Commento al Vangelo della XIII domenica del tempo ordinario

L’ORA DEL PADRE
commento a cura di Wilma Chasseur

 

Prima lettura: Eliseo riceve il mantello di Elia, simbolo della sua personalità e dei suoi carismi. E della sua missione profetica. Anche chi vuole seguire Gesù deve spogliarsi del mantello della propria volontà e rivestirsi di quella divina.

Vangelo: “Mentre si stavano compiendo i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo…” Anche Gesù ha avuto un tempo ben preciso entro il quale svolgere la Sua missione. Un tempo che durò 33 anni e si concluse con l’Ascensione al Cielo. Il termine della Sua vita sulla Terra, non è stata la morte e nemmeno la Risurrezione, ma l’Ascensione. Solo allora la Sua missione è veramente e totalmente compiuta e Gesù esce dalla scena di questo mondo come Signore e padrone assoluto della sua vita. Non schiacciato dalla morte, non rinchiuso nel sepolcro, ma detentore Lui stesso del suo destino. Non esce da questa vita morto, come accadrà a tutti noi, ma vivo. Anzi è il VIVENTE che si eleva in alto per forza propria ed esce così da questa condizione temporale per entrare in quella eterna. E’ quella la partenza definitiva di Gesù, non solo dal tempo, ma anche dallo spazio.

 

  • Un disegno eterno

Ciò che mi colpisce in questo brano è che sulla vita di Gesù -come su quella di ognuno di noi- c’è un progetto preciso di DIO, fissato nel tempo e nello spazio, i cui limiti sono fissati da tutta l’eternità e sono invalicabili. Qui vediamo il compiersi dei giorni di Gesù e anche per ognuno di noi ci sarà un compimento dei nostri giorni, e nessuno potrà aggiungervi neanche un secondo. L’ora stabilita dal Padre, scoccherà con precisione assoluta. A ognuno è stato fissato un tempo e uno spazio entro cui svolgere il proprio compito e corrispondere alla volontà di DIO, finito il quale non ci sarà nessuna possibilità di ricominciare. Tutto si gioca qui ed ora. La reincarnazione non esiste per nessuno, neanche e tanto meno per coloro che ci credono (e anche tanti cristiani simpatizzano per questa teoria). E’ solo un modo per evadere dalla responsabilità e dalla presa di coscienza che la nostra vita ha una densità incredibile e una portata eterna.

 

  • Decidersi per Dio

Dobbiamo deciderci per DIO, qui ed ora; dobbiamo prendere la strada giusta adesso perché non ci sarà un’altra vita per farlo. Dobbiamo rispondere oggi alle esigenze della chiamata, e i testi di oggi ci dimostrano quanto siano reali, impegnative e difficili queste esigenze! Ed anche personali, dove ognuno deve impegnarsi in prima persona. Altro che quel che si dice oggi, che il Vangelo consisterebbe solo nella costruzione di un mondo migliore, senza scelte personali e a volte laceranti da fare, in risposta ad un Amore assoluto che non ammette esitazioni, ripensamenti, doppie appartenenze e inutili guardarsi indietro. Dio dà tutto, ma chiede anche tutto, soprattutto chiede fiducia incrollabile in Lui, e in Lui solo, senza “posare il capo” in altre sicurezze. Dio chiede tutto,ma non prende tutto. Ad Abramo aveva chiesto il figlio e poi gliel’ha lasciato. Ma gliel’ha lasciato quando ha visto che era disposto a darglielo. Dio ci chiede questi salti nel vuoto, che sono poi salti in Lui, ma se rifiutiamo il salto nel vuoto non sapremo mai che in fondo c’era Lui ad aspettarci e non il vuoto.

 

Il salto in alto

I Santi sono veri e propri acrobati dello spirito, quelli che  hanno realizzano il salto in alto più perfetto perché hanno trovato il loro punto d’appoggio al soffitto e non più sul pavimento; hanno realizzato il rovesciamento totale di prospettiva e d’equilibrio e si aspettano tutto dall’Alto. Ma così hanno fatto l’esperienza di una pienezza di vita incredibile, perché era la stessa vita di Dio che fluiva in loro. Ma anche noi, nel nostro piccolo, se siamo fedeli al Signore, possiamo uscire dal grigiore di un’esistenza mediocre e insipida, per diventare piccole lampade ardenti e irradianti luce e calore tutt’intorno.

WILMA CHASSEUR

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

Cosa fare per vincere timori e tremori?

 

“Chi prega è come il passerotto che sente tremare il ramo sotto di sé, ma continua a cantare perché sa di avere le ali”. (P. Pellegrino)

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