Commento al Vangelo della III° Domenica di Quaresima/C

Vangelo   Lc 13,1-9
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». 

 

QUAL E’ IL NOSTRO ROVETO ARDENTE?
Commento a cura di Wilma Chasseur

La prima lettura ci presenta la figura di Mosè e il bellissimo brano del roveto ardente. C’è un bel commento del Cardinal Martini del quale mi servo: “La vita di Mosè” .

Mosè era potente in parole e in opere, superdotato, istruito, vice-faraone. Quando stava per compiere i 40 anni gli venne l’idea di difendere gli Ebrei e di liberarli dagli Egiziani, ma dopo averne ucciso uno, dovette fuggire alla veloce e mettersi in salvo. Credeva di poter contare sulle sue forze e capacità per salvare il suo popolo, diventarne il condottiero che l’avrebbe liberato dalla schiavitù d’Egitto e invece che cosa accadde? Dovette fuggire e rimanere per 40 anni nel deserto a fare praticamente niente, sicuramente non il condottiero di un popolo, ma il pastore di un gregge neanche suo, ma di suo suocero, e perse ogni velleità di fare il leader. Ma i tempi di Dio non sono i nostri. Ecco che quando Mosè ha ormai 80 anni e non ha più nessuna intenzione di partire, Dio lo chiama da un roveto che arde senza consumarsi .

  • La doppia chiamata

Pieno di meraviglia si avvicina e si sente chiamare due volte per nome (le grandi chiamate bibliche hanno questo particolare della doppia chiamata: “Abramo. Abramo”,  “Samuele, Samuele”, segno che contraddistingue un grande destino). Pensate lo choc di Mosè: in pieno deserto dove non c’era anima viva si sente chiamare per nome! Pieno di paura si avvicina e risponde “Eccomi”. Ma la voce lo blocca: “Fermati, togliti i sandali, perché il luogo dove stai è un luogo sacro”. Mosè che ora ha ben presente di essere un povero fallito, rifugiato da ormai 40 anni nel deserto, non si fa più nessuna illusione, ma è proprio ora che il Signore lo investe di una missione e lo manda. Allora capisce che non aveva capito niente perché l’iniziativa parte sempre da Dio. A volte ci vuole tutta una vita per capire che non avevamo capito niente. Quando aveva deciso lui di farsi condottiero del suo popolo era stato rispedito al mittente per 40 anni, ma ora non è lui che decide, ma Dio che lo manda. Ecco il passaggio cruciale: nelle opere di Dio bisogna passare dal voler andare, all’essere mandati. La missione non te la puoi imporre tu, ma ti dev’essere affidata da un altro. E a Mosè, per capire questo, ci sono voluti 40 anni. Ma ora è pronto, anche se non ha nessuna voglia di andare: ha 80 anni (“manda qualcun altro Signore”). Quando si sente ormai inadeguato Dio lo manda: ora và. Bisogna passare dal voler fare qualcosa, fosse anche per la gloria del Signore, all’essere mandati da Lui. Queste sono le credenziali: “Dirai: Io-Sono mi manda”. Finché dicevi solo “io vengo”, non eri pronto. Ma ora “questo è il mio nome per sempre”. Ed è nel mio nome che ti mando.

  • Quanti figli ha Dio?

Ora cerchiamo di adattare a noi questo testo: quand’è che noi ci sentiamo dire: “togliti i sandali?” Quando ci mettiamo in adorazione. Quello è il nostro roveto ardente dal quale Dio ci chiama. E capiterà magari anche a noi come ai tre apostoli della trasfigurazione, Pietro, Giacomo e Giovanni, di “vedere l’invisibile e capire l’incomprensibile”. E di sentire che il Signore dice anche a noi: “Tu sei il mio figlio prediletto”. Perché quanti figli ha Dio? Uno solo: l’Unigenito. In Lui ci siamo tutti noi, figli nel Figlio e ciò che dice a Lui, lo dice ad ognuno di noi.

PENSIERO DELLA SETTIMANA

Sei come terra riarsa e non sai che strada prendere?

Allora alza le tue mani verso il Signore “A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra riarsa: rispondimi presto Signore, viene meno il mio spirito. Fammi conoscere la strada da percorrere perché a te si innalza l’anima mia.”
SALMO 142

                                                                                                       WILMA CHASSEUR