JOBEL n° 2 Febbraio 2018

Il suono della Speranza
Foglio di informazione della Parrocchia di Gesù Nostra Speranza

Carissimi,

il mese di Febbraio inizia con la festa di Don bosco in Oratorio. E’ bello che si celebri in modo particolare la memoria di questo Santo, ha ancora molto da dirci. La sua passione per i giovani e la loro educazione indica una priorità per le nostre comunità cristiane. Il suo metodo preventivo (che oggi deve essere ripensato) rimane fondamentale: proporre ai ragazzi e giovani mete alte, e impegnarli in azioni concrete per mettersi alla prova e vivere amicizie autentiche. Il cammino con i giovani presuppone anche l’esistenza di una comunità credibile che testimoni che certi valori valgono per tutta la vita e che la rendono bella. Importante è anche la preghiera per loro. Don Bosco diceva “che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non possiamo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ci insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.”

Il mese di Febbraio vede anche l’inizio della Quaresima, tempo davvero opportuno di verifica evangelica e di impegno spirituale. Vi invito a partecipare il 14 Febbraio Mercoledì delle Ceneri all’eucarestia delle ore 20,30, e domenica 18 febbraio alle  ore 14.30 al ritiro di inizio Quaresima nel salone del sottochiesa. Rifletteremo sulle indicazioni del Papa “accogliere, proteggere, promuovere, integrare”. Indicazioni che riguardano non solo i migranti ma anche le relazioni che la comunità parrocchiale vive al suo interno e con gli abitanti del paese. Ci attende allora un intenso mese di febbraio…                                                                                                                                                                                                                                                                                             Don Alberto

Natale in Perù

Potrebbe essere il titolo di un nuovo cinepanettone  ma è semplicemente il racconto breve di un’esperienza, del viaggio per andare a trovare nostra figlia Cecilia che è in missione in Perù da sei mesi. Cecilia vive nella città di Cajamarca, (300.000 abitanti a 2750 m.slm) insieme ad una famiglia italiana con due bimbi e ad un giovane sacerdote peruviano. La casa ospita un oratorio e una mensa dei poveri che offre quotidianamente un pasto caldo per chi lo desidera; ogni giorno vengono serviti circa un centinaio di pasti, ma nei giorni prima di Natale sono stati molti di più fino al culmine del pranzo di Natale in cui sono arrivate 700 persone! Persone che hanno ordinatamente atteso il loro turno per un piatto di riso, legumi e un piccolo pezzo di pollo e successivamente hanno ricevuto in dono un kg di pasta, di riso, un panettone, un vestito e un gioco per i bambini. Un Natale diverso, senz’altro, una forte emozione ed una preziosa opportunità per noi che con occhi curiosi e tante domande, abbiamo osservato e partecipato. Nei giorni successivi abbiamo avuto modo di vedere le opere che questa missione, una ramificazione dell’Operazione Mato Grosso denominata “Missioni Oratori Don Bosco”, ha costruito dal 2002 ad oggi guidata dal sacerdote bresciano padre Alessandro Facchini: una casa con 35 posti letto per bambini orfani o in affido (in questo momento sono ospitate anche due ragazze madri abusate di 12 anni), due case per disabili con in totale 90 persone ospitate, la chiesetta di Jerbabuena con annessa una casa per ritiri, gli oratori di Cajamarca e di Combajo, la casa parrocchiale di Encanada. E poi ancora il Santuario di Polloc dedicato alla Madonna del Rosario, diventato meta turistica, scuole professionali di falegnameria, cucito e mosaico per insegnare ai giovani un mestiere. In particolare il mosaico, sotto la sapiente guida di Matilde, un’allieva del famoso artista padre gesuita Marco Ivan Rupnik, sta crescendo per professionalità e popolarità e si è guadagnata l’onore di costruire per la visita papale di questi giorni l’altare, l’ambone, la Sedia Papale e un rosone mosaicato regalato al Santo Padre dalla curia peruviana. E’ difficile dirvi a parole quello che abbiamo visto: la meraviglia dei mosaici, la dedizione totale ai bambini e ai disabili abbandonati e rifiutati, la costruzione in pochi anni di case e chiese, il tutto in una realtà spesso desolante dove la gente vive come forse vivevamo noi 80/100 anni fa. E’ facile imbattersi in chi ancora fila la lana a mano con il fuso, l’asino che porta in groppa la legna, i buoi con il giogo che arano il terreno, la signora che lava nei catini per strada, perché nelle case non c’è l’acqua corrente. Case di terra, con tetti di lamiera senza servizi, dove si cucina su un semplice fuoco e si dorme su un materasso appoggiato sul pavimento di terra. Per assurdo però il progresso è arrivato anche qui; spesso troviamo all’interno di queste catapecchie il televisore, non manca il cellulare, considerati più importanti dell’avere l’acqua corrente o i servizi interni o un tetto integro. Le immagini del televisore e i contatti del cellulare fanno vedere e sentire loro com’è il mondo al di fuori del loro piccolo paesello tramutandolo in un miraggio a cui tendere. Ecco allora la migrazione dalle campagne alle città, Lima ha 10-15 milioni di abitanti (difficile un censimento), ma il cambiamento si rivela come un grande peggioramento delle condizioni di vita in quanto nella città non c’è la possibilità di avere un piccolo orto, allevare un maiale, una mucca, cosa che nella campagna dava loro un piccolo sostentamento. L’opera della missione diventa importante in questo contesto, l’insegnamento di un mestiere, il portare “il bello” anche dal punto di vista delle strutture, il far capire loro l’importanza di una maternità consapevole, l’attenzione agli ultimi, insomma migliorare le loro condizioni di vita a casa loro. Non c’è dubbio, è stato davvero un bel viaggio, emozionante, arricchente, ci ha fatto toccare con mano la realtà e i paradossi dei luoghi visitati. Un grande grazie va a coloro che ci hanno ospitato e a tutte le persone che dedicano la vita con così grande abnegazione al loro prossimo.

