Insegnamento Cellule n°2 Gennaio 2017

“…Vi mostrerò la via migliore …(1Cor. 12,21)

 

Carissime/i,

questa sera commenteremo i capitoli 12-13-14 della  lettera ai Corinti. Paolo torna a parlare delle divisioni e delle discordie che esistono all’interno della comunità in cui i “carismi”, cioè le capacità particolari e i doni che ciascuno riceve dallo Spirito, diventano un pretesto per dividersi nel tentativo di  emergere sugli altri e diventare più importanti. Certo nella Chiesa è abbastanza scontato che questo avvenga in quasi tutte le comunità e Paolo in modo accorato in nome di Gesù invita a vedere i “carismi” come doni che Dio fa a qualcuno per il servizio di tutti. E’  necessario collaborare perché in Cristo siamo come tante membra di un unico corpo. Guai se un  membro si mette contro gli  altri, chi ne patisce è il corpo, cioè tutti.  Paolo dà poi dei criteri per utilizzare i “carismi” all’interno della comunità e parla del dono più grande a cui  tutti  devono aspirare che è la carità. Il  capitolo 13 è il famoso inno alla carità e noi questa sera lo leggeremo insieme.

 

Prendiamo allora  la lettera al capitolo 13 v.1-12
 

 

Riguardo ai doni dello Spirito… (v.12,1)

Un  quesito è quello riguardante i vari carismi – doni dello Spirito con cui la comunità di Corinto era stata arricchita dal Signore. Come accennavo nella  comunità c’erano molte tensioni proprio perché  ciascuno mirava ad emergere sugli altri e anche le capacità ed i doni che ciascuno  aveva li usava per convincere la comunità che lui era il migliore. Paolo ricorda che nonostante la diversità dei doni, la fonte è unica: è lo Spirito del Signore che diffonde questi doni per l’utilità comune (v. 12,7) poi,  adoperando l’immagine del corpo umano, Paolo sottolinea la necessaria collaborazione e la reale dipendenza tra le membra  che permettono al corpo di vivere bene.  Dunque lo stesso deve avvenire tra i diversi carismi evitando la competizione  e la sovra-valutazione del proprio  carisma perché tutto deve concorrere all’unità comune. Anche attraverso l’utilizzo dei carismi deve essere rispettata la logica del piccolo e povero, cioè la logica del dare più amore e più rispetto  a quelle persone che sono più deboli e meno dotate. Questa logica corrisponde al modo con cui  Dio è venuto verso di noi, alla logica della croce di Cristo. Su questi ragionamenti si innesta l’inno alla carità.

 

Se parlassi la lingua degli uomini…” (v.13,1)

Paolo  parla del carisma più grande a cui tutti devono aspirare, che è possibile a tutti: la carità. Essa  è  dono gratuito del Signore e  qualificherà per sempre il nostro futuro. La carità “è magnanima, benevola, non invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto…, tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta” (v.4-7). Questi atteggiamenti sono fondamentali per vivere una vera comunità cristiana e per accoglierci gli uni gli altri  come fratelli e sorelle. La carità modifica in profondità il nostro modo di vedere e di giudicare e ci spinge ad una vera collaborazione al servizio dei fratelli per il bene di tutti.

La carità non consiste solo nel fare delle cose per gli altri (“se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto”) (v.3)… ma  consiste nel volere  il bene degli altri e  la sua  sede è nel profondo della nostra persona, cioè nel cuore. Essa è modo di essere  di Dio che diventa il nostro vero modo di essere. E’ la carità che ci fa figli di Dio perché Dio è essenzialmente amore. Proprio per questo tutto il resto avrà un termine, ciò che invece resterà per sempre è la carità. Tutto quello che noi  viviamo in qualche modo ci prepara al  mondo futuro ed è  necessariamente imperfetto perché è solo preparazione alla realtà futura.  Ciò che invece è già presente ed è inizio della realtà futura è la carità, essa non ci sarà tolta ma la possiederemo pienamente per sempre:  “la più grande di tutte è la carità”. (v.13)

 

Desiderate intensamente i doni dello Spirito soprattutto la profezia …” (v.14,1)

Paolo entra più specificatamente nella discussione sul  valori dei singoli carismi, parlando della  glossolalia,,  un parlare  in lingue sconosciute sotto l’azione dello Spirito. (Questo carisma  ogni tanto si verifica anche da noi, soprattutto nei gruppi che si ispirano  al rinnovamento dello Spirito Santo). In quanto è un carisma che si riferisce prevalentemente al rapporto singolo-Dio (14,2-4) non può avere un ruolo preminente così come sembra avesse acquisito presso i Corinti. Deve essere preferito il carisma della  profezia che significa vedere le cose, gli avvenimenti, le persone alla luce della Parola di Dio perché questa  concorre di più alla edificazione dell’assemblea. Ecco allora il criterio fondamentale, fare crescere  tutta la comunità cristiana e se stessi. Tutto quello che va in quella direzione deve essere preferito. Ciò che non ostacola può  essere accolto, ciò che impedisce questo deve essere tolto.

 

…e  sopraggiunge qualche iniziato o non credente, non vi dirà forse che siete pazzi? …(v. 14,23)

Paolo poi dà dei criteri semplici ed evidenti che disciplinano l’assemblea: parlare uno alla volta e per il dono delle lingue sconosciute ci deve essere  un interprete che traduce,  se no è meglio tacere.  Paolo in fine raccomanda alle donne di non parlare  durante le assemblee. Qui come accennavo negli insegnamenti precedenti non fa che ribadire delle norme scontate ai quei  tempi,  nell’ambiente  giudaico-ellenistico. Modificandosi la cultura di quel tempo evidentemente questa raccomandazione è superata. A conclusione del capitolo 14 Paolo dà  questa regola: chi pensa di essere dotato di doni dello Spirito deve riconoscere l’autorità della Chiesa,  chi non la riconosce, neppure lui deve essere riconosciuto dalla Chiesa.

 

 

Alcune domande:

 

  • Quali sono i carismi che rendono possibile e bella la nostra vita comunitaria?
  • Quali sono secondo noi le storture che vediamo presenti nella nostra comunità e come correggerle?
  • Come migliorare per essere contemporaneamente una comunità accogliente e nello steso tempo disciplinata ?
  • Cosa significa per noi crescere nel carisma della carità ? Quali passi ?

Don Alberto

Cossato, 24  Gennaio 2017