Commento al Vangelo della V° domenica di Pasqua

“L’EVEREST DEL CRISTIANESIMO”
Commento a cura di Wilma Chasseur

Tribolazioni e vita nuova: ecco il menu che vi serviranno domenica, quando siederete alla mensa della Parola! Ma possibile che per giungere alla vita nuova si debbano sempre attraversare tribolazioni? Anche a … livello topografico succede: io sono qui in Val d’Aosta, circondata dai monti che superano i 4000 e uno di questi, oltre al  Monte Rosa e al Monte Bianco, è il Gran Paradiso. Ebbene, volete saperne una? Per arrivare al Gran  Paradiso bisogna attraversare il ghiacciaio della tribolazione! Anche lì, proprio come  nelle letture di domenica, niente Paradiso senza tribolazione….

 

  • Prima e dopo

Prima lettura: Paolo e Barnaba esortano i discepoli a restare saldi nella fede, perché bisogna attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Insomma questa vita è una lotta continua, sempre sul chi va là, per non soccombere: Oh! ma se tutte queste tribolazioni finissero una buona volta! Ma, ahimè, siamo nel “prima”. Le tribolazioni spariranno nel “dopo”. Qui bisogna stare saldi nella fede per non cadere.

Seconda lettura: “Io Giovanni vidi un nuovo Cielo e una nuova Terra perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi (…) E non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (oh! finalmente) e Colui che sedeva sul trono disse: “ecco io faccio nuove tutte le cose”.

Ecco il Gran Paradiso! Finalmente! Finito il “prima”. E per sempre! E finite le tribolazioni!

Avremo una dignità insuperabile anche all’interno dell’Universo. Infatti questo minuscolo pianeta Terra, piccolo granello di polvere che ruota nell’immensità di spazi di miliardi di anni-luce, è quello che è divenuto la dimora  del Figlio di DIO, cioè di Colui che l’ha creato.

 

  • C’è qualcuno lassù?

Gli astrofisici che esplorano il cosmo, si chiedono se ci siano altri pianeti abitati. Fin qui, le ricerche risultano negative, ma anche se un domani si scoprissero, nessuno supererebbe in dignità il nostro piccolo pianeta che è stato scelto dal Figlio di Dio, non solo come sua abitazione , ma Lui stesso si è fatto uno di noi. Ha assunto la nostra stessa materia corporea, gli stessi atomi e le stesse cellule: anche il Suo corpo è composto da circa centomila miliardi di cellule di cui ognuna contiene mille miliardi di atomi, come ogni corpo umano; (pensate che miracolo è il corpo!).

Gesù si è fatto terrestre! Non si è fatto marziano o mercuriano, e neppure angelico, ma ha preso un corpo come il nostro. E’ questa la prima straordinaria novità della nuova Terra, iniziata quando il Figlio eterno di Dio è entrato nel tempo ed è entrato addirittura nella nostra storia.

La gloria della terra è unica in tutto l’Universo e quella dell’uomo anche; unica creatura fra tutte a poter dire: ho una natura in comune col Figlio del DIO Altissimo

 

  • Novità vertiginosa

Anche il Vangelo  è all’insegna del nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi come Io vi ho amati”. Che dobbiamo amare non è affatto una novità, ma amare come LUI, questo sì che è nuovo e ci dà le vertigini. Qui passiamo dai 4000 agli 8000: questo “è l’Everest del cristianesimo” (D. Machetta). Noi dobbiamo essere come le antenne paraboliche che riflettono una luce che viene da altrove. Non abbiamo nessuna luce propria, ma possiamo -anzi dobbiamo- diventare puri ricettacoli della luce divina; pure scintille del suo fuoco che possano veramente illuminare ed accendere tante altre fiammelle ancora spente nella notte della disperazione, tanti cuori ancora assiderati nel gelo dell’assenza di Dio. E così tanti nostri fratelli ancora “pellegrini nella notte” troveranno quella luce e quel fuoco che Gesù è venuto a portare. “Sono venuto a portare un fuoco sulla Terra e come vorrei che fosse già acceso”.

Aiutiamo il  Signore  ad  accendere il fuoco e magari capiterà anche a noi come a San Simeone Nuovo Teologo, colpito da quel fuoco, di ritrovarci di colpo, nuovi fiammanti, dentro e fuori.

WILMA CHASSEUR

 

 

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

Vuoi cambiare la tua veste  di sacco in abito di gioia?

 

Ecco ciò che caratterizza il tempo pasquale: la gioia e la danza.

Hai mutato il mio lamento in danza

La mia veste di sacco in abito di gioia

Perché io possa cantare senza posa,

Signore mio Dio ti loderò per sempre

                                                                                                                             SALMO 29

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *