Insegnamento Cellule n° 9 Giugno 2019

              ” Portate i pesi gli uni degli altri….(Gl. 6.2)

Carissimi/e,
siamo all’ultimo insegnamento di quest’anno sociale. Concludiamo con esso anche il commento alla lettera ai Galati di S. Paolo,  i capitoli 5 e 6,  dove Paolo esorta questa comunità a vivere in pienezza l’adesione al Signore Gesù, abbandonando modi di vivere sia pagani e sia ebrei. Gli Ebrei sono orientati ad una ricerca di perfezione che si esprime nell’osservanza scrupolosa della legge di Mosè. I pagani invece tendono trarre dalla vita tutto il piacere possibile, divenendo schiavi delle proprie passioni.  Le esortazioni che Paolo fa ai Galati, valgono davvero per tutti i cristiani e possono essere anche per noi delle intuizioni belle per impostare questo periodo estivo, dove non ci incontreremo più periodicamente, ma che non deve essere un tempo di vuoto spirituale.

Leggiamo allora il capitolo  quinto e  sesto della lettera ai Galati.

Cristo ci ha liberati per la libertà   … (V. 5,1)

Un aspetto molto importante della nostra adesione a Gesù è quello della libertà,   occorre maturare nella fede per rendersene  conto.  Certo, noi oggi, non siamo più soggetti  alla legge ebraica e neppure sentiamo come obblighi esterni,  precetti ed usanze religiose che appartenevano al nostro recente passato. Va notato però che  la nostra società  impone moltissime norme, sovente non scritte, che bisogna rigorosamente seguire se si vuole essere apprezzati. Esse riguardano il modo di vestire, di mangiare, di comportarsi con gli altri, di organizzare la casa, la vita, ecc… pensiamo alla moda, ai beni di prestigio  come la macchina, la casa ecc…  La nostra adesione a Cristo ci rende liberi aiutandoci ad essere pienamente noi stessi, ci aiuta a dare importanza al centro della nostra persona e non agli aspetti esteriori,  donandoci una vera capacità di amare.

Questa libertà non è assolutamente libertinaggio, cioè il seguire ciò che ci piace senza nessuna legge morale e responsabilità verso di noi e verso gli altri. Se viviamo in questo modo diventiamo schiavi dei nostri piaceri, anche se apparentemente pensiamo di essere liberi. “Questa libertà non divenga però un pretesto per la carne… Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazioni, impurità, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriacatezze, orge e cose del genere (v.19-21)”.  “ Mediante l’amore siate invece al servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il tuo prossimo come te stesso. (v.14) … il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. (V.22).   La vera libertà sta nell’accogliere la verità e nel sintonizzare le nostre scelte alla dignità profonda del nostro essere umano. Solo Dio ci può rendere veramente liberi e Paolo ne ha colto il significato:  vede in Gesù l’uomo che  rende liberi,  perché è l’uomo che rispecchia profondamente il progetto di Dio, la vera realtà dell’uomo.

Correggetelo con Spirito di dolcezza …” (v. 6,1)

E’ preziosa questa indicazione di San Paolo! Uno degli aspetti più belli della vita di Chiesa è proprio quello di far uscire  il meglio di ciascuno e di togliere gli aspetti negativi. Un terreno molto delicato è la  correzione fraterna,  deve essere fatta con dolcezza, pazienza e grande rispetto della persona, e con  umiltà,  sapendo che anche noi siamo pieni di difetti “se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso” (v.3). Dobbiamo prima di tutto partire da noi stessi confrontandoci non con gli altri ma con Gesù. E se veramente cerchiamo di migliorare noi stessi in Gesù, sappiamo quanta fatica, quanta pazienza occorre avere. “Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri” (v.4).

