Commento al Vangelo della XIII° Domenica del Tempo Ordinario

VUOI FIORIRE? RINUNCIA!
commento di Wilma Chasseur

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Siamo di nuovo alle prese con le tremende esigenze della chiamata, e soprattutto con un difficilissimo punto chiave, di cui nessuno vuol più sentir parlare: la rinuncia, anche alla propria vita se occorre: “Chi avrà perduto la propria vita per causa mia la troverà”.

 

  • Un solo comandamento

La stessa storia della Salvezza inizia con un invito alla rinuncia: “Di tutti gli alberi del giardino potrai mangiare, ma di quello che è in mezzo no, altrimenti morrai”. Era l’unico comandamento! Se avessero saputo osservarlo, non ci sarebbe stato bisogno di istituirne altri, ma con la trasgressione sono aumentati pure i comandamenti, e anche ora vediamo che  più l’uomo trasgredisce, più aumentano le leggi. E la vita si complica sempre più proprio perché l’uomo non è capace di rinunciare al male.

Ma perché la rinuncia a cose  legittime, doverose, salutari e convenienti ? Questa, per me, è la prova più certa e anche più bella dell’esistenza di Dio. E non solo della Sua esistenza, ma anche e soprattutto del  Suo amore; infatti se non fossimo destinati alla Gloria e non fossimo chiamati alla comunione con Lui fin da quaggiù, non ci sarebbe proprio nessuna rinuncia da fare. E’ per far posto al “di più” che rinunciamo al “di meno” e allora la rinuncia  diventa una vera e propria beatitudine.

 

  • Cosa vuole Dio da te?

“Cosa vuole Dio da me?” Te lo sarai chiesto tante volte. Ebbene, Dio da te vuole … te! Nientemeno! Ecco perché ci chiede di rinunciare a tutto ciò che ingombra il nostro cuore. Questo cuore Lui, vuole riempirlo di Sé stesso. “Apri la bocca, la voglio riempire” (Salmo 81). Sì, apri la bocca, o il cuore o la mano, che il frutto della Gloria, Io te lo voglio dare (dice Dio), ma guai se la richiudi, perché richiudendola prenderesti solo del finito, mentre Io sono l’infinito. L’unica cosa che Io non ti posso dare, è quella che tu ti vuoi prendere per rapina. Rinunciare significa non richiudere la mano, ma rimanere a mani e cuore aperto, come un povero mendicante che sa che può solo ricevere. Mentre chiudere la mano  sul frutto, vuol dire appropriarsi di cose finite e limitate mentre Dio vuole darci nientemeno che Sé stesso.

 

  • L’artrosi dell’anima

Noi siamo fatti di intelligenza e volontà. Ora, la definizione filosofica dell’intelligenza è di essere appetito della verità, e quella della volontà è di essere appetito del bene e del massimo bene che è DIO. Ma dopo il peccato originale e ogni altro peccato, queste facoltà spirituali, hanno perso il loro orientamento naturale verso l’alto e si sono ripiegate verso il basso  di modo che, invece di appetito di Dio, sono diventate appetito di potere, denaro, dominio ecc. ciò che S. Anselmo definisce la “natura curva”. Abbiamo l’artrosi dell’anima. La rinuncia a questi attaccamenti, è proprio quella che ci permette di  ridiventare appetito del bene, e di ritrovare la signoria su noi stessi e liberarci dalla schiavitù delle cose. Quindi la rinuncia è una vera e propria beatitudine perché ci rende di nuovo capaci di volere Dio, raddrizzando la nostra natura curva  e orientandola  verso di Lui.

Oggi il concetto di rinuncia per Dio è quasi totalmente scomparso, ma esiste in altri ambiti: quello dello sport per esempio che comporta faticosi allenamenti, o quello della “linea” che comporta diete su diete … eppure si affrontano allegramente, o quasi .Se si facessero per Dio, i sacrifici che si fanno per il “look” o per il pallone, avremmo un mondo pieno di santi….

Solo rinunciando a ciò che si oppone alla volontà di Dio, saremo perfettamente liberi e in più faremo l’esperienza che Egli non si lascia mai vincere in generosità e ci dà il centuplo fin da quaggiù.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

Fiorire ad ogni alba

 

“Con gli occhi nel sole, ad ogni alba io so che rinunciare per Te è uguale a fiorire”.

(Marina Marcolini)

 

                                                                                              WILMA CHASSEUR

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