Insegnamento Cellule n° 9 Maggio 2017

   La Pentecoste   (At. 2,1-13)

 

Carissimi/e,

mediteremo questa sera sull’avvenimento della Pentecoste che segna l’inizio della Chiesa ed il suo  mandato. Lo Spirito trasforma un gruppo di persone impaurite, chiuse nel Cenacolo,  in  testimoni coraggiosi e consapevoli. Ogni comunità cristiana vede in quell’ avvenimento il proprio ideale inizio e la dinamica profonda della sua vita. Le  premesse di quel avvenimento  sembrano essere due: la preghiera, “Erano assidui e concordi nella preghiera” (at. 1,14) e lo stare insieme, “Si trovano tutti insieme nello stesso luogo” (At. 2,1). Indicazioni molto significative anche per noi  oggi.

Prendiamo il testo e leggiamolo attentamente

 

 

Venne all’improvviso dal cielo  ….” (v. 2,2)

Luca descrive la venuta dello Spirito, utilizzando i simboli classici che accompagnano l’azione di Dio: il vento, il terremoto, il fuoco. C’è qui però un simbolo in più: le lingue di fuoco  che si dividono e che si posano su ciascuno dei presenti.

Lo Spirito raffigurato dalle lingue di fuoco non è donato ad alcuni,  ma a tutta la Comunità, idea questa che Pietro sottolineerà  nel suo discorso, citando il Profeta Gioele: “effonderò  il mio Spirito su ogni persona” (2,17). Lo Spirito spalanca le porte del Cenacolo e  mette in cammino gli Apostoli. Sempre però in un cammino di comunione, mai di dispersione. Infatti lo Spirito punta sempre in direzione della comunione.

Il piccolo gruppo esce dal Cenacolo ed entra nel mondo per costruire una comunità più grande. Lo Spirito apre i discepoli sul mondo, dà loro il coraggio di proporsi in pubblico e di raccontare davanti a tutti le  grandi opere di Dio. E’ questo il compito prioritario della Chiesa: un annuncio coraggioso, pubblico, che si qualifica per quattro caratteristiche.        -Anzitutto si tratta di un annuncio comunitario: è la Comunità tutta intera che si propone pubblicamente. Anche Pietro quando proclamerà la parola lo farà a nome di tutti, circondato dal gruppo degli undici: “Levatosi in piedi con gli altri undici” annota Luca (2,14).

– Si tratta poi di un annunzio che ha come centro il racconto di Gesù, crocifisso e risorto, persona, parola e gesti. Il discorso che segue di Pietro lo testimonia chiaramente:” Uomini di Israele ascoltate queste parole,  Gesù di Nazareth… “(At. 2,22).

-In terzo luogo la Chiesa deve sapere che il suo annunzio susciterà reazioni opposte, incontrerà il consenso e dissenso, lo Spirito rende efficace l’annuncio ma non lo sottrae alla discussione: “Alcuni erano stupiti e perplessi… altri ridevano”.  I segni dello Spirito, sono evidenti per chi ha il cuore aperto  e sono incomprensibili, anzi ridicoli per chi non ha fede.

– L’annuncio deve essere ed è la quarta nota, universale. Cominciarono a parlare in altre lingue” (v.4). Già la tradizione giudaica dell’interpretazione delle Scritture suggeriva che sul Sinai la voce di Dio si divise in più lingue,  precisamente in settanta lingue, perché tutte le nazioni  potessero comprendere. Luca utilizza il simbolo delle diverse lingue di fuoco per sottolineare il compito di unità e di universalità a cui la Chiesa è chiamata. L’universalità e l’  ecumenismo sono i primi segni dello Spirito di Dio. Per suggerire la stessa idea, Luca, nota come la folla accorsa era composta di uomini di tutte le nazionalità, accorrevano uomini venuti da tutte le nazione che sono sotto il cielo.

 

E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa  ….” (v. 8)

Si sviluppa ulteriormente lo stesso concetto, lo Spirito non si lega ad una lingua o ad una cultura particolare, ma le accetta tutte e si esprime attraverso tutte, si fa capire da tutte. Gli uomini non devono abbandonare le loro lingue, ne le loro tradizioni, per farsi cristiani: l’unità dello Spirito è più profonda e non costringe l’uomo ad abbandonare il modo in cui è cresciuto. Con la venuta dello Spirito e la nascita della comunità inizia in seno all’umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia iniziata a Babele dove gli uomini parlavano la stessa lingua e volevano costruire un’unica città, ma in modo indipendente da Dio. Ma non si compresero più e si divisero spargendosi in tutta la terra.   A Babele c’è stato lo sfascio  dell’unità della famiglia umana, la disgregazione, ciascun popolo un proprio cammino, un popolo contro l’altro…

A Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono. La comunione torna ad essere possibile, perché il protagonista è lo Spirito. Ci troviamo di fronte ad  indicazioni essenziali per la Chiesa di ogni tempo: Il compito che lo Spirto le affida è di imprimere nella storia umana un movimento di riunificazione aiutando in  tutti i modi gli uomini a ritrovarsi.

Il protagonista è lo Spirito di Dio e la riunione dovrà essere nella libertà e nell’amore attorno a Dio. “Lì  udiamo pronunciare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

(Commento tratto da  Atti degli apostoli di Bruno Maggioni pag 48-53).

 

Le quattro indicazioni sopracitate valgono sia per la Chiesa universale ma anche per le singole Comunità Cristiane, le Parrocchie, i nostri gruppi delle  Cellule.  Anche noi  pur parlando la stessa lingua ed avendo la stessa cultura, viviamo e pensiamo in modo differente  gli uni dagli altri. Anche oggi  il Vangelo incontra scetticismo ed anche ostilità, chi è credente è visto come un uomo di altri tempi, un po’ ingenuo… : come vivere le nostre diversità nella comunione e come essere credibili in una società che ci considera persone marginali, come  annunziare a tutti Gesù?  Il linguaggio universale dello Spirito Santo è il linguaggio dell’amore che si concretizza nella testimonianza di vita. Non sono solo parole ma è la coerenza con i propri doveri, l’attenzione alle persone e la preoccupazione verso il bene comune e la solidarietà con chi è povero e nel bisogno…è il linguaggio dell’amore che conquista i cuori. E’ lo Spirito Santo che ci rende capaci di parlare questa lingua e  renderci costruttori di unità e di relazioni nuove. Invochiamo allora lo Spirito Santo, sia lui a guidarci a testimoniare il Vangelo dell’amore all’interno delle nostre famiglie, con i vicini di casa, di quartiere, di lavoro.

 

 

Alcune domande:

  • Pregare e stare insieme,  le due premesse della Pentecoste, in che modo noi viviamo  questi aspetti importanti della vita cristiana che ci aprono al dono dello Spirito?
  • L’esperienza di Chiesa che facciamo all’interno della cellula contiene in qualche modo le caratteristiche sottolineate sopra: – annuncio comunitario, – al centro il Vangelo, – annunzio rivolto a tutti?
  • Preghiamo insieme lo Spirito santo: Vieni santo Spirito….

 

Don Alberto

 

Cossato,   30  Maggio  2017