Insegnamento cellule n° 12 Ottobre 2018

 ”Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù   (Fil 2,5)

 

Carissimi/e,

il versetto posto come titolo riassume bene il contenuto di questo secondo capitolo della lettera ai Filippesi, e  riassume anche il senso  di tutta la vita di Paolo e di quella che deve essere di ogni cristiano. Leggiamo allora insieme il capitolo secondo,   forse ci parrà un po’ lungo, almeno rispetto a come siamo abituati, ma è  importante innanzi tutto leggere il testo nella sua integralità. Di fronte alla Parola di Dio, dobbiamo saperci mettere in ascolto. Anche quando il testo ci pare un po’ lungo,  oppure scontato, che non ci dice  niente di più di quello che già sappiamo, in realtà se  facciamo scendere la Parola di Dio nel cuore,  essa   diventa bussola  di orientamento, forza per agire e lentamente fruttifica.

 

Prendiamo il testo della Lettera ai Filippesi cap. 2 e leggiamolo attentamente.

 

 

Rendete piena la mia gioia …” (v. 2)

Ammiriamo questo Apostolo la cui gioia, la cui consolazione, il cui scopo di vita è riposto nel bene spirituale dei fratelli e delle sorelle delle comunità da lui fondate. Sapere gioire del bene, del progresso spirituale è davvero un alto segno di maturità cristiana.

 

                                 “Ciascuno non cerchi l’interesse proprio…”   (v. 4)

E’ lo spirito con cui bisogna vivere la vita comunitaria! Dobbiamo lasciarci guidare dal bene comune, da ciò che produce bene per tutti, non dai propri interessi. Questo fa si che vengano eleminate rivalità e divisioni. “Ci preserva -come dice il Papa-, dal lasciarci trascinare dalla violenza che invade la vita sociale, perché la grazia smorza la vanità e rende possibile la mitezza del cuore…

Si evita la violenza verbale che distrugge e maltratta, perché non ci si ritiene degno di essere duri con gli altri  ma piuttosto li considera <<superiori a se stessi>>”  (Gaudete ed exsultate 116)

 

” Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù Cristo…” (v.  5)

Essere cristiani significa essere di Cristo. Noi diventiamo figli di Dio nel Figlio Gesù. Questo vuol dire che noi realmente siamo figli di Dio nella misura in cui rispecchiamo gli stessi sentimenti, lo stesso modo di pensare, di comportarsi di Gesù. Il cammino della santità consiste proprio in questo, Dio ci accoglie come figli, ci ama come figli e noi nella nostra vita progressivamente dobbiamo vivere con gli stessi sentimenti di Gesù. In situazioni diverse, in luoghi diversi, in epoche diverse, con caratteristiche,  ciascuno le proprie,  dobbiamo crescere in questa figliolanza. Questo è il  progetto di Dio sulla Chiesa, sull’umanità, sul mondo intero. Attraverso di noi cristiani,  tutta l’umanità,  anzi tutta la creazione,  ritorna con l’abbraccio figliale al grande Padre da cui tutto è partito.

 

”Egli, pur essendo nella condizione di Dio, …” (v. 6)

Paolo riporta qui un inno cristologico in uso nelle prime comunità cristiane, forse nato nelle liturgie; esprime bene il  mistero di salvezza. Gesù pur essendo nella “condizione di Dio”:  alcuni esegeti dicono che la traduzione non vuol dire nonostante che ma proprio perché è nella condizione di Dio, penso che siano veri tutti e due i significati. Simone Weil, una mistica del nostro tempo dice che la distanza dell’uomo con Dio è una distanza inimmaginabile, è la distanza più grande,  perché dopo l’uomo non ci sono più creature intelligenti, non ci sono più persone. Solo  un amore infinito che poteva spingere Dio a scendere fino a noi, e noi abbiamo la possibilità di percorrere una strada di amore infinito per giungere fino a Lui.  Unire Dio e l’uomo, questo è un paradosso che solo l’amore  poteva realizzarlo.