                               “Portate i pesi gli uni degli altri …” (v. 6,2)

Questa esortazione è il risvolto positivo della correzione fraterna, ci aiutiamo insieme a migliorare, togliendo le cose negative e  soprattutto nell’aiutarci a portare i “pesi”.  Ci sono pesi diversi,  alcuni più pesanti degli altri: per esempio le difficoltà di salute, la sofferenza per la perdita di persone care, limiti naturali che ci condizionano, incomprensioni famigliari, ecc… anche attraverso questi  pesi   dobbiamo camminare verso Gesù, aiutiamoci a vederli alla luce della libertà di Cristo, della consolazione della fede e  venendo incontro concretamente a chi possiamo aiutare. Fa parte della libertà dell’amore andare  incontro con delicatezza a chi è accanto a noi soffre.

La libertà consiste proprio in questo, essere liberi di fare del bene, di farlo bene, e di fare il più bene possibile, illuminati dalla fantasia dello Spirito Santo.

Come vedete  questi capitoli ci danno degli ottimi spunti per vivere l’estate imminente, usiamo il maggior tempo che abbiamo a disposizione anche  per trovarci insieme, per cercare insieme le cose migliori che danno senso alla nostra vita, con fantasia e libertà.  Ciò che conta, dice San Paolo, è “Essere nuova creatura ” (v.15).

A conclusione riporto alcune frasi di fratel Arturo Paoli* tratte da una intervista dove gli chiedevano come salvarci dalla cappa di angoscia che ci rende tristi e pesanti nel nostro mondo opulento. La sua risposta è  in sintonia con ciò che dice San Paolo. “Mi viene in mente un discorso di Gesù: se vuoi salvare la tua anima devi perderla. E’ un consiglio radicale: vuoi liberarti dall’angoscia? Libera, perdi la tua anima così l’angoscia non saprà dove posarsi. Ebbene , io ho trovato, vivendo un mezzo ai poveri di aver perduto l’anima. Sembra un paradosso: tu perdi la tua angoscia personale caricandoti di molta altre preoccupazioni, di molte altre angosce. Ma i poveri non ti danno solo i loro problemi: ti danno anche la speranza, ti danno la gioia di vivere, ti danno l’amore verso gli altri. E quindi ad un certo punto ti accorgi che il tuo “io” non ti preoccupa più, si è perduto, non lo trovi più. E’ è questo che vorrei proporre: noi non potremo mai essere felici vivendo nella nostra solitudine, frugando nel nostro io, cercando di accontentare il nostro io. Così non troveremo mai la felicità, mai. Esiste un solo cammino, quello che ci ha indicato Gesù: è quello di accorgerti, nella tua vita dell’altro che ha bisogno di te, dell’altro che, magari senza parlare guardandoti con il tuo volto implora il tuo aiuto. Quanto più entreremo nel dolore degli altri, quanto più assumeremo il dolore degli altri, tanto più il nostro piccolo dolore sparirà e sentiremo come è bello vivere quando si ama, quando la vita non è più nostra…  l’unica missione umana… è quella di portare l’amore nel mondo. (da leggerezza “Incontro con Arturo Paoli” ed. Romena).

Gesù ci dona la gioiosa libertà di amare!

Alcune domande:

  • Cosa penso di ciò che San Paolo scrive sulla libertà? Cos’è per me la libertà?
  • Cosa prevedo di fare durante il tempo estivo? Raccontiamoci…..
  • Quale spazio voglio dare alla preghiera, alla lettura positiva (quali?), alla famiglia?
  • Possiamo trovarci insieme. (come e quando?)

                     Buona preghiera!         

  1. Alberto

Cossato, 4 giugno   2019

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*don Arturo Paoli lascia il suo incarico di assistente nazionale dell’Azione Cattolica nei primi anni del dopoguerra per farsi piccolo fratello di Charles de  Foucauld  e dedica la sua vita ai poveri, agli emarginati, alle vittime di ingiustizia nei paesi dell’America latina, dall’ ’Argentina, al  Venezuela,  al Brasile, dove è stato per 50 anni, condividendo la vita delle favelas. L’ultimo tratto della sua vita lo ha percorso a Lucca, sua città natale, dove a 95 anni apre una nuova comunità. Muore il 13 luglio 2015 a 102 anni.