Commento al Vangelo della Domenica delle Palme

SOLO DIO NON SCENDE DALLA CROCE

images

 

QUELL’UOMO MORTO E SEPOLTO…

Domenica delle Palme, in cui si celebra l’ingresso trionfale di Gesù  in Gerusalemme, avvenimento messianico per eccellenza.  Ma anche domenica  in cui la liturgia eucaristica ci invita per la prima volta – quasi a volerci preparare al venerdì santo – a contemplare la Passione del Signore.

Siamo davanti al mistero della Croce, la cui imminenza è stata inaugurata con la risurrezione di Lazzaro che ha scatenato l’ostilità dei capi del popolo,verso Gesù, e la decisione irrevocabile di metterlo a morte. E Gesù che avrebbe potuto sfuggire a quella furia omicida, ( o meglio :deicida) non l’ha fatto. Avevamo visto come anche lui temesse quell’ora, perché era fuggito in Galilea sapendo che i giudei volevano lapidarlo.

. Ma appena seppe della morte di Lazzaro , tornò in Giudea  superando la paura e mettendo a repentaglio la propria vita, pur di fare la volontà del Padre. E quanti , da duemila anni a questa parte, hanno messo a repentaglio la propria vita, pur di seguire Gesù Cristo. Questo è il segno più certo che Gesù è Dio: Quale uomo , solo uomo, sarebbe seguito da milioni di persone nel corso dei secoli, proponendo una strada del genere  “ chi vuol seguirmi , rinneghi se stesso,prenda la sua croce e mi segua”…Gli uomini quando vogliono aver successo e un grande seguito, propongono ben altre strade: larghe, facili, senza ombra di rinuncia. Chi li segue e chi si ricorda di questi? Ma di Gesù Cristo, i secoli continuano a parlarne…Questo nessuno lo può negare. Uno potrebbe anche negare l’esistenza di Dio, ma nessuno può negare che Gesù Cristo ha avuto milioni di discepoli, lungo i secoli, che l’hanno seguito proprio sulla strada più difficile che sia mai stata proposta: quella della Croce. E nessuno può sensatamente dire che questi erano dei poveri illusi perché tra di loro ci furono eminenti scienziati e grandi pensatori. Basti citare un Pascal per esempio:francese, grande matematico, inventore della prima calcolatrice che avevano appunto chiamata “pascalina”, filosofo che rinuncia a tutto per seguire Gesù Cristo. Dopo la sua morte gli trovarono un biglietto sul petto nascosto nella fodera della giacca, dove c’era scritto “FUOCO! Gesù, che non sia mai separato   da  Te”. E’ celebre la sua frase “Le coeur a des raisons que la raison ne connait pas » ( il cuore ha ragioni che la ragione non conosce).

Oppure un altro grande, sempre francese, tutto di fuoco anche lui: il grande Henri Lacordaire, grande ateo del 1800 che si convertì ed entrò nell’ordine dei  domenicani. Riformò i domenicani di Francia e divenne un grande predicatore a Notre Dame di Parigi: Migliaia di studenti universitari andavano ad ascoltarlo e centinaia si convertivano: Parlava nell’immensa Basilica di Notre Dame, senza microfono, con un fuoco interiore che faceva accorrere i giovani da ogni parte. Sentite alcune sue parole incandescenti:” Vi  è un uomo il cui sepolcro non è solo glorioso, ma è amato. Vi è un uomo i cui passi sono seguiti da una grande parte dell’umanità, senza che si stanchi. Vi è un uomo che benché scomparso, si vede seguito da una grande folla in tutti i luoghi del suo passaggio. Vi è un uomo ,morto e sepolto , le cui parole gridano ancora e producono l’amore e più che l’amore. Vi è un Uomo perseguitato fin nel sepolcro, eppure trova discepoli nel cuore di ogni generazione. Quest’Uomo, il solo che ha fondato il suo amore sulla terra, SEI TU GESU’!.” Non so che effetto faranno su di voi, queste parole , ma io mi commuovo solo a trascriverle. Ecco il regno di Gesù Cristo! Regno dei cuori! Dalla terra l’hanno fatto fuori, ma era troppo tardi! Ormai era dentro, nei cuori!

