JOBEL n°4 Aprile 2017

Il  suono della Speranza
Foglio di informazione della Parrocchia di Gesù Nostra Speranza

Carissimi,

la settimana santa che inizia con la domenica delle palme e la celebrazione della passione-morte-resurrezione del Signore Gesù è settimana unica per noi credenti! Organizziamo questa settimana  in modo  da poter partecipare alle celebrazioni con la comunità cristiana e se la salute o l’anzianità ci costringono a casa  partecipiamo  attraverso la televisione alle celebrazioni,  disponendo le cose per poter avere la stessa attenzione come se fossimo in chiesa.

Troviamo  anche del  tempo per  metterci  da soli davanti al crocefisso e chiederci come mai Dio mi ha amato così tanto?  Dalla croce di Cristo nasce  un messaggio di fraternità universale,  nel suo sangue diventiamo  tutti fratelli perché amati da Dio  che dona tutto se stesso per noi. E’ il mistero di un amore al di là di ogni comprensione  che dona una dignità infinita ad ogni persona. E’ un messaggio di amore che  chiede di essere ricambiato nell’amore verso  i nostri fratelli,  incominciando dai più marginali, dai più poveri, da quelli che hanno bisogno di  aiuto e vivono accanto  a noi. La Pasqua del Signore ci rivela la presenza nascosta ma reale di Gesù che cammina nella storia accanto a ciascuno di noi, invitandoci a donate la vita perché essa  diventi più fraterna e più bella. La presenza misteriosa di Gesù la incontriamo  nella preghiera,  in modo particola nell’Eucarestia e nell’impegno di solidarietà. Non perdiamo nella banalità  consumistica  il significato di questi  giorni. Se vogliamo trovare il senso della  vita, se vogliamo trovare la vera gioia dobbiamo lasciarci coinvolgere da questo mistero dell’amore di Dio.   Buona Pasqua e Buona Settimana Santa!                                                                                                                                                               don Alberto

Consiglio Pastorale 16 marzo

 

C’è stato un giro  libero di osservazioni.

-Al  catechismo si nota una buona partecipazione dei ragazzi,  ma molto meno alla messa domenicale:  il problema è anche…dei genitori. Davvero però  gli animatori si impegnano molto e hanno sempre proposte nuove e vivaci.

-Agesci:  il branco sono un buon gruppo e le attività vanno bene.

-La raccolta degli alimenti è andata molto bene,  più cospicua dell’anno scorso:  bravissimi i ragazzi

 -Nella casa di accoglienza in questo momento ci sono poche donne e la situazione è tranquilla;  c’è  una donna  ammalata seriamente che stiamo seguendo…

-Si è ospitato un fratello e una sorella pakistani nell’appartamento datoci in comodato d’uso in fraz. Pastore, persone molto brave fuggite in Italia  perché hanno avuto uccisa parte della loro famiglia in patria.

-L’alloggio preso a Lessona  per ospitare profughi che hanno terminato il percorso sotto tutela è già abitato in  pieno. Gli ospiti sono seguiti dall’Assoc.  “Mondi senza frontiere” in collaborazione con la Parrocchia.

-Come comunità cristiana bisogna impegnarci sull’accoglienza e convincere la gente ad aprirsi perché  ci sia un vero  processo di integrazione con gli  stranieri presenti nel territorio.

-Si è incominciato a commentare i Vangeli domenicali con la collaborazione dei gruppi (che comunicano all’assemblea  riflessioni e risonanze),  il primo esperimento è stato fatto  dalle cellule, omelia ben riuscita !

-Occorre  impegnarsi di più nella pastorale famigliare secondo le indicazioni che attualmente la chiesa da alle parrocchie ed ai movimenti. Un punto in contatto con le famiglie sono la preparazione al battesimo, i momenti della comunione e della cresima, la vista agli ammalati  e gli incontri con i genitori ed i ragazzi del catechismo.

-Si inizia la benedizione delle case per quanto il tempo sia molto limitato.