                                                                                                             Elena e Corrado

 

Bilancio 2017

Lunedì 15 gennaio si è riunito il C.a.e.p. per esaminare e approvare il bilancio redatto davvero in modo scrupoloso dalla nostra signora Sandra. Esso verrà pubblicato quanto prima ed esposto in fondo alla Chiesa, insieme al bilancio dell’Associazione “La Speranza” e a quello del Circolo Parrocchiale M.C.L Pur nella sua aridità il nostro bilancio dice molto sulla fede e sull’impegno della nostra comunità. Davvero un grazie di cuore a tutti coloro che hanno offerto soldi, impegno prezioso e gratuito e preghiera. Il risultato è un vero miracolo.

I conti economici della nostra parrocchia, possono essere per molti noiosi elenchi di scritte e numeri, difficili da capire, ma degni di interesse solo per comprendere se alla fine dell’esercizio ci sia un utile o una perdita. Per questo esiste il C.a.e.p,( Consiglio Affari Economici Parrocchiale), che deve in qualche modo vigilare sulle entrate e sulle uscite annuali. Come il miracolo di San Gennaro a Napoli, dove tutti gli anni il sangue si liquefà all’interno dell’ampolla, così anche quest’anno il bilancio della Parrocchia della Speranza risulta praticamente in pareggio ed è un vero miracolo considerando che le entrate sono solamente elargizioni. Nonostante non ci siano state particolari spese straordinarie per nuove opere strutturali, le spese in una parrocchia come la nostra che guarda in particolare al più povero e al più bisognoso, sono sempre elevatissime. Il miracolo sta proprio qui, le spese sono coperte interamente dalle offerte della gente nella misura in cui ognuno può donare. Dagli enti pubblici, che fino a qualche anno fa contribuivano almeno in parte per le spese riguardanti i sevizi alla popolazione, doposcuola, centri estivi, non arriva proprio più http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa. E’ doveroso quindi rivolgere un grandissimo grazie a tutte le persone che fanno parte della Comunità della Speranza e che in tante forme, dalla donazione gratuita al lavoro volontario, rendono ogni anno possibile la continuità dell’opera intrapresa dalla nostra parrocchia

                                                                                                                   Corrado  

Pizza e chat alla Spe.

Sabato 20 gennaio una quarantina di genitori con figli dalla prima alla terza media hanno accettato un invito a cena un po’ particolare nel salone del sottoschiesa: una pizza e quattro chiacchiere su un tema molto caldo, l’utilizzo del cellulare , i social , annessi e (soprattutto) connessi. Mentre alcuni valorosi animatori intrattenevano i figli, ai genitori è stato proposto di riflettere sui rischi e le opportunità di Internet e si sono condivise un po’ di informazioni sui social più diffusi tra li adolescenti (dai più conosciuti Facebook o WhatsApp, a quelli più amati dai ragazzi come Snapchat, ad altri molto discussi come Ask). Infine, a piccoli gruppi si è presentato, come spunto per la discussione, un vero e proprio contratto, basato su 18 punti, che una giornalista americana ha fatto sottoscrivere al figlio tredicenne per ricevere e utilizzare uno smartphone. A metà tra autorità ed affetto, le regole spaziano dai tempi di utilizzo alla necessità di non mancare mai di rispetto agli altri , ma anche a se stesso, da un lato una sorta di manuale di buona educazione, dall’altro un invito a usare il nuovo telefono in modo responsabile e senza diventarne dipendente. Un’idea condivisa dai genitori della Spe che più che sulle singole regole si è trovata d’accordo su due punti: la necessità di dare delle regole ai ragazzi e, al tempo stesso, la difficoltà di farlo. Chissà che non diventi questo l’argomento per un altro sabato sera!

