Commento al Corpus Domini di W. Chasseurs

MENDICANTI DI VITA

commento di Wilma Chasseur

 

Abbiamo visto che essere Trinità è essere fuori di sé. Se Dio non fosse Trinità sarebbe contemplazione di sé stesso perché non avrebbe nient’altro di più bello da contemplare. Se Dio fosse solo uno e non trino (come vorrebbero i musulmani e le religioni stramonoteiste), sarebbe una monade solitaria: nessun Figlio e tantomeno lo Spirito Santo che procede dall’amore reciproco dei Due. Ma Dio è trino, oltre che uno: Il Padre è essere sussistente, il Figlio è sapienza sussistente e lo Spirito è amore sussistente, ma non tiene http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa per sé e mette tutto in comune. “Tutto ciò che il Padre possiede è mio” e tutto ciò che il Figlio possiede è nostro (ci ha appena dato il Suo Spirito, come abbiamo visto a Pentecoste).

 

  • Non più deformi, ma deiformi

Il Padre è tutto fuori di sé e tutto sbilanciato sul Figlio e il Figlio è talmente fuori di sé da essere addirittura in un pezzo di pane. L’infinito si fa frammento, il tutto si fa particella per potersi donare a noi. Dio sconcertante: la potenza si fa debolezza, il Creatore si fa creatura e quella creatura unica al mondo, cioè l’Uomo-Dio, si fa pane. Più scendere di così, più annientarsi di così, non si può! Quella pienezza e sovrabbondanza di vita, dalla quale ogni vita – compresa la nostra – procede, si fa morte, si fa uomo mortale, per eliminare ogni distanza tra Lui e noi. E non solo ogni distanza, ma per eliminare la stessa morte e distruggere ogni dissomiglianza (il peccato) che ci rende incapaci di riceverlo: da deformi ci rende deiformi. “Essendo eterno ed incorruttibile Tu rendi incorruttibili quelli che mangiano Te, e li porti all’eternità con la smisurata efficacia che ti è naturale”. (Filocalia)

E san Leone Magno diceva: “La partecipazione all’Eucarestia, tende a farci diventare ciò che mangiamo”. Quando andiamo alla Comunione tendendo la mano per ricevere il Signore della vita, siamo come dei mendicanti che tendono la mano per chiedere la carità del Pane di vita eterna, siamo il povero che tutto riceve, anzi riceve il Tutto: una carica esplosiva straordinaria, un fuoco ardente e incendiante.

  • La scossa

Eppure non bruciamo e non sentiamo la scossa! Non è normale non sentire che il fuoco brucia e che la corrente dà la scossa. Siamo troppo protetti dall’irruzione di Dio. C’è troppo isolante in noi, cioè troppa indifferenza, troppo poca consapevolezza di CHI stiamo per ricevere, troppa sterpaglia e rovi (= gli affanni e affari del mondo e le preoccupazioni della vita) che ci impediscono di essere raggiunti da questa forza ad altissima tensione che ci attraversa. Il Cristo si riversa in noi come una forza e un liquore inebriante che dovrebbe trasformaci totalmente e noi non ce ne accorgiamo neanche: rimaniamo tali e quali con le nostre tristezze e pesantezze invece di fare l’esperienza dell’ebbrezza dello Spirito. Dobbiamo chiedere la grazia di ridiventare normali: di sentire il fuoco bruciare e la scossa scuotere! Nella Consacrazione il sacerdote consacra tante piccole ostie assieme a quella grande, fatte di pane azzimo, cioè non fermentato perché senza lievito. Le piccole ostie siamo noi e dobbiamo diventare pani azzimi = senza lievito di malizia, di vanagloria e di tutto quello che gonfia. Il culto eucaristico poi non si esaurisce nella Comunione, ma c’è anche l’adorazione a Gesù presente nel Tabernacolo. E’ un bellissimo gesto quello di andare a salutare Gesù presente nel tabernacolo, ogni volta che passiamo davanti ad una chiesa o fare l’adorazione ogni volta che ne abbiamo l’opportunità. E’ come esporsi ai raggi del nostro Sole divino. Nella Comunione e nella S. Messa, siamo noi i mendicanti della Parola e del Pane, ma nel Tabernacolo il mendicante è Gesù che ci dice: c’è qualcuno che si ricorda che Io sono qui veramente presente e in attesa che qualcuno bussi alla mia porticina per riversare su di lui un oceano di luce e di amore? E dopo saremo anche noi come piccoli Soli, come dice Dionigi l’Areopagita, che prima si sono riempiti di splendore irradiato e poi lo trasmettono agli altri.

 

Pensiero della settimana

 

LA SAETTA

“Giunga a te la mia preghiera che guizza come saetta. Io la innalzo al tuo orecchio, aiutala affinché ti raggiunga e, a metà della sua corsa, non ricada a terra” (S. Agostino). La nostra preghiera affinché non ritorni al mittente deve guizzare come saetta…

WILMA CHASSEUR

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *