Insegnamento Cellule n° 8 Maggio 2019

“Dio mandò il suo figlio…perché ricevessimo l’adozione a figli…(Gl. 4.5)

 

Carissimi/e,

riprendiamo la lettura della lettera ai Galati che avevamo interrotto. Leggeremo questa sera altri due capitoli, il terzo ed il quarto. Inquadro brevemente la situazione per cui Paolo scrive le cose che leggeremo. La Galazia, antica regione, fa parte dell’odierna  Turchia, ed è  l’area geografica che ha come centro l’attuale  Ankara. Queste comunità erano formate da pagani che avevano accolto il Vangelo grazie a Paolo. Ma un gruppo di giudei aderenti  al cristianesimo andavano dietro a Paolo a dire che i pagani, se volevano diventare cristiani, dovevano contemporaneamente aderire alla religione ebraica, farsi circoncidere e osservare le leggi  ebraiche. Questa disputa  come già accennavo, è stata un grosso problema per la Chiesa primitiva, ed ha avuto una soluzione molto chiara nel primo concilio di Gerusalemme, dove la Chiesa ha stabilito che i pagani convertiti al cristianesimo non dovevano farsi ebrei. Ma nei fatti e negli avvenimenti le cose sono state molto tormentate e hanno fatto soffrire molto San Paolo. La lettera ai Galati  ne è un esempio. Per noi questo problema è ampiamente superato e ci paiono poco significativi  gli argomenti che Paolo porta per affermare che si poteva aderire a Cristo senza passare dall’ebraismo, ma allora è stato davvero un grosso problema, soprattutto per i cristiani di origine ebraica perché percepivano il cristianesimo fondamentalmente come uno sviluppo dell’ebraismo.

Tutte le volte che il cristianesimo si è inserito in una nuova cultura, in un nuovo ambiente, c’è stata molta discussione.  Proprio perché la fede si inserisce  dentro il nostro modo di vivere quando essa viene trasmessa  in un altro ambiente, molti hanno  l’impressione che si perda qualche cosa di fondamentale. Pensiamo  alle difficoltà che molti hanno avuto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, Concilio che ha tentato di riproporre la fede in un linguaggio più moderno:  ci sono state accuse di tradimento, di perdita della religione, ecc… Il Vangelo arriva dal Cielo, ma viene vissuto dagli uomini,  i quali appartengono ad una specifica  tradizione, ad una lingua, ad una storia, ad un tempo. Procedendo negli anni, il Vangelo viene assimilato così profondamente che è difficile  distinguere ciò che viene da Dio e ciò che fa parte della mentalità e del tempo di chi lo ha accolto.   In realtà non sempre a priori tutto può essere chiarito, spesso è necessario un discernimento prudente, perché davvero non è semplice  distinguere il Vangelo dal modo concreto con il quale gli uomini  lo comprendono e lo vivono. E’ un problema di sempre e quindi anche di oggi. Siamo in un tempo in cui molti hanno  l’impressione che crolli la fede, venendo  meno strutture e usanze  che hanno guidato il nostro modo di essere cristiani. La modernità ci spinge a fare più in profondità questo discernimento, come anche il fatto di una interculturalità che oggi diventa modalità comune della nostra società, viviamo infatti a contatto quasi quotidiano con culture e religioni diverse dalla nostra. Qualche pia persona ha  l’impressione che frani tutto.  San Paolo ci aiuta a cogliere l’essenziale della fede e vederla fiorire in nuove modalità.

Prendiamo allora il terzo e il quarto capitolo e leggiamoli.

Dopo avere ricominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne?   … (V. 3,3)

Paolo rimprovera duramente ai  Galati di tornare indietro;  dopo aver aderito al Vangelo e alla grande libertà di Spirito che esso contiene, ora vogliono ritornare a una pratica religiosa molto vincolata da norme e prescrizioni,  che nulla hanno a che vedere con l’amore e la libertà evangelica. Per noi questo non è più un pericolo, ma  molti cristiani  di oggi possono vivere un pericolo analogo. Per esempio quando si da fiducia agli indovini, agli oroscopi, alla più svariate pratiche occulte: questo è un modo di passare dalla limpidezza del Vangelo a un mondo oscuro che opprime e mortifica la nostra vita.  Oppure quando facciamo di alcune devozioni a Santi, l’aspetto principale della nostra relazione spirituale e non abbiamo Cristo al centro.  Ne viene fuori una religione bigotta e molto incentrata su  noi ed i nostri bisogni, ricca di preghiere e povera di amore. E’ importante invece mettere Gesù e il suo Vangelo come fondamento della nostra relazione con Dio, nella nostra preghiera.

