Commento al Vangelo della III° domenica di Avvento

COS’E’ CHE RENDE MAESTRI?

commento di Wilma Chasseur

 

“In quel tempo le folle interrogavano Giovanni chiedendogli cosa dovevano fare”. In questo Vangelo il maestro è dunque Giovanni Battista. Maestro, lui che sicuramente non sapeva neppure leggere e scrivere e viveva nel deserto. E sapete perché lo è? Perché dice di non esserlo, ma ne indica un altro: “Viene Colui che è più forte di me …” E lo indica ai suoi stessi discepoli. Questa sì che è vera “maestria”: la maestria dell’umiltà: solo essendo umili si è maestri. Quale maestro avrebbe accettato che i propri discepoli lo abbandonassero per seguire un altro maestro che, oltretutto, aveva indicato lui stesso? Anche se, chiaramente, questo nuovo maestro era IL maestro per eccellenza, il Figlio stesso di Dio. Fu così che i primi discepoli di Gesù furono Giovanni e Andrea che, all’inizio, erano discepoli del Battista che era comunque un rabbi molto stimato (ce ne fossero oggi di questi maestri!) e aveva i suoi discepoli.

  • Come diventare maestri…

E questa “maestria” dobbiamo acquistarla pure noi. Ma l’otterremo nella misura in cui ci

convertiremo. Perché allora acquisteremo la maestria, non su una disciplina o su uno strumento, ma sull’intera nostra persona che non correrà più dietro al male, ma sceglierà sempre il bene. Senza fatica! Conversione dunque: ardua impresa che va affrontata ogni giorno. Ardua perché dentro di noi ci sono fragilità e debolezze a senso alternato; e fuori ci sono tentazioni sempre fisse, oltre che un ambiente che stuzzica continuamente più i vizi che le virtù. E siccome la spinta verso Dio c’è, ma è debole, invece di convertirsi dal mondo a Dio si finisce per fare il contrario. Come rimediare? Ricordandoci che il male fa male e che la conversione non è solo sforzo nostro ma anche una grazia da chiedere. Ci convertiremo nella misura in cui capiremo il “http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa” delle cose e il “tutto” di Dio.

“Vanità delle vanità, tutto è vanità,” affermava il Qohelet.

 

  • Perché rincorrere il vento?

Perché rincorrere piaceri e onori mondani che si dileguano, come il vento della sera, in men che non si dica? Convertirsi significa aver capito che vale la pena rinunciare a ciò che passa per scegliere ciò che non passa: il mondo passa, Dio no! Capito questo non sarà più difficile staccarsi dalle cose del mondo per aprirci a Dio e al prossimo. E per cominciare mettiamoci davanti a Lui con le nostre povertà, fragilità e debolezze presentandogli tutto ciò che è da rinnovare e rettificare.

Al riguardo voglio raccontarvi questa storia di un povero paria. Sapete che in India ci sono le caste sociali: i paria sono all’ultimo gradino, anzi sono addirittura i fuori casta: sono i più poveri e disprezzati, assolutamente da evitare per non “contaminarsi”, sono i cosiddetti intoccabili. Ebbene sentite cos’è accaduto a un povero paria:

 

  • Il povero barbiere paria

“Non sono che un povero paria, ma ascoltate la mia storia: è una storia incantata.

Un giorno Dio benedetto passò davanti alla mia casa: proprio la mia casa di povero barbiere paria. Io corsi; Egli si voltò e mi attese: attese proprio me, povero barbiere paria.

Gli dissi tremando: posso parlarti Signore? Ed Egli mi rispose: parlami pure amico.

Gli chiesi: nel tuo Regno c’è un posto anche per me?

– Certo, c’è posto anche per te. Pensate, lo disse a me, povero barbiere paria. Gli domandai ancora:

– Signore posso seguirti anch’io? Certo, vieni!

Gli dissi infine: Signore posso restare sempre vicino a te? Mi rispose: “Senz’altro lo puoi perché ti amo”. Pensate, lo disse proprio a me, povero barbiere paria”.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

IN CHE TEMPO VIVIAMO?

 “Verranno tempi in cui ci vorranno spade sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate”.

(Chesterton).

Eccoli arrivati quei tempi; l’uomo vuole dettar leggi alla natura e decidere lui se nascere uomo o donna e se vivere o morire. Avevo sempre saputo che di Padre Eterno ce n’era uno solo, ma ora pare che ce ne siano due…

 

WILMA CHASSEUR

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