INSEGNAMENTO CELLULE N° 16

     Laudato si’

cura della casa comune

Carissimi/e,

affronteremo per due o tre volte la lettera Enciclica del nostro Papa Francesco. Interrompiamo   il commento diretto sul testo biblico rivolgendoci al magistero che è comunque interpretazione corretta ed autorevole della Sacra Scrittura . Il titolo dell’Enciclica “Laudato si’ ” si rifà a san Francesco, e già in questo è indicativo. L’atteggiamento fondamentale del credente è stato vissuto in modo esemplare nei confronti del Creato da san Francesco che lo ha visto come dono da parte di Dio e come simbolo che ci rivela qualche cosa della grandezza e della bellezza del Creatore. L’Enciclica ha alcune novità: è rivolta a tutti e non solo ai cristiani cattolici e vuole suscitare una preoccupazione comune ed una medesima responsabilità di fronte al mondo in cui viviamo. La Chiesa è chiamata a parlare a tutti gli uomini e si pone come lievito per far crescere l’umanità in fraternità e responsabilità. Quest’ Enciclica ha anche una dimensione ecumenica e fa riferimento esplicito al magistero “del caro patriarca ecumenico Bartolomeo (patriarca ortodosso di Costantinopoli) con il quale condividiamo la speranza della piena comunione ecclesiale” . Egli (Bartolomeo) infatti “ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche spirituali dei problemi ambientali che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica ma anche in un cambiamento dell’essere umano”. Man   mano che l’uomo prende coscienza delle sue possibilità di intervento sull’ eco sistema terra e delle conseguenze negative che esso può produrre in uno sconsiderato sviluppo economico, ecco che alcuni aspetti che prima non venivano considerati o si consideravano semplicemente inevitabili, diventano problema morale, perché si coglie quanto costumi ed atteggiamenti sia personali che collettivi possono aiutare oppure compromettere l’ambiente che Dio non solo ha dato a tutti nella nostra generazione ma anche alle le generazioni future. L’Enciclica poi ha un risvolto più collegiale perché   alcune volte cita il magistero espresso dalle conferenze episcopali di alcuni paesi; questo aiuta a comprendere come il Papato non è una autorità assoluta ma è il centro di unità con il compito di fare sintesi e di rilanciare a tutti le varie ricchezze spirituali che le chiese locali esprimono. Vi invito a leggere l’introduzione all’Enciclica e in modo particolare leggiamo questa sera insieme i paragrafi 10-11-12 dove il Papa evidenzia l’atteggiamento di Francesco nei confronti della natura e lo pone come esempio da imitare.

Prendiamo allora i paragrafi e leggiamoli attentamente.

 

Cap. 1° “Quello che sta accadendo alla nostra casa”. I vari aspetti dell’attuale crisi ecologica. La riflessione spazia dai problemi dell’inquinamento, connessi al divario dei velocissimi tempi dell’ecologia e quelli lenti della biologia, ai conseguenti cambiamenti climatici, dagli effetti speso devastanti fino al pericoloso diffondersi della “cultura dello scarto”, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura (n° 22). Una delle conseguenze drammatiche di questi processi riguarda l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, e che non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa (n° 25).

Aspetto interessanti e molto vero dell’Enciclica è quello di metter in relazione il degrado ambientale che l’Ecologia mondiale genera sulla terra e la situazione degli uomini poveri del pianeta. L’inquinamento colpisce in modo più grave chi ha meno risorse o non è in grado attualmente di sfruttarle e lo sfruttamento economico dei beni della terra esclude ed impoverisce sempre di più chi è al margine. La denuncia diventa qui fortemente sociale e politica: “molti di coloro che detengono più risorse e potere economico e politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi dei cambiamenti climatici” (N° 26).

Si inseriscono in questo quadro le urgenze maggiori che sono andate profilandosi sul pianeta: prima, la questione dell’acqua, bene primario di cui tanti sono forniti molto al di sotto dei loro bisogni “trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato, fino a negare ad alcuni lo stesso diritto alla vita radicato nella inalienabili dignità della persona umana” (n° 30).

Altro tema: le ferite spesso irreparabili alla biodiversità con la conseguente perdita di risorse estremamente importanti (n° 32).

Il Papa poi pone all’attenzione di tutti il deterioramento della qualità della vita umana, la degradazione sociale connessa ai danni ambientali e all’attuale modello di sviluppo e di modo di lavorare che crea la cultura dello scarto sulla vita delle persone e compromette il fondamentale diritto a vivere ed essere felici. Il Papa afferma poi con forza che l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non si può affrontare il degrado ambientale se non si rimuovono le cause che generano il degrado umano e sociale. Il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta; un vero approccio ecologico diventa così sempre una questione sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. E’ a questo punto che Francesco inserisce una riflessione di grande portata sulla necessità di un’etica delle relazioni internazionali, che muova dalla costatazione che i paesi ricchi hanno un debito grande nei confronti dei paesi poveri dovuto a squilibri commerciali ed in generale ad un sistema economico ingiusto che crea conseguenze negative anche in ambito ecologico e permette un uso sproporzionato delle risorse naturali (n° 51).

L’imperativo che ne consegue è categorico: “è necessario che i paesi sviluppati contribuiscono a risolvere questo debito limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai paesi più bisognosi per promuove politiche e programmi di sviluppo sostenibile (n° 52).

 

Queste tematiche possono sembrare un po’ difficili e fuori dalla nostra vita quotidiana ma non è così, i nostri comportamenti quotidiani formano i comportamenti collettivi e modificare i nostri comportamenti anche se invisibilmente spingono in una direzione o piuttosto nell’altra. Come diceva Gandhi, una sola goccia alza il livello di tutto l’oceano anche se in modo impercettibile. Ritrovare un uso più parco delle risorse, più rispettoso della natura meno consumista aiuta non solo a risparmiare ma a rapportarci in modo più corretto con le cose e ad avere più energie per la vita spirituale e di relazione con le persone. Vi invito comunque a leggere l’Enciclica fino a tutto il capitolo primo, la prossima volta affronteremo altri capitoli.

 

Alcune domande:

  • Che atteggiamento abbiamo nei confronti delle questioni ecologiche , uso moderato dell’acqua, dell’energia ecc ? Considero importante questo aspetto? Che atteggiamento ho nel confronto della natura? Considero un dovere di restituzione l’impegno per il terzo mondo oppure pura gratuità opzionale?

Don Alberto

 

Cossato, 9 novembre 2015

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