 

 

                            ”Facendosi ubbidiente fino alla morte, alla morte di croce ….” (v. 8)

Davvero Dio è disceso “Assumendo la condizione di servo” (v.7) ma è sceso fino a morire in croce con due malfattori. La morte in croce è senz’altro la morte più terribile e umiliante che ci sia, sulla croce Gesù ha vissuto l’apparente fallimento totale nella sua missione, fino al tradimento, al rinnegamento, alla tortura… Dio è sceso fino alla condizione dell’ultimo uomo, proprio per dire  che vuole a tutti un bene infinito. Che non vuole nessuno escluso del suo amore, che tutti possiamo con lui fare un cammino verso la gioia e la pienezza di vita che è la condizione di Dio. Prendendo l’ultimo posto  Gesù si è fatto fratello di tutti e invita proprio tutti a camminare con Lui.

 

                                       ”Gesù Cristo è Signore … (v. 11)

L’esaltazione di Gesù e la signoria di Gesù consistono proprio in questo, offrire a ciascuno  di noi,   proprio a tutti, di trovare  la strada verso Dio, verso la gioia, la pienezza di vita. Gesù ci invita a camminare con lui, dopo che si è messo accanto a ciascuno di noi;  è una strada  dove dobbiamo imparare ad amare come lui ama, ad avere i suoi  stessi sentimenti.

Questo modo di comportarsi di Dio è così grande che è sempre novità “che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere. Ci conduce là dove si trova l’umanità più ferita e dove gli esseri umani al di sotto dell’apparenza della superficialità e del conformismo, continuano  a cercare la risposta  alla domanda sul senso della vita. Dio non ha paura! Non ha paura! Va sempre al di là dei nostri schemi e non   teme le periferie, Egli stesso si è fatto periferia,  per questo, se oseremo andare nelle periferie,  là lo troveremo: Lui sarà già là. Gesù ci precede nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima ottenebrata, Lui è già là.” (Gaudete ed exsultate 135)

 

                  ”Fate tutto senza mormorare  …  per essere irreprensibili …” (v. 14)

Il senso delle esortazioni di Paolo è proprio questo:  non dobbiamo rispondere agli altri a secondo di come gli altri si comportano con noi,  ma rispondere come Gesù si è comportato con noi. Questo è l’unico modo di uscire e far evolvere “una generazione malvagia e perversa” (v.15). Tutta la vita del cristiano deve essere improntata a questa logica che all’inizio pare molto dura, a volte impossibile, che ci fa perdere sempre e ci fa stimare dei cretini, ma invece è la logica vincente, è la logica che ci fa diventare figli di Dio, che permette a Dio di  fare di noi lo strumento per migliorare l’ambiente nel quale siamo inseriti.  Permette a Dio attraverso di noi di annunciare il mistero della salvezza non con le parole ma nei fatti, nella realtà,  e ”risplendere come astri nel mondo” (V. 15) tenendo salda la Parola di vita.

 

                   ”Spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo …” (v. 19)

Paolo conclude il capitolo tessendo l’elogio sia di Timoteo che di Epafrodito. Questo dimostra come  la via della santità è possibile,  che davvero cambia in profondità il cuore degli uomini  e lo fa diventare operatore di  salvezza. La Chiesa  è una grande comunità dove ciascuno può e deve apportare il suo contributo,  perché  insieme  dobbiamo camminare dietro a Gesù,  imparando da Lui a volerci bene.

 

Alcune domande:

  • “Avere gli stessi sentimenti di Cristo” è davvero per noi la ricerca fondamentale in cui consiste la vita cristiana?
  • Mi lascio interrogare da questo amore infinito di Dio che ha spinto il Verbo a scendere fino a noi? Questo  Dio spinge anche me ad andare verso chi soffre e a chi è alla periferia ?
  • Ho la chiarezza che rispondere secondo l’esempio di Gesù ai  comportamenti negativi del mio ambiente è il modo migliore per cooperare alla salvezza?

Buona preghiera

                                                                                                                                                                                                              don Alberto

Cossato, 2 ottobre 2018