Il capo d’accusa che condannò Gesù nel processo più falso che sia mai stato fatto, fu quello di blasfemia. “Avete udito, ha bestemmiato, si fa uguale a Dio” dissero inorriditi i sommi capi. Ma avrebbero dovuto inorridire di loro stessi perché chi si macchiò realmente di quel peccato furono proprio loro. Per poterlo uccidere non avevano alternativa che consegnarlo ai Romani: loro non avevano quel diritto anche perché la Torah vietava di uccidere qualcuno il giorno di Pasqua. E la crocifissione era una pena di matrice romana; loro avrebbero al massimo potuto lapidarlo, ma così si mettevano contro le folle che avevano grande ammirazione per Gesù. Dovevano quindi assolutamente consegnarlo al potere romano. Ma cosa successe in quell’ignobile processo? Quando Pilato chiese se volevano che crocifiggesse il loro re, cosa risposero i sommi sacerdoti, gli esperti della Torah, quelli che sapevano di essere il popolo eletto, discendenti di Mosè, figli di Abramo, ecc. ecc. Cosa risposero? “Crocifiggilo, NON ABBIAMO ALTRO RE CHE CESARE!” Scelgono Cesare che detestavano e non aspettavano altro che di essere liberati dal dominio romano. Ecco la bestemmia! Dice Van Der Busch: ”Ecco la classe sacerdotale definitivamente decaduta da popolo eletto, da popolo di Dio. Eccola ridotta a una porzione del popolo romano. Considerando Cesare unico re va contro la Torah, passa da popolo eletto a porzione del popolo romano, dice la frase più brutta che possa dire un ebreo: fu l’apostasia della classe sacerdotale”. Che aveva solo queste due strade: o scegliere Gesù come re, o consegnarlo al potere romano per farlo uccidere.

Quando morì Gesù?

Ma chi diresse realmente le operazioni in quel finto processo? I sommi capi? Il popolo? I Romani? Nessuno di loro; l’unico a dirigere le operazioni fu Gesù stesso. Quante volte avevano tentato di gettarlo giù dal monte, o di lapidarlo ma non erano mai riusciti, perché? Perché non era giunta la sua ora. Gesù aveva sempre detto: “La mia vita nessuno me la toglie, ho il potere di darla e di riprenderla di nuovo”. E quando morì di cosa morì? Morì forse di tetano, d’infarto dovuto alle torture e alla posizione sulla croce, o ad altri accidenti organici, come affermano alcuni chirurghi? Niente di tutto questo: Gesù morì quando disse: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito”. MORI’ QUANDO LO VOLLE. Emise l’ultimo respiro quando liberamente volle emetterlo. La sua vita nessuno gliela tolse neanche la morte.

Dice San Tommaso d’Aquino nel “De Verbo Incarnato” che in Gesù non c’era abbastanza corruzione corporea per far sì che l’anima potesse abbandonare il corpo, neanche dopo le torture inflittegli sulla croce, ma ci fu il suo libero atto di donazione al Padre. In Gesù non poteva verificarsi quella morte che accadrà a tutti noi: cioè che il corpo sia così corrotto e mal ridotto da non poter più reggere l’anima, che allora gli sfuggirà. No! In Gesù quell’ora venne quando lo decise lui, liberamente. Se no chissà quante altre volte sarebbe giunta !…
Ma perché Gesù volle affrontare quella morte così atroce quando, essendo Dio, avrebbe potuto salvarci con un sorriso in quanto ogni suo atto, essendo divino, aveva un valore infinito? “Perché quello che bastava per la nostra salvezza, non bastò per il suo amore”. (San Francesco di Sales).
E questa è la prova irrefutabile della sua divinità: solo Dio sceglie liberamente di salire in Croce; gli uomini fanno di tutto per scenderne. Ma Gesù vi è salito liberamente e non ha voluto scendere proprio perché era Dio.

 

VITAMINA SPIRITUALE

 

Urge iniziare la riforma dell’anima

 

“Signore ti ringrazio di aver creato in me questa tua immagine, ma essa è così logora per i vizi e offuscata dai peccati che non la si vede più se tu non la rinnovi e riformi.

(S. Anselmo d’Aosta)

                                                                                              WILMA CHASSEUR      

2 images