-Sulla tettoia: il costo previsto è troppo alto, occorre ridimensionare il progetto (ammirevole) fatto dall’architetto ma fuori dalla nostra portata, si pensa ad una tettoia più semplice, nel rispetto di tutte le norme.

Lettera al Questore

In occasione del diniego di rimanere nel nostro territorio  comunicato a ragazzi che conosciamo essere molto bravi e che sono stati seguiti anche dal nostro volontariato e si sono dimostrati disponibili  a un vero processo di integrazione, si è deciso di scrivere una lettera al Questore facendola firmare  da diversi parrocchiani. Ecco il testo della lettera:

Stim. Sig. Questore

Le scriviamo per rappresentarle la nostra amarezza, preoccupazione, disappunto  insieme ad alcune nostre riflessioni in merito al fatto che diversi migranti richiedenti asilo nel nostro paese, dopo aver vissuto nella tribolazione nella terra dove sono nati  e avere fatto un viaggio dove hanno conosciuto paura e violenze,  ora hanno ricevuto il foglio di via obbligatorio e rischiano anche di essere rimpatriati in modo coatto. Leggiamo, nel foglio che gli è stato consegnato, che saranno accompagnati alla frontiera e ci chiediamo, a quale frontiera?

Alcuni di loro sono conosciuti bene da noi perché i nostri volontari li hanno seguiti, aiutati ad integrarsi e ad apprendere la lingua italiana, poi loro stessi sono diventati volontari nel nostro territorio. Si sono impegnati nella coltivazione di ortaggi che poi distribuiamo a famiglie in difficoltà, hanno caricato e scaricato mobili per venire incontro a persone che la Caritas parrocchiale segue, hanno pulito e sistemato  ambienti ad uso comune, hanno collaborato ad organizzare  feste ed alcuni di loro hanno partecipato a incontri con i giovani per spiegare le vicende personali e le situazioni spesso drammatiche del loro paese.

Grazie all’opera d’integrazione realizzata dai servizi di accoglienza finanziati dallo Stato, alcuni di loro hanno svolto attività produttive guadagnandosi la stima dei datori di lavoro che si sono anche resi  disponibili ad assumerli, perché non è comune trovare giovani così motivati al lavoro.

La loro espulsione è un’offesa al loro impegno dimostrato in questi anni anche a rispetto a loro compagni di sventura, non così disponibili a un percorso d’integrazione. È un’offesa a tanto impegno di volontariato che li ha aiutati ad apprendere la lingua, a conoscere il nostro modo di vivere e a seguirli sul lavoro. Sinceramente ci pare anche  vanificare un impegno economico e organizzativo da parte dello Stato che li ha ospitati nelle strutture di accoglienza attraverso le cooperative per quasi due anni. Tutto azzerato!

Sappiamo bene che il suo  compito è quello di fare rispettare le leggi dello Stato, ma sappiamo anche che trovandosi di fronte a fenomeni nuovi e molto coinvolgenti  è opportuno affinare  la capacità di valutazione delle persone che chiedono di rimanere nel nostro territorio e questo anche con l’aiuto della popolazione, in modo particolare con quella forza importante che non va assolutamente umiliata rappresentata dal volontariato, unito alla generosità di tante famiglie che vedono in questi ragazzi esseri umani, esattamente uguali a noi  e condividono il loro desiderio di migliorare la propria situazione inserendosi nel nostro territorio nel rispetto delle leggi e con molta voglia di lavorare e di fare bene.

Le chiediamo umilmente di fare tutto il possibile perché questo non accada più e possibilmente si ripari il male che questi ragazzi hanno subito. Chiediamo che le norme giuridiche siano applicate nel modo più aperto possibile e si richieda alle istanze superiori di dare disposizioni affinché nel rilasciare i permessi di soggiorno umanitari si possa porre in atto una valutazione più personalizzata, attenta alle storie individuali e all’impegno posto dalle persone nell’integrazione sociale nelle nostre comunità.

