“Signore Gesù Cristo che ha dato se stesso per i nostri peccati…” (Gl 3,4)
Carissimi/e,
questa sera iniziamo a leggere la lettera ai Galati. So bene che riflettere sul Vangelo è più facile, ma è importante anche conoscere tutto il Nuovo Testamento. Le vicende delle prime comunità cristiane ci fanno comprendere come Gesù Risorto, continua guidare la sua Chiesa nonostante ed anche attraverso le contraddizioni e gli avvenimenti. Di alcune di queste contraddizioni parla proprio San Paolo nella lettera che leggeremo, essa ci aiuta a comprendere la novità del mistero cristiano. Questa lettera con ogni probabilità è indirizzata ai Galati del nord , abitanti di quella regione compresa tra la Cappadocia e il Mar Nero, che si estendeva attorno alla città di Ancira (l’attuala AnKara) ed era popolata da abitanti di origine celtica. E’ stata scritta verso la metà degli anni 50, indirizzata a più comunità come una sorta di lettera circolare delle chiese della Galazia . Tra tutte le lettere di Paolo questa è la più appassionata e polemica, in cui raggiunge perfino dei toni drastici per ammonire severamente quei credenti che stavano deviando dal Vangelo da lui annunciato. Tutta la missione di Paolo infatti si scontrava con l ‘opposizione costante di cristiani di origine ebraica, il cui pensiero è da Luca così riassunto: “se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete essere salvi” (Atti 15,1). Costoro volevano infatti imporre ai fedeli di origine pagana la legge mosaica. Questa imposizione oltre che essere gravosissima per chi non era ebreo, rivelava una non comprensione del mistero cristiano e Paolo vi si oppone duramente.
Prendiamo allora il primo capitolo e leggiamolo attentamente.
“Paolo, apostolo non per mezzo di uomini … ” (V. 1)
Paolo presenta se stesso come apostolo legittimo in virtù dell’iniziativa di Dio. Non è un incarico quello di annunziare il Vangelo ai pagani che qualcuno gli ha affidato ne una scelta personale, ma una missione conferitagli direttamente da Dio e lo spiegherà poco dopo narrando la sua conversione. Qui entriamo nel mistero che chiamiamo “vocazione” cioè Dio chiama ciascuno di noi ad una missione, ad un compito che non è solo per noi ma anche per gli altri. Certo, non a tutti capita quello che è successo a Paolo, di essere stato sbalzato da cavallo e preso per i capelli. Dio ha molti modi per farci comprendere la nostra missione e a trovare così un senso profondo alla vita. Ci sono poi alcune vocazioni particolari che fanno comprendere questo mistero tra Dio e ciascuno di noi. Sentiamo ciò che scrive Carlo Carretto riguardo alla sua chiamata che gli ha rovesciato la vita “ La chiamata di Dio è cosa misteriosa, perché avviene nel buio della fede. In più essa ha una voce si tenue e si discreta, che impegna tutto il silenzio interiore per essere capita. Eppure nulla è così decisivo e sconvolgente per un uomo sulla terra, nulla è più sicuro e più forte. Tale chiamata è continua: Dio chiama sempre! Ma ci sono dei momenti caratteristici di questo appello divino, momenti che noi segnaliamo sul nostro taccuino e che non dimentichiamo più. Per me fu a 44 anni che ciò avvenne; E fu la chiamata più seria della mia vita: la chiamata alla vita contemplativa. Questa volta dovevo dire di si senza nulla capire “lascia tutto, e vieni con me nel deserto.” Non voglio più la tua azione, voglio la tua preghiera, il tuo amore… C’è una cosa più grande della tua azione: “la preghiera”; C’è una forza più efficace della tua parola: l’amore” e andai nel deserto.
Vocazione, dice che Dio ci considera, ha bisogno di noi, che siamo importanti per Dio, che c’è un compito nostro in quel grande progetto di salvezza che ha per tutti gli uomini.
