San Bruno da Colonia * XXVII Domenica del tempo ordinario /C

Vangelo  Lc 17, 5-10  Se aveste fede!

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”»

 

 

CREDERE OLTRE LA SPERANZA
a cura di Wilm Chasour

 

 

 

Il Vangelo di oggi è tutto imperniato sulla fede. Ma a che serve credere? Il mondo direbbe: a niente, né a far soldi, né a far carriera, né ad aver successo, anzi! Se ne fa benissimo a meno, e si sta meglio facendone a meno… Eppure è proprio questo mondo, più che mai ateo praticante, che dimostra di non poter vivere senza credere in qualcosa: o negli oroscopi, o nei maghi, o nelle previsioni del tempo, o nei  vari santoni di turno. Le sette aumentano e pullulano di nuovi adepti, proprio perché la gente ha  più che mai bisogno di agganciarsi a qualche “credo”, magari il più strampalato e il più anti religioso che ci sia, ma sempre “credo”.

 

  • Metti la freccia giusta!…

“Le sette sono la risposta sbagliata a una sete giusta” (P. Isoardi) Ecco la conferma che nell’uomo – in tutti- c’è una sete profonda e una ricerca spirituale che, se non si orienta verso DIO, si orienta necessariamente verso qualcos’altro. Si mette la freccia sbagliata …

Ma perché la gente si allontana dal Vangelo e dalla vera fede? Le risposte sono sicuramente molteplici e differenziate, ma una preponderante, certamente è  perché il Vangelo viene trasmesso, non come buona novella, ma come un codice della strada: non devi far questo, non devi far quello. Cioè i mezzi diventano un fine. Dobbiamo invece riscoprire prima il fine a cui siamo chiamati, cioè l’amicizia con Dio che è una vera beatitudine fin da quaggiù, e poi i mezzi si prenderanno con gioia, per raggiungere quel fine stupendo.

 

  • …e guarda la cima…

E’ come quando si sale in montagna: se a tratti s’intravede la cima stupenda e splendente, si riprende a salire con più slancio, ma se si vede sempre e solo la salita e la fatica, è perfettamente scoraggiante continuare a salire.

Già san Tommaso d’Aquino, che era un fine pedagogo, aveva iniziato il suo trattato sulla morale, non parlando dei precetti e dei divieti, ma della beatitudine finale che ci attende, e che è meravigliosa. L’annuncio del Vangelo è forse ancora troppo malato di moralismo. Si continuano a dare risposte a domande che non vengono mai poste! “Non devi fare questo, devi evitare quello” E chi lo chiede più cosa deve o non deve fare? Quello che viene chiesto è invece: perché dobbiamo farlo, o meglio per CHI? Quando Gesù dice. “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso”, l’accento della maggior parte dei commentatori, sarebbe sicuramente sul  “rinunci a sé stesso” (= la morale) e svilupperebbe tutta una teologia della croce, ma quanti si soffermerebbero sulla prima parte “venire dietro a Me? “Dobbiamo riscoprire che la nostra fede è basata su una Persona e non su una morale! La legge non ha mai salvato nessuno! Non è osservando la legge che ci si salva, ma osservando Cristo! La buona novella del Vangelo è il volto splendente di Gesù, icona visibile del Dio invisibile, non “devi fare questo e non devi fare quello”.  Prima devo centrarmi su Cristo, che deve finalizzare tutti i miei atti, e poi osserverò i precetti in modo perfetto, perché lo farò per amore suo e non per l’osservanza ad una legge.

 

  • 3) Basta un granello di senape

Contare sulla legge poi, è non essere persuasi che la salvezza è gratuita e che l’amore di Dio ci viene donato ben prima che lo meritiamo! La fede è una virtù teologale e quindi ha DIO per oggetto; per cui si appoggia sulla forza stessa di Dio, che tutto può anche nei casi più disperati. Lui è “le maitre de l’impossible” i limiti glieli mettiamo noi quando manchiamo di fede. “Se aveste fede come un granello di senape”… Diciamo anche noi come Pietro “Credo Signore ma aumenta la mia fede” e “perdona ciò che la mia coscienza teme, ed aggiungi ciò che la mia preghiera non osa sperare”, come dice la bellissima preghiera di apertura di questa settimana.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

 

Cos’è il coraggio?

 

Il coraggio è la paura che ha detto le sue preghiere… Al mattino quando vi svegliate, la prima a bussare alla porta è la paura, ma voi pregate e quella se la squaglia…

 

                                                                                                           Wilma CHASSEUR