Insegnamento Cellule N°5 Marzo 2019


 Inno all’inesauribile amore di Dio…”  (Salmo 103)

 

Carissimi/e,

                Il salmo 103 è un inno di ringraziamento di un peccatore perdonato, è un grande inno alla misericordia di Dio. Gli Ebrei lo cantavano nella festa dell’espiazione. Quest’ inno esce dal cuore di un uomo e di un popolo che hanno fatto una vera esperienza dell’amore di Dio, nella gratuità  di un perdono che ridona fiducia e porta alla lode e alla gioia. E’ opportuno leggere questo salmo nel tempo di Quaresima, tempo in cui siamo invitati a ritornare al Signore, a fare esperienza del suo perdono per giungere rinnovati alla gioia della Pasqua. Il salmo 103 è composto da 22 versetti, uno per ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico. E’ un solista che parla e che ha vissuto personalmente l’esperienza del perdono di Dio, egli invita l’assemblea a prendere parte al suo rendimento di grazie. Raccontando la sua personale esperienza, coinvolge tutti gli ascoltatori tanto che passa dall’io al noi, dalla prima persona singolare alla prima persona plurale. L’orante diventa così la figura dell’intera comunità. Ciò che Dio ha fatto a lui lo ha fatto a tutti noi, tutti coinvolti nel peccato e tutti coinvolti nel perdono di Dio e dunque nel ringraziamento.   

               Prendiamo allora il testo e leggiamolo attentamente.  (La libera traduzione di S.  Carrarini la leggeremo alla fine del commento).                                   

                                  “Benedici Signore l’anima mia … (V. 1)   

Il salmo si apre e si chiude con un invito alla benedizione del Signore, il salmista invita se stesso a benedire il nome del Signore con tutto il proprio essere: l’animo, l’intelligenza, il cuore ed il proprio mondo interiore.  Benedire è un verbo molto frequente nei salmi ed esprime sia il rapporto di Dio con l’uomo sia il rapporto dell’uomo con Dio; ha significati diversi e qui significa soprattutto ringraziare. Certo, il salmo 103 è considerato un salmo penitenziale, ma ha un  tratto originale: è un salmo in cui non si chiede il perdono ma si ringrazia per il perdono già ottenuto. E’ proprio questo il vero atteggiamento penitenziale. Il problema non è che Dio ci perdoni, lo desidera più di noi, il problema è che noi ci rendiamo conto di essere perdonati, accogliamo il perdono, ringraziamo e viviamo da uomini perdonati.   

                               Perdona tutte le tue colpe …” (v. 3 )

Per quali ragione è giusto benedire il Signore con tutto il proprio essere?  Con cinque participi il salmista  fissa i tratti della figura di Dio: perdona, guarisce, salva dalla fossa, ti corona di grazia e di misericordia, sazia di beni l’età avanzata, rinnova la tua giovinezza. Vengono poi elencate le sue azioni nella storia: agisce con giustizia e diritto verso tutti gli  oppressi (v. 6), non conserva per sempre il suo sdegno (v. 9), non ripaga secondo le nostre colpe (v. 10), come un Padre ha pietà dei suoi figli (v. 13). Il salmista elenca vari aspetti della figura di Dio, il suo modo di guardare l’uomo e di guardare la storia, il suo amore.   Un Dio che rivela la sua paternità soprattutto nel perdono.

                          “Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie  … ” (v.7)

Nell’azione di Dio venne ricordato Mosè. Il riferimento non è solo il riferimento della Legge sul Sinai, ma alle parole con le quali Dio ha rivelato il suo nome “Il Signore, il Signore Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Esodo 34,6). Il salmista riprende esplicitamente questa affermazione di Dio, anzi si può dire che l’intero salmo sia un commento a questa rivelazione di Dio. C’è una accentuazione  però da parte del salmista riguardo la misericordia e il perdono, nella parole di Dio a Mosè si parla anche di punizione e castigo, ma non c’è traccia in  questo nel salmo.

                                     “Come il cielo è alto sulla terra …”  (v. 11)

C’è  anche un secondo riferimento implicito nei confronti di Isaia, dove al capitolo 55,9 si legge “Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie  sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” . Il salmista riprende la stessa immagine, ma mentre il Profeta la usa per dire la distanza del pensiero di Dio da quello dell’uomo,  il salmista lo usa allo scopo di sottolineare la misericordia di Dio, la grandezza dell’amore di Dio per l’uomo. 

                                        “Sa bene di che siamo plasmati …”  (v. 14)

Come in molti salmi anche qui c’è il pensiero della fragilità dell’uomo. Il salmista non ha però una visione angosciata della caducità, anzi la debolezza dell’uomo è considerata una ragione per cui Dio lo ama “Egli sa di che siamo plasmati, ricorda che siamo polvere” (v.14). Perché Dio ama l’uomo e sempre lo perdona?  Forse per la sua grandezza? No assolutamente. Al contrario  l’uomo diventa grande agli occhi di Dio perché gratuitamente lo ama. L’uomo sembra poca cosa, e proprio per questo Dio lo ama  e lo perdona.

                               “L’amore del Signore è da sempre …”  (v. 17)

La caducità dell’esistenza non induce il salmista a confrontarsi con l’eternità di Dio, bensì con l’amore di Dio che è “da sempre e per sempre ”. Questo amore eterno può salvare l’uomo anche nella caducità…  Da qui ad arrivare all’amore di Dio che ci tiene in vita per sempre anche oltre la morte manca solo un passo, ma il salmista non lo ha ancora compiuto. Occorre attendere la rivelazione successiva, ma il terreno è pronto ed il seme gettato. 

                                  “Benedite il Signore voi tutte sue opere …”  (v. 22)

Si è già osservato che nel salmo il singolo e la comunità quasi si sovrappongono,  ma c’è un ulteriore allargamento. Il salmista diventa la figura dell’uomo come tale. La caducità che da sempre suscita la compassione di Dio è realtà della creazione. Non soltanto il salmista, non soltanto Israele, ma l’uomo come tale è oggetto della compassione di Dio,  “Da sempre e per sempre”.

Notiamo come  anche oggi alcuni  pensano che l’ Antico Testamento sia la religione del terrore e il Nuovo Testamento la religione dell’amore. Non è vero, qui come in altri parti dell’Antico Testamento  emerge la figura di un Dio della misericordia, della compassione  e dell’amore che troverà in Gesù la sua piena e definitiva manifestazione. 

Rileggiamo ora la traduzione di questo salmo fatta da S. Carrarini.

Alcune domande:

 

 

  • Nella mia preghiera personale, che parte hanno i salmi?
  • L’esperienza della misericordia di Dio, del suo amore espressa in questo salmo ha corrispondenza nella mia esperienza personale?
  • Come sto vivendo la Quaresima?

 

Buona preghiera!        

 

  1. Alberto

 

Cossato, 12 Marzo  2019

 

 

  1. B. Questo commento è stato liberamente copiato da “Davanti a Dio” I salmi 76 e 130 di Bruno Maggioni. Edizione Vita e Pensiero. Pagine 120 – 124