Commento al Vangelo della XV Domenica del tempo ordinario

CRISTIANI PART TIME?

Un maestro della legge si alza per mettere alla prova il Maestro dei maestri. Gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna, non perché gli interessi realmente la vita eterna, ma per tendere un tranello a Gesù che, come sempre si rivela il maestro dei maestri e gli risponde con un’altra domanda: cioè fa dare allo scriba la risposta e, da ottimo pedagogo, lo loda anche per la risposta giusta che ha dato. Infatti ha citato i due massimi comandamenti, cioè  amare Dio più di tutto e il prossimo come sé stesso. E così, implicitamente, Gesù gli dice che i comandamenti da osservare sono due, non 613 come insegnavano loro che avevano spezzettato i dieci comandamenti in 613 precetti, spaccando il capello in quattro.

  • Il prossimo? E chi è?

Ma, non contento della risposta, lo scriba gli chiede ancora chi è il prossimo. E Gesù gli dice che è un samaritano. Apriti cielo! I Samaritani erano odiati dai farisei perché considerati razza impura, cioè un incrocio tra ebrei e pagani, razza mista ed evitavano accuratamente di incontrarli. Piuttosto che attraversare la Samaria col rischio di incontrare un samaritano, preferivano allungare di molto la strada, passando per la Transgiordania. In una polemica tra giudei accusano addirittura Gesù di essere un samaritano, massima offesa per un giudeo. La Samaria situata tra la Giudea e la Galilea era considerata terra di predoni, zona pericolosa, assolutamente da evitare. Simbolicamente in questa depressione di mille metri vi si può ravvisare l’umanità decaduta. E in quell’uomo soccorso dal buon samaritano vi si può vedere l’umanità che ha perso i doni preternaturali e soprannaturali, percossa, tentata e lasciata mezza morta.

Quindi Gesù, fa ammettere al dottore della legge che il prossimo di quel malcapitato è stato proprio il samaritano e gli fa riconoscere che colui che loro consideravano il peggiore è stato il migliore di tutti. Egli boccia clamorosamente la loro religiosità che è solo osservanza di una legge a scapito dell’uomo e addita loro come modello il samaritano che sa rinunciare alla sua meta e allo scopo del suo viaggio per fermarsi a soccorrere il ferito. Il più lontano diventa così il più vicino.

Se anche noi abbiamo questa religiosità della sola osservanza di qualche precetto, saremo bocciati clamorosamente dal Maestro. Non possiamo essere cristiani part time come dice il Papa, ma dobbiamo avere un cuore che si impietosisce e che ama sempre, non solo ogni tanto.

  • Malati di sclerocardia

Questo Vangelo unifica  veramente la nostra vita eliminando ogni dualismo. Infatti il massimo comandamento non dice: Amerai il Signore tuo Dio con un po’ di anima, un po’ di cuore e un po’ di forze, mentre con l’altro po’ amerai il prossimo. Se così fosse dovremmo dividere il nostro cuore e le nostre forze e darle metà a Dio e l’altra metà al prossimo. Ma  ci dice invece che dobbiamo occuparci ad amare Dio con tutto noi stessi, perché solo così ameremo veramente il prossimo in quanto lo ameremo con lo stesso amore di Dio che circola in noi. E solo così ameremo “come Io vi ho amato”. Abbandonati al solo amore naturale, siamo capaci di amare il prossimo al massimo finché ci è simpatico e poi stop! Siamo eterni malati di cuore, di sclerocardia, sindrome che significa: duri di cuore.

Ma “chi è il mio prossimo” chiedeva il dottore della legge. E’ l’uomo tout court. Ogni uomo e preferibilmente quello prossimo, cioè quello  vicino, quello di cui vedo i limiti, quello che incontro (e con cui magari anche mi scontro…) ogni giorno. E’ qui che la nostra capacità di amare deve esercitarsi, affinarsi e misurarsi. Ed è qui che abbiamo bisogno di sperimentare l’amore di Dio che ricrea e alimenta ogni giorno la nostra capacità di amare.

Scendi fino in fondo alla pietra dei nostri cuori induriti o Signore, e trasformali in compassione.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

Sappiamo contare i nostri giorni e avere la sapienza del cuore?

Ebbene, prima che nascessero i monti e la terra, Dio li stava già contando. Ma chiedendo a Lui di insegnarci a contarli, giungeremo anche alla sapienza del cuore.

“Gli anni della nostra vita sono settanta,

ottanta per i più robusti,

ma quasi tutti sono fatica e dolore:

passano presto e noi ci dileguiamo.

Insegnaci a contare i nostri giorni

e giungeremo alla sapienza del cuore”.  (salmo 89)

 

                                                                                              WILMA CHASSEUR

 

Domande

1)Chi si alzò per mettere alla prova Gesù?

2)Cosa gli chiese?

3) Cosa rispose Gesù?

 

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