Insegnamento Cellula n° 4

     “Laudato si’

La radice umana della crisi ecologica

Carissimi/e,

riprendiamo la lettura dell’Enciclica “Laudato sì”, siamo al terzo capitolo e il Papa parla delle radici profonde dell’attuale crisi ecologica del mondo, cogliendo gli atteggiamenti sbagliati e di peccato che sono all’origine di un progresso tecnologico e scientifico non ordinato. Ma come introduzione leggiamo parte del capitolo 1 della Genesi, dove Dio crea l’uomo mettendolo al centro del creato e gli dà il compito di collaborare alla creazione rendendo la terra luogo sempre più abitabile in cui l’uomo può realizzare se stesso in comunione con la natura. Evidentemente il linguaggio biblico risente della concezione del mondo del IV-V secolo prima di Cristo, ma i significati di fondo di questo brano valgono per sempre perché ci rivelano parte del progetto di Dio sul creato. Con un linguaggio immaginoso si descrive che Dio pone l’uomo al centro di tutto il creato e lo affida a lui. La parola “dominare” deve essere compresa ed interpretata sempre più profondamente. Quando veniva scritta, l’uomo si sentiva, a differenza di oggi, soggiogato dalla natura e con fatica rendeva abitabile la terra che gli era affidata. Oggi a volte pare quasi al contrario. La parola “dominare” deve essere interpretata come porsi in una relazione di rispetto e di ricerca di una comune finalità. Significa saper valorizzare le forze interne della natura a vantaggio di un creato dove l’uomo e la terra si aiutano e si completano all’interno di un progetto di bene voluto da Dio.

Prendiamo allora il testo della Genesi 1,26-31 e leggiamolo.

Relativismo pratico

“Nel capitolo 3° l’Enciclica approfondisce le radici della situazione attuale, in modo da cogliere non solo i sintomi ma anche le cause più profonde di esse. Un osservazione di fondo contestualizza l’analisi: “Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo svilupperà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo” (n°104). Un grande rischio sta nella mentalità che l’enorme crescita tecnologica ha contribuito a diffondere: “ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti” (n° 106). Si è fatto strada nelle coscienze “un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come il Signore dell’universo è quello di intenderlo come amministratore responsabile “ (n° 116). A questa responsabilità si oppone il relativismo pratico, che dà assoluta priorità agli interessi contingenti e trascura le prospettive di lungo termine.” (Forte B.) Si insinua l’idea che tutto ciò che è possibile tecnicamente diventa anche lecito e che la ricerca scientifica non deve avere limiti morali perché comunque produrrà del bene per l’umanità.

 

Difendere il lavoro

In modo particolare il Papa si sofferma sul lavoro. “In qualunque impostazione di ecologia integrale, che non escluda l’essere umano, è indispensabile integrare il valore del lavoro” (n° 124). Si rifà poi ai “brani della creazione” e ne esplicita le indicazioni per l’uomo: sia di custodire e prendendosi cura dell’esistente e sia di lavorare affinché la terra produca i frutti necessari all’ esistenza.  Il lavoro si pone come strumento di Dio dato all’uomo per aiutare e fare emergere la possibilità che le cose hanno di contribuire allo sviluppo umano. Inoltre qualsiasi forma di lavoro presuppone una relazione che l’uomo può stabilire con l’altro. (Il lavoro è relazione non solo con le cose ma anche con l’uomo). Sottolinea poi come l’esperienza benedettina abbia fatto risaltare la possibilità del lavoro manuale come maturazione umana e santificazione e abbia donato dei parametri ideali d’intreccio tra lavoro e preghiera. Quell’ esperienza contiene in se atteggiamenti capaci di cura e di rispetto verso l’ambiente e ci spinge alla ricerca di un equilibrio di sobrietà di vita nella relazione con il mondo. Si riprende poi l’affermazione conciliare che “l’uomo è l’autore, il centro, il fine di tutta la vita economico sociale” ed il Papa sottolinea che questa verità la si vede profondamente stravolta nelle relazioni economiche mondiali. L’obbiettivo all’accesso al lavoro per tutti è un obiettivo fondamentale e non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano attraverso il progresso tecnologico: così facendo l’umanità distrugge se stessa. Il lavoro fa parte del senso della vita su questa terra ed è via di maturazione e di vera giustizia, importante per la realizzazione personale di ciascuno. “Aiutare i poveri con il denaro deve essere sempre un rimedio provvisorio per far fronte all’emergenza. Il vero obiettivo deve essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro” (n° 128). La ricerca dell’industria di uno sviluppo tecnologico che escluda sempre di più uomini dal lavoro non è sviluppo sano perché va contro a questo diritto fondamentale. Inoltre le grandi concentrazioni industriali di produzione compromettono la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale, valori importanti di una società non massificata. Così pure “l’economia di scala” nel settore agricolo costringe i piccoli agricoltori a vendere le loro terre ed abbandonare le loro coltivazione tradizionali, sono quindi un grave danno allo sviluppo ordinato dei paesi del Terzo Mondo .

 

L’innovazione biologica e la ricerca scientifica

Il Papa poi tratta alcuni problemi riguardanti la ricerca scientifica e ricorda con fermezza che il potere umano ha dei limiti morali sia riguardo la natura (inquinamento e organismi geneticamente modificati OGM), sia riguardo gli animali (è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita), sia riguardo all’uomo (la manipolazione genetica), e conclude dicendo che “Quando la tecnica non riconosce i grandi principi etici, finisce per considerare legittima qualsiasi pratica” (n° 136).

 

Alcune domande:

  • Quali sono gli atteggiamenti spirituali nei confronti della natura e del creato che devono far parte della spiritualità cristiana?
  • Cosa ne pensi dell’attuale sviluppo tecnologico in modo particolare ciò che riguarda la possibilità di intervenire sui processi genetici ?
  • Nel piccolo della vita quotidiana quali pratiche vanno riviste? E quali acquisite per rendere concreto un giusto atteggiamento con la natura e un retto uso della tecnica?    

Come stiamo vivendo la Quaresima in merito alla preghiera, alla solidarietà e alla sobrietà. Programmiamo già fin da ora del tempo disponibile a vivere bene la settimana santa.

 

Buona preghiera

                                                                                                                    Don Alberto

Cossato, 01 marzo 2016

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