“Gesù Cristo che ha dato se stesso per i nostri peccati…” (v. 4)
In queste brevi righe Paolo delinea il nucleo essenziale dell’annuncio cristiano: Dio ha resuscitato Gesù dai morti (v.1) che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci dal male (v.4), sono enunciati semplici ma fondamentali che devono orientare tutta la nostra fede. Sono verità sempre da comprendere sia a livello personale e sia a livello ecclesiale. Cosa significa per me e nel tempo in cui io vivo che Gesù è morto per i nostri peccati, che Gesù ci strappa dal male? All’interno di un significato comprensivo che vale per tutta l’umanità fino alla fine della storia, ci sono realtà specifiche e volti nuovi del male da cui Gesù ci può liberare ed esse vanno individuate e comprese.
“Mi meraviglio che… (v.6)
E’ l’unica lettera in cui l’apostolo salta l’iniziale passaggio dedicato ai ringraziamenti per andare subito al sodo e raggiunge persino dei toni drastici. Egli vuole ammonire severamente quei credenti della Galazia provenienti dal paganesimo che avevano ceduto alla pressione di chi intervenendo da fuori, dopo la predicazione di Paolo, voleva imporre a loro la circoncisione e l’osservanza della legge mosaica. Il nucleo centrale della fede, cioè il Vangelo di Cristo, non può essere ne modificato ne alterato e se qualcuno cerca di fare questo venga considerato come anatema, cioè come eretico. Paolo è sconcertato di fronte al fatto che parte della sua comunità aveva traviato, accettando l’ indicazione di falsi fratelli nella fede provenienti dal giudaismo. Infatti così si introduceva nel cuore del cristianesimo elementi estranei, pratiche religiose non necessarie come la circoncisione. Con molta forza Paolo ribadisce l’essenza del suo Vangelo e dice che nessun altro neppur un angelo del cielo o lui stesso può cambiare la verità di Gesù. Notiamo come la tentazione di modificare il Vangelo da parte dei credenti, anche per i più nobili motivi (come quello di rendere il nostro pensiero accettabile da parte della cultura del tempo) è una tentazione costante. Come dice Paolo per cercare di piacere agli uomini cioè per essere meglio accolti o essere in consonanza con la cultura o con il potere del tempo, molti teologi e uomini di chiesa spesse volte hanno taciuto o addirittura hanno modificato le esigenze del Vangelo.
“ Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta … ” (v.13)
Inizia qui la parte autobiografica di Paolo (v. 1,11/22,21) da cui emerge la dimostrazione della legittimità del suo apostolato. Per questo inizia a parlare dell’evento che ha fatto di lui feroce persecutore della chiesa, un coraggioso annunciatore della fede che un tempo voleva distruggere. Paolo è stato chiamato all’apostolato ed è dunque apostolo per grazia di Dio senza aver fatto parte dei dodici e senza aver ricevuto il Vangelo da loro. Notiamo qui la libera discrezione di Dio. Gesù ha scelto un gruppo di uomini, in modo particolare dodici, che ha chiamato apostoli, sono stati testimoni della sua vita pubblica e della sua resurrezione . A loro ha conferito il mandato di annunciare il Vangelo. Ma nello stesso tempo sceglie anche Paolo che non ha conosciuto Gesù, non è stato testimone della resurrezione , anzi un ebreo osservante, convinto persecutore della nuova via nata in seno all’ebraismo . Dio sceglie Paolo, proprio Paolo, Ebreo convinto e diremo noi radicale, per farlo annunciatore del suo Vangelo ai popoli pagani. Siamo di fronte ad una iniziativa inimmaginabile di Dio che opera nella storia.
Alcune domande:
- La vocazione: so leggere la mia vita come una chiamata a svolgere un compito all’interno della mia realtà e della mia comunità ecclesiale? Un compito che Dio stesso mi ha affidato?
- Non bisogna modificare il Vangelo. Quali sono le tentazioni che oggi corriamo di modificare il messaggio del Vangelo e le sue esigenze di vita? Corriamo il rischio di annacquare il vangelo rendendolo adatto al pensiero comune? Prendiamo dal Vangelo solo quello che ci piace e corrisponde al nostro modo di pensare e lasciamo in ombra tutto il resto?
- Cosa significa per me oggi dire che Gesù è morto per i nostri peccati, per strapparci al male. Cosa ha significato per me essere strappati dal male ed essere salvati.?
Buona preghiera!
- Alberto
Cossato, 5 Febbraio 2019