Commento al Vangelo della V° Domenica di Quaresima

PERCHE’ “LAZZARO VIENI FUORI?”
Commento a cura di Wilma Chasseur

V° Domenica di Quaresima

 

“Lazzaro vieni fuori”. Se non avesse detto il nome di Lazzaro, ma solo “vieni fuori” cosa sarebbe successo? Sarebbe successo che risorgevano tutti, perché Gesù è il vivente e quel grido avrebbe risvegliato quanti giacevano nell’ombra di morte. Ma il segno che voleva e doveva dare riguardava la persona di Lazzaro e quindi disse il suo nome.

E quando alla fine dei tempi, anche i nostri corpi risorgeranno per ritrovare ognuno la nostra identità, saremo chiamati col nostro nome.  “Wilma vieni fuori”! E verremo fuori per davvero, non solo temporaneamente come Lazzaro, ma per non rientrare mai più nei nostri vari sepolcri. Quella sì che sarà vera risurrezione, come quella di Gesù.

 

  • La suprema soglia …

Le forze della natura hanno una certa potenza, ma Dio ha l’onnipotenza e quando la mette in atto, non c’è forza che tenga, né potenza che Gli resista. La stessa potenza del maligno o della morte che fa tanto scalpore, non può che arretrare davanti all’onnipotenza di DIO.

Lazzaro era dunque morto da quattro giorni, anzi era addirittura già nel sepolcro, il che vuol dire che era morto e stramorto, non si trattava certo di morte apparente, tanto per intenderci. Il suo cadavere puzzava già, quindi era avvenuta la morte clinica (arresto delle funzioni vitali) e la morte filosofica (separazione dell’anima e del corpo nel quale era già iniziato il processo di decomposizione, non essendo più animato dall’anima). Ma c’è un terzo tipo di morte che –come diceva Padre Molinié– non poteva essersi verificato in Lazzaro, cioè la morte teologica, ossia il giudizio particolare. Se Lazzaro ha potuto essere risuscitato è perché non aveva ancora varcato la suprema soglia del giudizio divino, perché da lì nessuno torna indietro.

Una volta giudicati da Dio, si è confermati per sempre nello stato di grazia (Paradiso), o di disgrazia (inferno) o di purificazione intermedia (purgatorio) corrispettivo alle opere compiute in vita. In altre parole, Lazzaro aveva varcato l’ultima soglia, cioè la morte, ma non la soglia suprema, cioè il giudizio, e non era ancora entrato nel suo destino fissato per l’eternità.

 

  • La morte mollò la presa …

Gesù arriva dunque a Betania e le sorelle di Lazzaro, prima Marta e poi Maria, gli dicono entrambe: “Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Commovente questa certezza delle due sorelle, che la sola presenza di Gesù, avrebbe impedito la morte del fratello. E’ come se Gli dicessero: “Se  fossi stato presente, Tu che sei la vita, la morte non avrebbe osato avvicinarsi”. Gesù allora SI COMMOSSE PROFONDAMENTE E SCOPPIO’ IN PIANTO. Bellissimo questo tratto della sensibilità di Gesù che piange per la perdita del suo amico. La perdita di una persona cara è sempre un fatto molto doloroso, piangere non denota assolutamente mancanza di fede, ma solo dolore dovuto al distacco. Non siamo esseri disincarnati, se non lo fu Gesù -che sapeva benissimo che avrebbe ridato la vita a Lazzaro, eppure pianse- non possiamo pretendere di esserlo noi.

Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro e dopo aver alzato gli occhi al cielo e pregato il Padre, gridò a gran voce “Lazzaro vieni fuori!”. E Lazzaro obbedì! O meglio: la morte udendo il vivente, mollò la presa e scomparve!

 

  • Di cosa moriremo? 

Stupendo miracolo che ci rivela che Gesù è la vita della nostra vita. Quante volte, anche noi, siamo passati da morte a vita, risorgendo dai nostri peccati. Se, per la vita del corpo, siamo tutti, in un modo o nell’altro, condannati a morte, (Santa Teresina a chi le chiedeva: “di cosa morirete?”, rispondeva sicura: “morirò di morte!”) per la vita dell’anima siamo tutti destinati a risorgere ad ogni momento grazie alla Sua grazia.

 

                                                                                                    WILMA CHASSEUR

 

VITAMINA SPIRITUALE

Quale impero dobbiamo conquistare?

“Non esiste dominio più grande di quello che si esercita su sé stessi” (B. Gracian).

Ecco l’impero da conquistare,ma come lo si conquista? Con le rinunce. Ecco a cosa serve la Quaresima.