Insegnamento Cellula n° 5

Non peccare più (Gv. 8,1-11)

Carissimi/e,

Buona sera e buona preghiera!

In preparazione alla Settimana Santa leggiamo ancora il Vangelo di domenica scorsa V di Quaresima. Vi proporrò alcune parti del commento a questo Vangelo sia di B. Maggioni che di E. Ronchi, che mi sembrano davvero belle. Siamo di fronte ad un fatto e non ad una parabola, un fatto   che rivela in concreto l’atteggiamento che Dio ha nei confronti di chi sbaglia e di chi accusa. Rivela il volto umano bellissimo di Cristo e la sua capacità di coniugare l’esigenza della legge con la concretezza della persona che ha davanti. L’atteggiamento di Gesù ci aiuta ad entrare nel mistero della sua passione-morte-e-risurrezione, mistero che celebreremo la prossima settimana. Prendiamo allora il testo e leggiamolo attentamente.

 

Ora Mosè, nella legge….” (v. 5)

Il libro del Levitico (20,10) e il libro del Deuteronomio (22,22) prescrivevano che l’adulterio fosse punito con la morte per lapidazione. Questo offre agli scribi l’occasione per mettere alla prova Gesù. Si noti anzitutto il fatto che gli scribi non ricorrono a Gesù con sincerità di cuore, ma per metterlo alla prova. Lo sanno amico di peccatori e pubblicani, pronto al perdono: perdonerà anche l’adultera , rifiutandosi di applicare la legge di Mose? In tal caso si potrà formulare contro di lui un’accusa precisa e procedere di conseguenza. Costoro, dunque, non cercano la verità. Hanno già condannato Gesù: cercano soltanto un appiglio giuridico per potere eseguire la condanna.

Il passo evangelico è un racconto semplice, breve e denso. Ma pieno di sorprese. Al centro del gruppo, quasi fosse il personaggio principale, sta una donna colta in adulterio. Ci aspetteremmo un discorso sul peccato, sulla sua gravità e sulla conversione. E invece è diverso.

Gesù sembra dapprima non voler rispondere alla domanda degli scribi. Si comporta come se essi, i tentatori, non esistessero: scrive con un dito per terra. Non sono persone da ascoltare: non sono in cerca della verità, ma di una giustificazione. Alla loro insistenza, Gesù risponde ponendo il problema in termini completamente diversi e insospettati: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Gesù non nega il giudizio di Dio, ma vuole che ciascuno lo rivolga contro se stesso (B. Maggioni Al pozzo della parola anno C ed. Ancora)

 

                                        “Chi di voi è senza peccato, getti….” (v.7)

Se ne andarono tutti cominciando dagli anziani. E’ calato il silenzio, Gesù rimane solo con la donna e si alza, con un gesto bellissimo! Si alza davanti alla adultera, come ci si alza davanti ad una persona attesa e importante. Si alza in piedi, con il rispetto dovuto a una presenza regale, si alza per esserle più vicino, nella prossimità, occhi negli occhi, e le parla. Nessuno le aveva parlato prima. Lei e la sua storia, lei e il suo intimo tormento non interessavano. E la chiama Donna con il nome che ha usato per sua Madre. Non è più l’adultera, la trascinata è la donna. Gesù adesso si immerge nell’unicità di quella donna, nell’intimo di quell’anima. Ed è soltanto così che anche noi possiamo trovare l’equilibrio tra la regola e la compassione. Immergendoci nella concretezza di un volto e di una storia, non in un’idea o una norma. Imparando dall’intimità e dalla fragilità, maestre di umanità

 

                                     “Donna dove sono? ….” (v.10)

Nessuno ti ha condannata? Dove sono quelli che sanno solo lapidare e seppellire di pietre? Non qui devono stare. Il Signore non sopporta gli ipocriti, quelli delle maschere, del cuore doppio, i commedianti della fede; e poi accusatori e giudici. Vuole che scompaiano. Come sono scomparsi quel giorno, così devono scomparire dal cerchio dei suoi amici, dai cortili dei templi, dalle navate delle chiese, dalle stanza del potere. Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno. Gesù adesso scrive non più per terra ma nel cuore di quella donna, e la parola che scrive è: futuro. E la donna di colpo appartiene al suo futuro, alle persone che amerà, ai sogni che farà. Il perdono di Dio è un atto creativo: apre sentieri, ti rimette sulla strada giusta, fa compiere un passo in avanti, spalanca futuro. Non è un colpo di spugna sugli errori del passato, ma è di più, un colpo d’ala verso il domani, un colpo di vento nelle vele della mia barca.

                                      “Non peccare più ….” (v.11)

Va e d’ora in poi non peccare più: risuonano le sei parole che bastano a cambiare la vita! Gli altri uccidono, lui indica passi; gli altri coprono di pietre, lui insegna sentieri. E d’ora in avanti… ciò che sta dietro non importa più. Il bene possibile domani conta più del male di ieri. Dio perdona come un creatore. Tante persone vivono in un ergastolo interiore, schiacciate da sensi di colpa per errori passati. Gesù apre le porte delle nostre prigioni, smonta patiboli su cui trasciniamo noi stessi e gli altri. Lui sa bene che solo uomini e donne liberati e perdonati possono seminare libertà e pace. Dice a quella donna: Esci dal tuo passato. Tu non sei l’adultera di questa notte, ma la donna capace ancora di amare, di amare bene. E di conoscere più a fondo di tutti il cuore di Dio. (E. Ronchi “Avvenire 10/03”)

 

Futuro è anche la parola che Gesù scrive nel mio cuore qualunque siano gli sbagli che mi porto dietro e qualunque siano gli anni del mio calendario. C’è una novità di vita che Gesù porta nel nostro cuore, una possibilità di futuro significativo anche se siamo anziani. Questa parola e questo futuro ci è donato proprio dal mistero della passione e morte del signore Gesù. La prossima settimana è una settimana particolare: la Settimana Santa. Troviamo del tempo per metterci di fronte alla croce di Cristo e porci la domanda più importante della vita: perché Dio mi ama così tanto e come posso rispondere a quell’Amore?

 

Alcune domande:

  • Quali sono gli atteggiamenti comuni e spontanei di fronte a chi sbaglia? Confrontiamoli con l’atteggiamento di Gesù.
  • Come ridare dignità e futuro a chi ha sbagliato, a chi è stato in carcere… abbiamo presenti situazioni concrete?
  • Come diventare strumenti di misericordia e riconciliazione all’interno delle nostre famiglie e degli altri luoghi in cui viviamo?

 

Don Alberto

 

Cossato, 15 Marzo 2016

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