Commento al Vangelo della III° Domenica di Pasqua

CHI ERA L’ALTRO?
Commento a cura di Wilma Chasseur

3° Domenica di pasqua

 

Due uomini percorrono la strada che va verso Emmaus: forse tornano al loro paese dopo aver assistito ai fatti tragici appena accaduti a Gerusalemme. Coi piedi danno calci alle pietre, nel cuore hanno il buio pesto e nella mente solo più un “E’ tutto finito! Noi speravamo, ma ormai non c’è più niente da sperare”. Sguardo basso, passo stanco e nella mente il ricordo del grande masso che scivola sul sepolcro e mette la parola “fine” a tutte le loro speranze. Lungo la via ricordano il loro Rabbi, ripensano ai giorni lontani, alle tempeste sedate e non sanno più a chi rivolgersi per sedare la tempesta che hanno nel cuore. E non si accorgono neanche dello sconosciuto che li affianca e non alzano nemmeno lo sguardo quando egli chiede il perché di tutta quella tristezza. Raccontano solo i fatti, meravigliandosi che il pellegrino non conosca Gesù di Nazaret e tutto ciò che gli è appena successo. E Cleopa con un sospiro conclude: “Noi speravamo che avrebbe liberato Israele, ma ormai è morto: sì alcune donne hanno visto il sepolcro vuoto, ma lui, Gesù, nessuno l’ha visto!”

 

  • A undici km da Gerusalemme

Allora lo sconosciuto inizia a spiegar loro per filo e per segno i fatti successi, lungo tutto il cammino, fino a sera, finché cominciano a intravedere le bianche case di Emmaus. Il Pellegrino vuole proseguire, ma Cleopa lo trattiene: “Resta con noi perché si fa sera”. Allora egli entra in casa, prende un pane, lo benedice, lo spezza e lo porge loro. A quel gesto lo riconoscono, ma Lui è già sparito.  Nel momento in cui  i loro occhi si aprono, Lui sparisce dalla loro vista. Ma ormai hanno il cuore ardente e senza indugio, anche se è notte fonda, riprendono il cammino ripercorrendo gli undici km che li separano da Gerusalemme per annunciare ai fratelli che l’hanno visto risorto. Stanchezza dileguata, mente leggera e speranza rinata. Nonché tempesta del cuore sedata.

 

  • Il discepolo sconosciuto

I discepoli erano due; di uno ci viene detto il nome: Cleopa, ma l’altro chi era? Ho letto una pagina molto interessante della beata Caterina Emmerick, alla quale il Signore rivelò tante cose della sua vita e della sua Passione. Premetto che io non seguo mai le rivelazioni private, ma Caterina è già stata beatificata dalla Chiesa che garantisce così l’autenticità dei suoi scritti (altrimenti mi guarderei bene dal citarla). Ora la beata dice che l’altro discepolo era Luca ed è molto verosimile che sia lui per almeno due motivi; primo: perché il fatto di Emmaus viene raccontato solo dall’evangelista Luca, non c’è negli altri vangeli; secondo perché ne fa un racconto così dettagliato e ricco di particolari, da poter essere raccontato solo da chi l’ha vissuto in prima persona. E anche perché chi scrive non si nomina mai: Giovanni ad esempio si definisce sempre “l’altro discepolo”.

 

  • Grazie a chi l’hanno riconosciuto?

Ma perché non l’hanno riconosciuto subito? Perché  lo credevano morto e non risorto. Ma a un certo punto qualcun altro, un personaggio invisibile questa volta, si affianca a loro e lo riconoscono. Chi era questo personaggio? Ma era nientemeno che lo Spirito Santo: hanno potuto riconoscerlo perché ora sono in tre, c’è anche lo Spirito Santo: è Lui che fa l’aggancio tra noi e Dio. Non illudiamoci di pregare e di incontrare il Signore se prima non abbiamo invitato lo Spirito Santo. La preghiera funziona solo allora: solo allora sentiamo che c’è la corrente che passa ed è avvenuto il contatto. E avremo il cuore ardente. E saremo pronti a ripartire in piena notte per andare ad annunciarLo ai fratelli.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

In cosa bisogna credere?

 

“Il Signore farà in te grandi cose a condizione che tu creda molto più nell’amore del Signore che nella tua debolezza” ( Madre Teresa di Calcutta)

 

WILMA CHASSEUR