Se Lei fosse disponibile saremo molto contenti di incontrarla presso la nostra Comunità parrocchiale.

Con pieno rispetto per il suo alto ufficio le porgiamo i nostri migliori auguri.

La Comunità parrocchiale della Speranza ed i volontari che affiancano i migranti            i cittadini che a vario titolo si impegnano per integrare i   richiedenti asilo      

                                                                                                  

Week-end al Serming

Sabato 18 marzo, quattordici ragazzi di prima superiore accompagnati dagli animatori sono partiti nel pomeriggio dall’oratorio con direzione Torino per passare 24 ore al SERMIG.
Al nostro arrivo siamo stati accolti da Arianna, suora della fraternità, che, dopo averci fatto posare gli zaini, ci ha guidati alla scoperta dell’Arsenale. Durante la visita ci ha raccontato la storia del SERMIG: nel 1964 un pugno di giovani tra cui Ernesto Olivero, il fondatore, si sono uniti nella fraternità della Speranza con il sogno di sconfiggere la fame nel mondo e, con l’aiuto di volontari, hanno cominciato a ristrutturare l’arsenale in disuso. Alla sera si è svolta un’attività di approfondimento che ci ha portati a riflettere su cosa, a nostro parere, non funziona nella nostra società e come migliorare, nel nostro piccolo, la situazione. Le ore rimanenti sono state riempite da momenti di preghiera, attività di lavoro concrete per contribuire alla vita della struttura quali pulizie, smistamento vestiti, cucina e dall’incontro con Ernesto. Dall’esperienza fatta ci portiamo a casa il motto del “bene fatto bene”, la bontà gratuita dei volontari e soprattutto l’apertura al diverso, agevolata dal fatto che il SERMIG si trova all’interno di un quartiere multietnico nel quale tutti sono disposti ad aiutarsi e a sostenersi senza curarsi delle differenze.

                                                                                                                                                                Denise

 

Riceviamo da Sonia, giovane infermiera dell’oratorio di Mottalciata ed in missione a Lima nella casa O.M.G. per malati “Virgen de Guadalupe” questa lettera  di cui ne trascriviamo una parte.                   Cari….
sono arrivata a Lima e in questa casa sono stata accolta da Marta, suo marito Melvin, Elida e Juan e tutta la grande famiglia della casa Guadalupe! Le persone che sono in questa casa arrivano quasi totalmente dalle missioni sulla serra in cui si trovano i nostri volontari. Prima di mandarli qui a Lima, a chilometri e chilometri di distanza da dove vivono, si fa una valutazione sulla effettiva necessità di visite e controlli specialistici negli ospedali della capitale. Di solito come minimo per arrivare qui ci vogliono dalle 6 alle 11 ore di viaggio scendendo dalla serra.
Il nostro lavoro principale consiste nell’accogliere le persone nella nostra casa e aiutarle a districarsi nella ragnatela burocratica della sanità peruana. A rendere il tutto un po’  più difficile si aggiunge la città, caotica, rumorosa, con un traffico infernale e in questa stagione estremamente calda e afosa. Per delle persone malate abituate al freddo e alle piogge attuali della serra non è facile!
Molte signore arrivano qui con i loro mille strati di gonnelloni (pollere) e i pantaloni di lana, solo a guardarle verrebbe caldo.. molte non sono mai scese dalla serra!…

Una cosa però mi ha colpito fin da subito, quella percezione che nonostante lo stato di povertà,  la vita trova il modo di andare avanti! É un paese che ha del potenziale ma viene sfruttato dai paesi esteri e da chi dovrebbe governarlo….                                                                                                                       É bello poter partecipare alla messa del Padre Ugo anche su settimana, perché da speranza e reindirizza il tiro.. SOLO DIO CONTA! Questo è il suo inno e quello che cerca di trasmettere a noi .

  Vi saluto augurando a tutti di vivere bene questo tempo di quaresima!

                                                                        Sonia

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