò ad esercitarsi in ogni pratica di pietà. All’età di 14 anni, spinto dal fervore, iniziò un pellegrinaggio. A piedi, vestito di una sola tunica e cinto di cilicio, si recò a Campostela nella Spagna, al celebre santuario di S. Giacomo. Il freddo, la fame, la pioggia, le privazioni e perfino il pericolo della vita non riuscirono a smuoverlo dalla sua santa impresa. Aveva progettato anche un viaggio in Palestina, al S. Sepolcro di Cristo, ma gravissimi ostacoli non gli permisero di adempiere il suo desiderio.

Pertanto, assecondando la sua tendenza alla vita religiosa ed eremitica, salì sul Monte Solicchio. Quivi passò due anni in continua preghiera, digiunando e dormendo sulla nuda terra.

Avendo ridata la vista ad un cieco, si sparse la fama della sua santità, e gran numero di persone andava a trovarlo. Disturbato così nella sua solitudine, pensò di fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e tutto contento si mise in viaggio; ma Dio che aveva su di lui altri disegni, gli apparve durante il viaggio e gli manifestò quanto voleva da lui. Fermatosi nel regno di Napoli, si nascose in una selva e ricominciò di nuovo la sua vita eremitica. Alcuni boscaioli recandosi a far legna nelle vicinanze della sua grotta, lo trovarono, e di ritorno alle loro abitazioni, avendo raccontate meraviglie di lui, moltissimi accorsero per vederlo e per udirlo.

Importunato da quelle visite, si recò in un luogo aspro e quasi inaccessibile, chiamato Monte Vergine. Anche qui fu di nuovo scoperto e fra i visitatori vi furono anche numerosi giovani, desiderosi di fare vita santa con lui. Spinto dalla necessità, dovette pensare a dar ricovero a tanti postulanti e si pose a tracciar linee, a scavar fondamenta e a portare il materiale. Aiutato da coloro che volevano seguirlo, innalzò il monastero di Monte Vergine. Aumentando sempre più il numero dei postulanti, diede loro mi genere di vita secondo i consigli evangelici, con regole tratte in gran parte da quelle di S. Benedetto. Quindi, con la parola e con gli esempi di una vita santissima, attirò altri giovani, fondando nuovi monasteri.

Numerosi furono i miracoli da lui operati. Per sua intercessione i muti parlavano, i ciechi vedevano, i sordi sentivano e gli ammalati che a lui ricorrevano si vedevano liberati da ogni genere di malattie. Cambiò anche l’acqua in vino, e un giorno che una perfida persona volle tentarlo sulla castità, per vincere la tentazione si ravvoltolò nudo su carboni ardenti. Ruggero, re di Napoli, all’udire le meraviglie operate per mezzo di Guglielmo, concepì una grande venerazione per il Santo e raccomandò se stesso, la sua famiglia e tutto il regno alle sue preghiere.

Dopo aver predetto al re e ad altri il giorno della loro morte, e benedetti i suoi religiosi, si addormentò nel Signore, illustre per virtù e miracoli, il 25 giugno dell’anno 1142.

PRATICA. Fare sempre con giubilo la volontà del Signore, ricorrendo a lui nei pericoli.

PREGHIERA. O Signore, concedi, per intercessione del tuo servo S. Guglielmo, di compiere nella nostra vita la tua santissima e amabilissima volontà, affinchè possiamo riportare vittoria sui nemici della nostra salvezza.