Commento al vangelo della I° Domenica di Avvento

L’INIZIO DELLA FINE

Commento al Vangelo di Wilma Chasseur

 

Iniziamo un nuovo anno. Con la solennità di Cristo Re dell’Universo, abbiamo concluso l’anno liturgico. Una tappa è finita e ne inizia una nuova. Un anno è passato – fra un mese terminerà anche l’anno civile – portando con sé avvenimenti, cose, persone, passate anche loro. Definitivamente! Questo scorrere inesorabile dei giorni che non torneranno mai più, è la cosa più misteriosa della vita, e non ci facciamo neanche caso. Passiamo nel tempo e col tempo che lascia il segno incancellabile nella nostra vita, ma nessuno lo può fermare (si ha un bel cercare antidoti all’invecchiamento, ma finché non si riuscirà a fermare il tempo, non si fermerà neanche l’invecchiamento!).

 

  • In marcia verso dove?

Nessuno per quanto potente possa essere, potrà mai far tornare indietro il giorno di ieri che è passato! Questa nostra corsa nella vita e nel tempo ha un’unica e incontrovertibile direzione: va solo e sempre verso il futuro. Nel passato nessuno torna più.

Iniziamo dunque un nuovo anno liturgico e lo iniziamo con un discorso sulla fine. Di solito si comincia sempre con l’inizio, ma in questa prima domenica di Avvento, la liturgia ci fa iniziare dalla fine (fine dei tempi, ma anche fine della nostra vita)

L’apostolo Paolo raccomandava già ai cristiani di allora, di “aspettare la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, alfine di essere trovati irreprensibili nel giorno della Sua venuta” Quel misteriosissimo ultimo giorno che i primi cristiani attendevano già come imminente e che noi, più di duemila anni dopo, rischiamo di non attendere più per niente!

 

  • Attenti alla smemoratezza!

Ma Gesù in questo Vangelo ci mette bene in guardia contro questa smemoratezza: “State attenti perché non sapete quando il padrone di casa tornerà”. Perché ci ricorda la Sua venuta finale fin dall’inizio? Anzitutto perché Avvento significa sia attesa che venuta, quindi dobbiamo sempre essere nell’attesa della Sua venuta, e poi per ricordarci che non dobbiamo aspettare che tutto sia finito per cominciare! Cominciare a convertirci, a cambiare vita, a non rimandare a un eterno domani – che forse non verrà mai – quello che dobbiamo fare oggi. Gesù ci dice questo per ricordarci che dobbiamo impostare la nostra vita come un incontro con Qualcuno e non come un’avventura solo nostra, da vivere senza far riferimento a Lui.

Quante volte Dio è venuto nella nostra vita, nell’anno appena trascorso? Quante volte abbiamo saputo riconoscerlo nei vari avvenimenti che hanno intessuto le nostre giornate, nei fatti che hanno scandito le nostre ore, negli incontri, le vicissitudini ecc. ecc.? Chiediamo occhi per vedere il passaggio di Dio nella nostra vita e riconoscerne gli annunci!

E non solo la vita va impostata come un incontro, ma anche e soprattutto la morte: allora tutti lo incontreremo; come Padre misericordioso chi lo avrà riconosciuto, e come giudice severo, chi non lo avrà accolto.

 

  • “Condannati” a vivere in eterno!

DIO ci ha tratti dal http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa una volta per tutte e al http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa non torneremo mai, mai più!

Felici o infelici siamo “condannati” ad esistere sempre. Anche per quelli che non ci credono quel “dopo” esisterà: non è il crederlo o meno che determina l’esistenza dell’eternità e delle realtà future, che esistono di per sé, indipendentemente dal fatto che uno ci creda o no. E non è distraendoci (il celebre “divertissement” pascaliano) e non pensandoci che le eviteremo, anzi! Eviteremo solo di preparaci ad esse con la stessa insensata illusione dello struzzo, che crede di evitare la realtà, tuffando la testa nella sabbia per non vederla. Gesù ci mette bene in guardia contro questa voluta indifferenza che potrebbe appesantire i nostri cuori e lasciarli andare alla deriva, o condurli addirittura sull’orlo dell’abisso. “Vegliate vi dico!”. Non sappiamo quindi il giorno e l’ora, ma sappiamo che verrà e che ci sarà un “dopo”. E quel “dopo” dipenderà da come avremo vissuto “prima”.

Pensare al nostro destino eterno, lungi dal costituire un’evasione dalla realtà o dal diminuire il nostro impegno presente, gli dà un senso e una portata infinitamente più grande. Tutto ciò che facciamo, anche solo dare un bicchier d’acqua, non ha solo quella portata temporale di qualche minuto, ma ha una portata eterna perché ci seguirà oltre i confini del tempo e dello spazio, e costruirà il nostro destino futuro.

 

WILMA CHASSEUR

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

Qual è l’anima della pace?

 

“Per avere una vera pace, bisogna darle un’anima: anima della pace è l’amore” (Paolo VI )

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