Insegnamento cellule n° 8

   La Pentecoste   (At. 2,1-13)

 

Carissimi/e,

mediteremo questa sera sull’avvenimento della Pentecoste che segna l’inizio della Chiesa e in qualche modo ne riassume il mandato e la storia. Lo Spirito trasforma un gruppo di persone impaurite, chiuse nel Cenacolo,  in  testimoni coraggiosi e consapevoli. Ogni comunità cristiana vede in quell’ avvenimento il proprio inizio e la dinamica profonda sin dalla sua vita. Le  premesse perché Dio doni l’abbondanza del suo Spirito sembrano essere due: la preghiera, “Erano assidui e concordi nella preghiera” (at. 1,14) e lo stare insieme, “Si trovano tutti insieme nello stesso luogo” (At. 2,1). Indicazioni molto significative anche per noi  oggi.

Prendiamo il testo e leggiamolo attentamente

 

Venne all’improvviso dal cielo  ….” (v. 2,2)

Luca descrive la venuta dello Spirito, utilizzando i simboli classici che accompagnano l’azione di Dio: il vento, il terremoto, il fuoco. C’è qui però un simbolo in più: le lingue che si dividono e che si posano su ciascuno dei presenti.

Lo Spirito raffigurato dalle lingue di fuoco non è donato ad alcuni,  ma a tutta la Comunità, idea questa che Pietro applicherà nel suo discorso, citando il Profeta Gioele: “effonderò  il mio Spirito su ogni persona” (2,17). Lo Spirito spalanca il piccolo gruppo e lo mette in cammino. Sempre però in un cammino di comunione, mai di dispersione. Infatti lo Spirito punta sempre in direzione della comunione.

Il piccolo gruppo esce dal Cenacolo ed entra nel mondo per costruire una comunità più grande. Lo Spirito apre i discepoli sul mondo, dà loro il coraggio di proporsi in pubblico e di raccontare davanti a tutti le  grandi opere di Dio. E’ questo il compito prioritario della Chiesa: un annuncio coraggioso, pubblico, che si qualifica per quattro caratteristiche.        -Anzitutto si tratta di un annuncio comunitario: è la Comunità tutta intera che si propone pubblicamente. Anche Pietro quando proclamerà la parola lo farà a nome di tutti, circondato dal gruppo degli undici: “Levatosi in piedi con gli altri undici” annota Luca (2,14).

– Si tratta poi di un annunzio che ha come centro il racconto di Gesù, crocifisso e risorto, persona, parola e gesti. Il discorso che segue di Pietro lo testimonia chiaramente:” Uomini di Israele ascoltate queste parole,  Gesù di Nazareth… “(At. 2,22).

-In terzo luogo la Chiesa deve sapere che il suo annunzio susciterà reazioni opposte, incontrerà il consenso e dissenso, lo Spirito rende efficace l’annuncio ma non lo sottrae alla discussione: “Alcuni erano stupiti e perplessi… altri ridevano”.  I segni dello Spirito, esigono per essere colti all’apertura della fede.

– L’annuncio deve essere ed è la quarta nota, universale. “Cominciarono a parlare in altre lingue” (v.4). Già la tradizione giudaica suggeriva che sul Sinai la voce di Dio si divise in più lingue,  precisamente in settanta lingue, perché tutte le nazioni  potessero comprendere. Luca utilizza il simbolo delle diverse lingue di fuoco per sottolineare il compito di unità e di universalità a cui la Chiesa è chiamata. L’universalità e l’  ecumenismo sono i primi segni dello Spirito di Dio. Per suggerire la stessa idea, Luca, nota come la folla accorsa era composta di uomini di tutte le nazionalità, accorrevano uomini venuti da tutte le nazione che sono sotto il cielo.

 

E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa  ….” (v. 8)

Lo Spirito non si lega ad una lingua o ad una cultura particolare, ma le accetta tutte e si esprime attraverso tutte, si fa capire da tutte. Gli uomini non devono abbandonare le loro lingue, ne le loro tradizioni, per farsi cristiani: l’unità dello Spirito è più profonda e non costringe l’uomo ad abbandonare il modo in cui è cresciuto. Con la venuta dello Spirito e la nascita della comunità inizia in seno all’umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia iniziata a Babele dove gli uomini parlavano la stessa lingua e volevano costruire un’unica città, ma in modo indipendente da Dio. Ma non si compresero più e si divisero spargendosi in tutta la terra.   A Babele c’è stato lo sfascio  dell’unità della famiglia umana, la disgregazione, ciascun popolo un proprio cammino, un popolo contro l’altro…

A Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono. La comunione torna ad essere possibile, perché il protagonista è lo Spirito. Ci troviamo di fronte ad  indicazioni essenziali per la Chiesa di ogni tempo: Il compito che lo Spirto le affida è di imprimere nella storia umana un movimento di riunificazione aiutando in  tutti i modi gli uomini a ritrovarsi.

Il protagonista è lo Spirito di Dio e la riunione dovrà essere nella libertà e nell’amore attorno a Dio. “Lì  udiamo pronunciare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

(Commento tratto da  Atti degli apostoli di Bruno Maggioni pag 48-53).

 

Le quattro indicazioni che Maggioni evidenzia nel brano di Luca della Pentecoste, valgono sia per la Chiesa universale ma anche per le singole Comunità Cristiane, le Parrocchie, le Cellule. Nel nostro territorio pur parlando la stessa lingua abbiamo spesso modi di vivere e di pensare molto differenti e  pur sapendo che il Vangelo incontra scetticismo ed anche ostilità, occorre annunziare a tutti Gesù. Il linguaggio universale dello Spirito Santo che non è fatto di parole è il linguaggio dell’amore che si concretizza vivendo in modo coerente con i propri doveri ed altruista, attento alle persone e preoccupato del vero bene di tutti:  il linguaggio dell’amore. E’ lo Spirito Santo che ci rende capaci di parlare questa lingua che è capace  di trasformare la vita degli uomini e di renderci costruttori di unità e di relazioni nuove. Invochiamo allora lo Spirito Santo, sia lui a guidarci in un impresa che ci pare impossibile, quella di moltiplicare esperienze  di vera Chiesa con i nostri vicini di casa, di quartiere, di lavoro.

 

 

Alcune domande:

  • Pregare e stare insieme,  le due premesse della Pentecoste, in che modo noi viviamo  questi aspetti importanti della vita cristiana che ci aprono al dono dello Spirito?
  • Diversi di noi sono giunti alle cellule grazie alla spiritualità del Rinnovamento, quali sono le caratteristiche più belle che questo movimento ha donato alla Chiesa, proprio riscoprendo la presenza dello Spirito Santo nella vita del cristiano?
  • Come possiamo aiutare a fare esperienza di chiesa avendo come propulsore la nostra cellula? E come annunciare Gesù nei nostri ambienti?

 

Don Alberto

 

Cossato,   03 Maggio  2016

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