Commento al vangelo della XVIII Domenica del tempo ordinario

NON LASCIAMOCI RUBARE LA FEDE

Commento a cura
di Wilma Chasseur

 

Quale dei dieci lebbrosi torna indietro a ringraziare? Il samaritano, l’escluso, quello che è lontano. Ecco perché Gesù attraversa la Samaria, che di solito evitava come “zona pericolosa”. Perché tra i dieci lebbrosi guariti c’era anche un samaritano che, guarda caso, è l’unico che torna indietro a ringraziare.

 

  • Una delle più belle storie dell’Antico Testamento

Anche nella prima lettura vediamo uno straniero, Naaman il Siro, colpito da lebbra. E’ uno dei fatti  più belli della Bibbia: leggetelo per intero, quando avete un po’ di tempo. Questi era il comandante dell’esercito del re degli Aramei, ed era un personaggio molto autorevole e stimato, ma era lebbroso. Da una giovane ebrea, che era al suo servizio, seppe che in Israele c’era un profeta che avrebbe potuto guarirlo e Naaman  partì dalla Siria e si recò da lui con i suoi carri e cavalli. Il profeta era Eliseo che gli mandò a dire di andare a bagnarsi sette volte nel fiume Giordano e la sua carne sarebbe guarita. Naaman si infuriò dicendo: “Ma non ci sono abbastanza fiumi a Damasco da dover andare in Israele?” Mi viene in mente Giosuè che chiese ai suoi soldati di fare per sette giorni il giro delle mura di Gerico, dopo di che queste sarebbero crollate e loro avrebbero vinto la battaglia. E così iniziarono a girare, ma gira il primo giorno, gira il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto e http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa accade. Quei  soldati si saranno detti: “ma questo comandante è pazzo, cosa continua a farci girare, torniamocene a casa che è meglio”. E invece al settimo giorno dopo altri sette giri attorno alle mura, al suono delle trombe, le mura di Gerico crollarono. A cosa servirono tutti quei giri? Non tanto a far crollare le mura di Gerico quanto quelle della sfiducia in Dio e della mancanza di abbandono in Lui, dei soldati. Lo stesso accadde a Naaman: dopo aver avuto fiducia in ciò che il profeta Eliseo gli chiedeva ed essersi bagnato sette volte  nel Giordano, guarì. Il finale è commovente: Naaman volle portare con sé in Siria, un po’ di terra di Israele.

 

  • Quanti giri abbiamo fatto prima di arrivare al Giordano?

Quante volte anche a noi, il Signore ha chiesto questi sette giri (se non settanta…) prima di vedere il risultato? E quante volte abbiamo resistito prima di andare a quel “Giordano” che ci indicava? Ma quando finalmente ci siamo arresi e abbiamo obbedito, anche noi abbiamo visto i prodigi del suo amore. Solo la fede vince sempre. Ma quando otteniamo dobbiamo dimostrare gratitudine e riconoscenza. Cioè: dopo aver ricevuto una grazia, dobbiamo rimetterci in cammino per andare a ringraziare. In questo Vangelo solo uno si è rimesso in cammino: il samaritano, cioè lo straniero. Gli altri, forse perché erano ebrei, cioè di casa, consideravano la grazia come un dovuto e non si rimisero in cammino. Siamo forse anche noi come quei nove che non ripresero la strada per andare a ringraziare? O, peggio, siamo di quelli che non credono più ai miracoli?

 

  • Roba di altri tempi?

Ebbene i miracoli esistono ancora! Non sottostiamo a una certa mentalità dominante per la quale i miracoli sono roba di altri tempi; oggi la scienza e la tecnica li … avrebbero sostituiti. Non lasciamoci rubare la fede. Quale scienza riesce a guarire un uomo affetto da SLA?  Ebbene, il 26 settembre in un celebre santuario mariano, un uomo di 37 anni costretto a vivere su una carrozzella e ad usare il respiratore di notte, guarì improvvisamente da quella sclerosi. L’ha testimoniato il suo parroco che l’aveva accompagnato: ad un certo punto l’ha visto alzarsi e mettersi a camminare con gli altri pellegrini. Ecco il potere della fede e la controprova che “Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre” e opera ancora miracoli. Siamo nell’anno della Misericordia: prima che si concluda chiediamo la fede carismatica per testimoniare che Cristo è vivo oggi e vuole rinnovare i prodigi del suo amore per ognuno di noi.

WILMA CHASSEUR

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

Cosa significa avere fede?

 

Significa essere come quell’uccellino che sente il ramo tremare sotto di sé, ma non ha paura perché sa di avere le ali. La fede e la fiducia in Dio sono le due ali che ci fanno superare ogni timore.

 

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