Insegnamento Cellule n° 8 maggio 2017

Non vi lascerò orfani   …” (Gv. 14,18)

 

Cari amici e amiche delle cellule,

questa sera rifletteremo ancora insieme sui Vangeli  pasquali. In queste ultime domeniche essi ci aiutano a comprendere e a vivere la relazione stretta che c’è tra noi e Gesù Risorto. Sono  brani un po’ difficili, presuppongono  un esperienza spirituale e nello stesso tempo l’ aiutano a  comprenderla ed esprimerla sempre più pienamente: siamo di fronte al mistero della relazione di Gesù con la sua Chiesa, con i singoli credenti. Questa relazione non la si comprende mai pienamente perché è mistero,  ci supera sempre e nello stesso tempo coinvolge concretamente la nostra esistenza. Gesù promette lo Spirito Santo preparandoci  alla Pentecoste e a una più profonda conoscenza di Dio.  Il brano che leggeremo potrebbe essere paragonato a un grande atrio  dal quale si spalanca una porta che immette in uno spazio senza confini è lo spazio dell’amore di Dio che ci è stato rivelato in Gesù, spazio  in cui siamo chiamati a entrare attraverso il nostro povero cuore.

Prendiamo allora  il testo e leggiamolo   (Gv. 14,15-21)


Se mi amate osservate i miei comandamenti … (v.15)

Il criterio più adatto per verificare la realtà del nostro amore per Gesù  che non può essere confuso solo con i  sentimenti o con le immaginazioni è l’obbedienza alla volontà di Dio, cioè l’osservanza completa dei comandamenti, che in Giovanni si riducono al comandamento dell’amore fraterno. Amare Gesù significa fare nostri i suoi atteggiamenti e i suoi sentimenti come ci dice S. Paolo, cioè vivere il Vangelo concretamente nell’osservare i propri doveri e nell’essere solidali con il prossimo. Se non c’è questa realtà  di vita non c’è vero amore,  anche se  c’è molta religiosità, molta preghiera, molte e belle spirituali parole. La realtà dell’amore verso Dio si  manifesta nella concretezza del nostro modo di vivere, di essere solidali con chi è in difficoltà, nell’amare il prossimo come noi stessi.

 

Vi darà un altro Paraclito   …” (v.16)

Paraclito è un termine greco che significa ora consolare, ora difendere, ora le due cose insieme. Applicato allo Spirito Santo questo titolo costituisce l’approdo di un tema presente in tutta la Bibbia. Nel primo testamento Dio è il grande consolatore del suo popolo. Nel Nuovo Testamento  Paolo chiama Dio come Dio della consolazione (Rom. 15,4) e Gesù nel Vangelo grida “venite  a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi consolerò” (Mt. 11,28) .

Lo Spirito Santo essendo colui che continua l’opera di Cristo e che porta a compimento le opere di Dio, non poteva non definirsi anche come il consolatore che rimane per sempre.

La Chiesa intera dopo la Pasqua ha fatto un esperienza viva e forte dello Spirito come consolatore, difensore, alleato nelle difficoltà esterne ed interne: nelle persecuzioni, nei processi, nella vita di ogni giorno. Questa è stata l’esperienza della vita quotidiana della prima Chiesa, continuamente immersa in processi e condanne, il Paraclito è stato l’avvocato ed il difensore Divino contro gli accusatori umani.    Colui che assiste i martiri e davanti al giudice mette sulla bocca la parola cui nessuno è in grado di controbattere. Questa esperienza primitiva della Chiesa, oggi sta diventando profondamente attuale in molte parti della terra e davvero constatiamo come lo Spirito è lo stesso ieri ed oggi e suscita fedeltà tenace e testimonianze di amore di fronte ad un odio ingiustificato e satanico.

Lo Spirito della verità  …” (v.17)

E’ il grande dono del Risorto che  “rimane presso di voi e sarà in voi” (v.17).  Lo Spirito con la sua forza e con la sua pazienza insegna ogni cosa e ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, con la sua forza ci permette di essere testimoni del Risorto. Si è testimoni quando ogni giorno nelle esperienze più umili e quotidiane sappiamo, guidati dallo Spirito, fare trasparire in noi qualcosa dell’amore di Dio. L’intima e attuale presenza dello Spirito rende a noi contemporanea e significativa la vita di Gesù.  Grazie a Lui i discepoli comprendono il significato vero delle parole e delle opere di Gesù. Di fronte all’impresa impossibile di vivere secondo il Vangelo in un mondo dominato spesso proprio dal suo opposto non siamo soli,  ma attraverso lo Spirito Santo,  Dio opera  attraverso di  noi, con noi, ed in noi.  Il  Vangelo  diventa proposta di vita attuale ed efficace. C’è opposizione tra il mondo e lo Spirito. Il mondo non è in grado di capire e di riconoscerlo ma nello steso tempo l’ostilità e la persecuzione del mondo diventano il luogo dove attraverso la testimonianza dei credenti, Dio chiama alla salvezza tutti gli uomini.

 

                        “Io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi ” … (v. 20)

Gesù parla di unione: una passione di unirsi corre dentro la storia di Dio e dell’uomo, Dio vuole diventare quasi il nostro respiro. Giovanni ricorre  a un verbo pieno di mistero che riguarda la vita spirituale: “essere-in”. Non solo essere accanto, presso, vicino, ma “essere –in” dentro, immersi, uniti, fino a diventare dimora di Dio.  San Tommaso d’Aquino diceva che l’amore è passione ad unirsi alla persona amata, in Dio per primo c’è questa passione. I comandamenti non sono altro che vie per questa unione , desiderio di fare ciò che Dio fa, di partecipare alla stessa energia di vita, di respirare il suo respiro. L’amore del prossimo non è un precetto esterno  che deve regolare le nostre azioni, ma è il  modo di partecipare alla vita di Dio che è “amore”.  Gesù che viene da Dio, manifesta i sentimenti e l’azione di Dio verso gli uomini,  attraverso lo Spirito i  credenti sono chiamati  a rivelare al mondo di oggi che Dio è amore. La  vita di Gesù, vissuta in un tempo e in un luogo preciso,  attraverso lo Spirito,  diventa la nostra vita rendendo visibile ed attuale il Vangelo  lungo i sentieri della storia e gli innumerevoli luoghi degli uomini.

 

 

Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni Padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei cuori.

Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.

Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto.

O luce beatissima invadi nell’intimo  il cuore dei tuoi fedeli.

 

 

 

Alcune domande:

 

  • Come vivo la mia relazione con Dio? Trovo corrispondenza nelle parole di Gesù?
  • Ho esperienza del Paraclito, colui che mi consola e mi difende? Come e quando?

 

Buona preghiera

 

Don Alberto

Cossato, 16  Maggio  2017