Insegnamento Cellule n°15

     Il cieco di Gerico (Mc. 10, 4652)

Carissimi/e,

anche questa sera rifletteremo sul Vangelo di domenica scorsa prima di affrontare l’Enciclica “Laudato si”. E’ l’ultimo miracolo del Vangelo di Marco (se si eccettua la maledizione del fico, che però è un gesto completamente atipico) già questo lo rende importante. Il primo miracolo era stato la liberazione di un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao (Mc. 1,22-26), l’ultimo, la guarigione di un cieco all’uscita di Gerico. Non sono due gesti casuali, ma scelti con intenzione. Illustrano la vittoria di Cristo sulle due forze ostili che Dio incontra nella storia degli uomini: la presenza del maligno e la cecità dell’uomo.

Prendiamo allora il testo e leggiamolo attentamente.

 

Bartimeo che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare …” (V. 46).   Cieco, mendicante, solo: un mendicante cieco, l’ultimo della fila, un naufrago della vita, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada. Quest’uomo che secondo tutti non avrebbe ragione di speranza intuisce che in Gesù può cambiare la sua situazione. Il passaggio di Gesù riaccende il motore della vita, in Gesù c’è sempre una speranza. Bartimeo comincia a gridare, è la preghiera di chi è nell’angoscia, di chi è nel buio. E’ spesso la preghiera di chi vive situazioni disastrose, pensiamo agli ammalati gravi senza speranza, pensiamo alle persone senza lavoro e nessun reddito, pensiamo ai tanti migrati che arrivano disperati nella nostra Europa…

 

Molti lo rimproveravano perché tacesse …” (v. 48).”  La folla fa muro al suo grido: taci! Il grido di dolore è fuori luogo, la tua miseria non ha speranza, sopportala con rassegnazione in silenzio, non disturbare la nostra vita, il nostro “tran tran” di ogni giorno, le nostre pie devozioni. Per tanti è così da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, un luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere.

Gesù si fermò e disse: chiamatelo...” (v. 49). Tra il vociare e il frastuono della folla che seguiva Gesù, Egli ascolta proprio il grido di Bartimeo. Erano tanti che parlavano, c’erano anche i suoi discepoli ma Gesù ascolta il grido di questo disperato. L’indicazione è chiara, l’orecchio di Gesù ci rivela l’orecchio di Dio, che è attento al grido dei disperati. Più volte nella Bibbia viene sottolineato questo orecchio di Dio, come per esempio è avvenuto ai tempi di Mosè quando Dio ascoltò il grido degli schiavi di Israele e iniziò con loro un cammino di libertà.

Egli gettò via il suo mantello ...”(v.50). Il cieco sente che un altro mondo è possibile e che Gesù ne possiede le chiavi. Notiamo come ogni gesto sembra eccessivo, esagerato: Bartimeo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. La fede è proprio questo, una eccedenza illogica perché si è intuito una cosa davvero bella, qualcosa che moltiplica la vita, dona un senso nuovo, riempie di gioia e di speranza e permette di vedere la luce anche là dove senza di essa c’è solo buio.

 

 

Che cosa vuoi che io faccia per te? ”(v.51). Il cieco comincia guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nell’orecchio che lo sente, nella voce che proprio a lui si rivolge. Guarisce come uomo prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui. Egli esce dal suo naufragio umano, l’escluso, il derelitto comincia riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore. La guarigione di Bartimeo prende avvio quando “balza in piedi” e lascia ogni sostegno, per precipitarsi senza vedere verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo. Anche noi cristiani ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull’eco della parola di Dio che continua a donare occhi nuovi, capaci di vedere il bene presente nella vita.

 

E Gesù gli disse: va la tua fede ti ha salvato …. ” (v.52). Fra i discepoli ed il cieco, il lettore è invitato a fare un confronto. I discepoli come è apparso negli episodi raccontati nelle domeniche precedenti sembrano impersonare la perplessità, l’esitazione e l’incomprensione di fronte alla richiesta di Gesù e alla via della croce che Egli presenta a loro chiaramente. Bartimeo invece subito “vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada “ (v.52) . La potenza di Dio ha saputo trasformare un uomo impotente in un discepolo coraggioso. I Vangeli sviluppano più volte il tema della cecità dei discepoli, c’è una prima forma di cecità, quella di chi ha visto la potenza di Gesù ma non se ne fida: nelle difficoltà della vita non la prende in considerazione e cade nell’ansia, pensandosi solo. Una seconda è di fronte alla via della croce, il discepolo vede soltanto l’insuccesso, il fallimento, non la resurrezione. L’uomo ha bisogno che il Cristo gli apra gli occhi per scoprire nella vita la forza e la potenza di Dio e l’efficacia della via della croce. Due sono le condizioni perché Gesù ci possa aprire gli occhi: la preghiera (“Gesù abbi pietà di me”) e la fede, (“va la tua fede ti ha salvato”).

 

 

 

Alcune domande:

 

  • Di fronte al grido dei poveri quale atteggiamento abbiamo ? Fastidio, invito alla rassegnazione … oppure lo sentiamo come appello alla nostra responsabilità ? Siamo coscienti che Dio è dalla loro parte ?
  • Siamo sicuri di sapere vedere bene ? Il pessimismo, la critica su tutto, l’ incapacità di cogliere il bene che avanza…: sono segni di cecità, di malattia degli occhi…
  • Preghiera e fede: chiediamo al Signore di vedere con i suoi occhi. Ci fidiamo di Lui e della strada che ci indica?    

Don Alberto

Cossato, 27 Ottobre 2015

 

 

Commento liberamente tratto de E. Ronchi e B. Maggioni

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