Commento al Vangelo dell’Ascensione del Signore / C

 

Vangelo  Lc 24,46-53 Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo gior­no, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».       
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia

 

 

COM’E’ IL PARADISO?
Commento a cura di Wilma Chasseur

 

 Ascensione! A cosa vi fa pensare questa parola? Se lo chiedessimo a un bambino probabilmente ci direbbe all’ascensore, e non avrebbe tutti i torti, solo che in questo caso l’ASCENSORE, cioè colui che sale, è una persona e non una cosa, è Gesù stesso. A me che sono appassionata di astrofisica, l’Ascensione mi fa pensare che Gesù oltre alla morte, ha vinto una forza terrestre che mai nessuno riuscirà mai a vincere: la forza di gravità che ci tiene tutti incollati alla terra. Nessuno, per quanti progressi abbia fatto la scienza, è mai riuscito ad elevarsi da terra e salire al cielo col proprio corpo. Ma nella festa dell’Ascensione, vediamo anche un’altra cosa che nessuno ha mai vissuto: vediamo cioè il concludersi di una quarta tappa di vita di quaranta giorni sulla terra vissuta da Gesù dopo che era morto  sepolto e risorto.

Possiamo quindi riassumere la sua vita in queste quattro tappe: trent’anni di vita nascosta a Nazaret, tre anni di vita pubblica, tre giorni di vita sofferente e infine quaranta giorni di vita gloriosa. E poi disse che era meglio che se ne andasse per poterci mandare il Consolatore, cioè lo Spirito Santo. E andò a sedersi alla destra del Padre. Quindi quale delle Persone della SS.ma Trinità è ora sulla terra? E’ lo Spirito Santo perché il Figlio e il Padre sono in Cielo. Ma com’è il Paradiso?

 

  • Una bella storia

 

Eccovi ora una bella storia, raccontata da Padre Cantalamessa, che ci spiega com’è il Paradiso.

In un monastero medievale vivevano due monaci legati tra loro da profonda amicizia. Uno si chiamava Rufo e l’altro Rufino. In tutte le ore libere non facevano che cercare di immaginare e descrivere come sarebbe stata la vita eterna nella Gerusalemme celeste. Rufo che era un capomastro se l’immaginava come una città con porte d’oro, tempestata di pietre preziose; Rufino che era organista, la immaginava tutta risonante di celesti melodie. Alla fine fecero un patto: quello di loro che sarebbe morto per primo sarebbe tornato la notte successiva, per assicurare l’amico che le cose stavano proprio come le avevano immaginate. Sarebbe bastata una parola: se era come avevano pensato avrebbe detto: taliter (tale e quale); se era diversa avrebbe detto: aliter (diversa).

  • Taliter o aliter?

 

Una sera, mentre era all’organo il cuore di Rufino si fermò. Rufo attese per mesi e finalmente, nell’anniversario della morte, ecco che in un alone di luce entra nella sua cella Rufino. Vedendo che tace, è lui a chiedergli, sicuro della risposta affermativa: taliter? “È così, vero?” Ma l’amico scuote il capo in segno negativo. Disperato, grida allora: aliter? “È diverso?” Di nuovo un segno negativo del capo. E finalmente dalle labbra chiuse dell’amico escono, come in un soffio, due parole: Totaliter aliter: è tutt’un’altra cosa! Rufo capisce in un lampo che il cielo è infinitamente di più di quello che avevano immaginato, che non si può descrivere, e di lì a poco muore anche lui, per il desiderio di raggiungerlo. Il fatto è una leggenda, ma il suo contenuto è quanto mai vero.
Un giorno, quando varcheremo le soglie della vita eterna, verranno spontanee alle labbra anche a noi quelle due parole: Totaliter aliter! È tutt’un’altra cosa! Lo auguro di cuore a me e a tutti voi.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

Il coraggio d’aver paura

 

Il grande coraggio lo si ottiene con un continuo ricominciare. Infatti coraggio non è non aver paura, ma andare avanti lo stesso.

(René Bazin)

                                                                       WILMA CHASSEUR

 

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