(Per chi fosse interessato al contratto si trova online e l’autrice è J.Burley Hofmann)

                                                                                                                                 Elena

 

Dal Consiglio Pastorale del 25 Gennaio 2018…

Si è parlato della Quaresima sottolineando l’importanza di partecipare sia al mercoledì delle Ceneri sia al ritiro parrocchiale del 18 febbraio. Il ritiro sarà animato dai gruppi parrocchiali.

Si ripropongono le “Cene povere”,(un piatto di pasta e una mela, un momento di preghiera e un’offerta per i poveri).Esse sono aperte a tutti e saranno preparate dai vari gruppi (22/2 Cellule – 1/3 Caritas -Ass.” La Speranza” -15/3 da definire – 22/3 Circolo, Cantoria, Famiglie). Venerdì 09  marzo alle 20.45 si celebrerà la Via Crucis,(gli altri venerdì 23/2-2/3-16/3-23/3 ore 14.30 Via Crucis). Si è poi presentato il bilancio parrocchiale che verrà esposto prossimamente in fondo alla chiesa. (Vedi commento di Corrado).

Si è poi parlato di fare le torte per il CUAM il 14 febbraio e del campo raccolta viveri, organizzato dall’oratorio 10/11/12 febbraio. Infine si è deciso di acquistare 2 armadi per la sacrestia e di riorganizzare l’arredo del sottochiesa.

                                                                                                                            Rossana

Le armi più forti…

Mi chiamo Mattia, ho 23 anni e sono di Cossato.

A giugno 2017 sono partito per il Perù, dove ho vissuto per sei mesi a Chimbote, una città nata sulla costa in mezzo al deserto, intorno alla quale negli ultimi anni si è sviluppata una grandissima baraccopoli. In mezzo alle baracche, due anni fa i volontari dell’Operazione Mato Grosso hanno costruito un collegio che ospita quaranta ragazzini scelti tra le famiglie più povere. Nei sei mesi in cui sono stato in Perù ho vissuto proprio con loro, provando a essere il professore/educatore/fratello maggiore… La scuola è in muratura, l’acqua esce dai rubinetti filtrata e ce n’è in abbondanza, mentre le loro case sono fatte di stuoie e l’acqua, razionata, inquinata e cattiva, arriva solo con i camion cisterna. Si cerca di accoglierli come in una grande famiglia: in modo gratuito si offrono loro pasti abbondanti, vestiti, istruzione scolastica e un’educazione di base. Oltre a questo, imparano un lavoro manuale, falegnameria/muratura. Si spera che questi aiuti permetteranno loro di avere un futuro dignitoso. L’insegnamento più importante che si vuole dare è però la carità: imparare a loro volta ad aiutare gratuitamente il prossimo. Per questo motivo con loro si costruiscono case in mattoni alle famiglie più povere del quartiere, si portano i viveri o direttamente i pasti pronti ai più bisognosi, e si fa oratorio ogni domenica mattina per i bambini della baraccopoli.

L’aiuto che si dà in tutte le missioni è possibile solo grazie ai ragazzi che qui in Italia svolgono alcuni lavoretti, il cui ricavato viene interamente mandato nelle varie missioni dell’Operazione Mato Grosso in Perù, Brasile, Bolivia ed Ecuador. A Cossato e Mottalciata siamo un gruppo di circa dieci ragazzi, dai 15 ai 23 anni, e ci unisce il desiderio di provare a regalare un po’ del nostro tempo per chi ha più bisogno. Credo che il gruppo in realtà sia molto più del semplice lavorare insieme: è un cammino, a volte faticoso e in salita, lungo il quale si trovano però amici veri e buoni, che diventano i tuoi compagni di viaggio con cui provi a combattere una battaglia contro l’egoismo. Questo è il desiderio forte con cui torno dalla missione: imparare a voler bene, a fare le cose col cuore. Mi sembra che siano le armi più forti che abbiamo per provare a cambiare un po’ il mondo, partendo dalla nostra quotidianità.                                                                                                                                                                                                                  Mattia