Come Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia…” (v. 7 )

Anche qui Paolo difende il cristianesimo dalla concezione farisaica della religione che poneva l’osservanza della Legge di Mosè come fondamento della relazione con Dio. Paolo porta argomenti che per noi  non sono più di attualità, ma lo erano in quel tempo per gli Ebrei, ed  afferma  che non è la Legge di Mosè, ma la fede di Abramo che ha permesso l’ intervento salvifico dell’umanità in Gesù. Si potrebbe cosi per noi tradurre:  non è l’osservanza  materiale e scrupolosa della legge,  ma l’apertura  del cuore a Dio, il fidarsi di Lui e il camminare sulle sue vie che ci dona la “salvezza”, cioè una giusta relazione con Lui. La salvezza è aderire a  Gesù,  il figlio di Dio che è venuto in mezzo a noi, egli ci rende figli di Dio donandoci il suo  Spirito.  “Che voi siete figli lo approva il fatto che Dio mandò nei vostri cuori lo Spirito del suo figlio, il quale grida: Abba! Padre!” (V. 4,6).

La Legge è servita soltanto come un custode temporaneo fino alla venuta di Gesù. Ma la venuta di Gesù ci ha liberati da ogni schiavitù e da ogni asservimento, facendoci vivere una nuova relazione con Dio, una relazione di amore in risposta a quel grande amore con il quale siamo stati amati in Gesù.

Nonostante le difficoltà che noi oggi proviamo nel comprendere i ragionamenti  di Paolo, riferiti alla discussione con i giudeo cristiani, il problema che ne emerge è sempre di straordinaria attualità:  noi siamo salvati, cioè la nostra vita può raggiungere la sua pienezza per sempre  attraverso l’osservanza delle regole o perché mettiamo la nostra fiducia in Dio e coerentemente lo seguiamo?  Come ha sottolineato il Papa recentemente c’è il pericolo che uno pensa di salvarsi   sforzandosi di operare bene e di seguire le regole di un buon vivere. Paolo e la Chiesa ci dicono invece che noi siamo salvati  dall’amore di Dio per noi e che la salvezza consiste nell’accogliere quest’amore e farlo fruttificare nella nostra vita. Non siamo noi che possiamo  darci la salvezza in forza delle nostre buone opere, ma è Dio che ci salva, perché il suo amore cambia in profondità il nostro cuore. Non che le buone opere non servono, tutt’altro, ma esse sono possibili perché Dio ce ne  dà la forza e il centro della nostra salvezza è vivere l’amore di Dio che ci ha donato in modo totalmente gratuito in Gesù. L’uomo che pensa di salvarsi da solo attraverso il suo comportamento, innanzi tutto è un ipocrita, perché tutti in qualche modo siamo inadempienti, e poi corre il rischio di ingannarsi perché non illuminato dal Signore può davvero pensare bene ciò che in realtà non lo è, ed infine solo Dio può riempire la nostra sete di amore e di felicità che va ben oltre a tutte le nostre possibilità.   Il comprendere questo fa della nostra fiducia in Dio l’elemento fondamentale della nostra relazione con lui e ci apre orizzonti sempre più ampi in una relazione personale che trasforma noi e attraverso noi l’ambiente che ci circonda, ci rende umili e misericordiosi, capaci di amore gratuito e di perdono.

Alcune domande:

  • Quali sono i rischi, che in modo analogo ai Galati, anche noi corriamo di trasformare la nostra fede in Gesù in pratiche religiose e credenze e vincoli che la snaturano?
  • I cambiamenti nella Chiesa, come li avverto? Come un tradimento del cristianesimo, come un cambiamento del messaggio oppure come un occasione di ricentrare la nostra fede sull’essenziale? Quali rischi?
  • La mia fiducia nel Signore, la mia relazione con lui, guida la mia vita oppure penso di essere io attraverso le mie capacità e il mio buon vivere di costruire la mia salvezza?

Buona preghiera!        

 

  1. Alberto

 

Cossato, 7 Maggio   2019