S.Virgilio – I DOMENICA DI AVVENTO

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Prima Domenica di Avvento

 

Il Cristo che viene nella gloria alla fine dei tempi è il nuovo cielo e la nuova terra che Dio ha preparato per i giusti. Ce lo ricorda lo splendido affresco realizzato da Giusto de’ Menabuoi nell’ultimo quarto del XIV secolo nel Battistero di Padova. La figura imponente del Cristo Pantocratore circondato dalle schiere degli angeli e dei santi domina l’intera scena. Cristo è rivestito di una tunica rossa e ricoperto da un mantello azzurro intenso, lo stesso colore che avvolge la figura della Vergine Maria è la Chiesa glorificata – posta immediatamente sotto l’immagine maestosa del Cristo. Questi è il cielo stesso che si apre e si spalanca per accogliere i giusti. Non c’è spazio neppure per l’azzurro del cielo e per le nuvole poiché ormai il Signore della storia, principio e fine di tutte le cose, riempie con la sua gloria l’universo intero. Per la sua presenza non c’è più bisogno della luce del sole né della luce della luna, perché lui stesso è la luce che illumina ogni cosa.

Lo stesso paradiso di cui ci parla il libro di Genesi è un’immagine velata di Cristo nel quale “tutto è stato creato” e nel quale “tutto sussiste”. Nel suo corpo glorificato appare finalmente il nuovo tempio, il vero tempio di Dio, secondo le parole dello stesso Gesà il quale parla del suo corpo come del tempio che verrà edificato nel mistero pasquale della sua morte e risurrezione. Cristo è la Città stabile, e i credenti mediante il battesimo sono divenuti pietre vive edificate sul fondamento degli apostoli e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. Su di lui ogni costruzione cresce ben ordinata per formare il tempio santo di Dio. Già al presente ha inizio l’edificazione di quel tempio che sarà completo solo alla fine, alla venuta finale di Cristo. La nuova Gerusalemme è dunque costituita dal Signore glorificato e da coloro che gli appartengono.

La vita cristiana, iniziata nelle acque del battesimo, nutrita dall’Eucarestia e dalla grazia dei sacramenti, educata dalla Parola di salvezza e modellata dalla carità fraterna, tende verso la pienezza in Cristo ed è alimentata dalla speranza che quanto è avvenuto nel Capo si compia pure nelle sue membra e che all’immagine dell’uomo di terra segua l’immagine dell’uomo celeste. Con lo sguardo fisso su Cristo il quale assicura la sua Chiesa con le parole: «Sì, verrò presto!», il cristiano fa memoria del mistero del Natale sforzandosi di “raggiungere la vita eterna”. «Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell’ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo e la nascita di un mondo nuovo» (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi Battesimali, 15.3).

 

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San Virgilio (Vigilio’) di Salisburgo

Vescovo

Irlandese d’origine, Virgilio svolse gran parte della sua attività in Carinzia, a Salisburgo, come vescovo, chiamatovi da Pipino il Breve con il compito di evangelizzare e pacificare il ducato di Baviera da poco conquistato. Nella terra natale Virgilio aveva fatto esperienza monacale fino a giungere alla carica di abate in un importante monastero.

Vita 597 Nonostante fosse uomo provvisto di grande cultura teologica e scientifica, la sua elezione a vescovo non trovò il consenso di san Bonifacio, legato papale in Germania, ma solo perché l’imperatore non aveva avuto l’accortezza di consultarlo. Comunque, non fu solo questo l’unico motivo di attrito tra Bonifacio e Virgilio: li dividevano anche diverse concezioni scientifiche in campo cosmologico, con implicazioni nel versante dottrinale. Redarguito da papa Zaccaria, Virgilio obbedì con umiltà, abbandonò le dispute teologiche dedicandosi con zelo all’organizzazione della sua diocesi. Fu instancabile nell’educazione religiosa del popolo e nell’assistenza ai poveri. Nel 774 inaugurò la prima cattedrale della città, nella quale trasferì le reliquie del primo vescovo, san Ruperto.

Oltre a ciò, curò la fondazione di numerose abbazie (quella di San Candido ad esempio) estendendo la sua attività missionaria anche alla Stiria e alla Pannonia. Morì nel 784, ma solo nel 1233 venne ufficialmente riconosciuta la sua santità

 

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