Commento al Vangelo della VI° Domenica di Pasqua

QUANDO L’ATTESA SI PROLUNGA…
commento a cura di Wilma Chasseur
VI° Domenica di Pasqua

 

 

Domenica scorsa Gesù ci dava la bellissima notizia che andava a prepararci un posto e che i posti sono molti. Oggi ribadisce che deve andarsene, ma non ci lascerà orfani, manderà un consolatore.

Tutte belle notizie che ha dato di sua iniziativa senza che gli apostoli gliel’avessero chiesto. Ma si vede che ci vuole tempo per preparare tutti quei posti, perché sono passati più di duemila anni e non è ancora tornato… E quindi, nell’attesa, abbiamo bisogno di un consolatore. E abbiamo anche bisogno di tempo per prepararci alla Sua venuta. Noi siamo nel tempo che può essere paragonato a una linea continua o, se volete a una linea ferroviaria: non sappiamo quanto è lunga questa linea, ma sappiamo che la nostra vita è come un viaggio in treno. Ogni tanto c’è una fermata e qualcuno scende, cioè esce dalla linea ed entra dove? Nel punto (punto, finito!): cioè la sua vita finisce.

  • Quale treno prendere?

L’importante è salire sul treno giusto, quello che ci porta a quel posto che Gesù è andato a prepararci (se no bisogna fare marcia indietro). Che siamo di passaggio lo sappiamo, ma non sempre sappiamo verso dove siamo di passaggio. E per questo abbiamo bisogno di un Maestro interiore che ce lo insegni e che è appunto lo Spirito consolatore. Ma perché Gesù doveva proprio andarsene? Non poteva rimanere? Se potessimo andare, magari una volta all’anno in udienza non dal Suo vicario, ma da Lui in persona, non sarebbe fantastico? Ebbene no, perché quando era sulla terra e tutti lo vedevano e ascoltavano, gli hanno forse creduto? Credete che noi faremmo di meglio? Così ha deciso di andarsene ma di non lasciarci soli e di mandarci un consolatore. E quando siamo consolati sparisce la tristezza ed è come se Lui ci fosse ancora.

La gioia è indispensabile per vincere lo scoraggiamento e la malinconia.

Eccovi 5 caratteristiche della gioia che dava P. Serafino Tognetti

  • I cinque punti della gioia

1) La gioia è una scelta. Cioè dipende da noi essere nella gioia e non dalle cose che ci capitano. Nella giornata, in ogni giornata ci capiteranno cose belle e cose spiacevoli, quello non dipende da noi, ma dipende da noi ricordarci quelle belle e dimenticare quelle brutte. Non ricordiamo quelle che ci hanno rattristato ma solo quelle che ci hanno rallegrato.

2) La gioia è contagiosa: un volto sorridente rallegra chi lo incontra.

3) La gioia desta la meraviglia. Dobbiamo saperci meravigliare per le bellezze della natura, una giornata di sole, un fiore che sboccia ecc. Diceva Chesterton che il mondo perirà non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia.

4) La gioia fa stare meglio non solo nell’anima, ma anche nel corpo. Dicono gli esperti che aumenta anche le endorfine, sostanze che stimolano il sistema immunitario.

5) Infine eccovi il famoso proverbio “cuor contento il ciel l’aiuta”.

Ma il motivo principale per cui bisogna essere nella gioia è che essa è un frutto dello Spirito Santo e da questo si riconosce se abbiamo lo Spirito in pienezza o se ne abbiamo solo un po’.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

A MARIA

“E ammiro sempre il tuo silenzio

il tuo sguardo buono e materno.

E voglio presentarmi a te come un cavaliere

sull’attenti nella corazza della purezza

davanti a te, Maria, Vergine e Madre.”

(Karl Leisner)

                                                                       WILMA CHASSEUR