Insegnamento Cellule n° 6 Aprile 2018

 ”Pace a voi  …”   (Gv. 20,19-23)

 

Carissimi/e,

siamo entrati nel tempo pasquale. La Liturgia ci aiuta a cogliere i segni della presenza di Cristo Risorto e ad approfondire la relazione  (sia  come comunità che  personale) possiamo avere con Lui.  E’ un periodo importante questo, quanto quello della Quaresima e ne rappresenta il compimento. Sempre dobbiamo preparare il cuore ad accogliere Gesù e sempre dobbiamo essere capaci di riconoscerlo e di camminare con Lui. Rifletteremo sul Vangelo della seconda domenica di pasqua aiutati dal commento di  Maggioni  e di  Ronchi.  Questa sera leggeremo la prima parte.

Prendiamo allora il Vangelo di Giovanni capitolo 20,19-23

                                “Il primo giorno della settimana . .. (v. 19)

Due volte viene indicato questo giorno e non è a caso. E’ la domenica in cui i cristiani celebrano la resurrezione di Gesù con l’Eucarestia ricordando quanto Lui ha fatto per noi. E’ davvero un momento importante, momento sicuro di incontro con Gesù. Una volta si parlava di obbligo, di precetto, i termini sono davvero inadeguati per indicare ciò che è l’Eucarestia domenicale: esigenza profonda di incontrare  Gesù  e ascoltare la sua Parola per ricevere la forza che viene da Lui.

                     “Le porte erano chiuse per timore dei Giudei…” (v. 19)

Siamo nella situazione in cui gli apostoli vivono il dramma profondo della disfatta, dell’angoscia e della paura. Certo ci sono già dei segnali di luce, ma essi sono incredibili. Hanno paura perché ciò che ha toccato a Gesù potrebbe  toccare  anche a loro. La paura “è suscitata dalle autorità che sono ostili nei confronti di Gesù. Ma se la paura può entrare nel cuore dell’uomo è unicamente perché vi trova un punto d’appoggio. La paura entra nel profondo se si è ricattabili.” I discepoli pensano di avere perso il loro punto d’appoggio, la loro speranza: Gesù. Sono allo sbando…quando incontreranno Gesù Risorto la paura si scioglierà come neve al sole, anzi sapranno affrontare con coraggio e determinazione la tribolazione e la morte per Gesù e con Gesù.

                                        “Pace a voi ….” (v. 19)

E’ il saluto del Signore Risorto. “Ma una pace diversa da come il mondo la pensa. Diversa perché dono di Dio e non semplice conquista della buona volontà dell’uomo. Diversa perché va alla radice, là dove l’uomo decide la scelta della menzogna e della verità. Diversa perché una pace che sa pagare il prezzo della verità. La pace di Gesù non promette di eleminare la croce – ne nella vita del cristiano, ne nella storia del mondo – ma rende certi della sua vittoria “io ho vinto il mondo” Gv. 16,33.”  La pace di Gesù è riconciliazione con Dio dove noi accogliamo la sua volontà ed è pace con gli uomini perché scegliamo di amarli come Dio li ama.

                                    “Mostrò loro le mani ed i fianchi…” (v. 20)

“Per farsi riconoscere, il Risorto sceglie i segni della crocifissione, il fianco e le mani. La resurrezione non fa dimenticare la croce, la trasfigura, le tracce della crocifissione sono ancora visibili, perché sono proprio loro a mostrare l’identità del Risorto e ad indicare la strada che il discepolo deve percorrere per raggiungerlo.”  La crocifissione non è superata dalla resurrezione ma anzi è esaltata e trasfigurata, perché la resurrezione ne rivela il  vero senso e  mostra il significato della sofferenza che è il dono totale di Dio che fa di se stesso. Io penso che da questo Vangelo possiamo intuire qualcosa del significato anche della nostra resurrezione. La nostra storia, le nostre relazioni, le nostre sofferenze quando  sono frutto dell’amore che noi abbiamo dato  alle persone, ci segneranno nel futuro per sempre, come segno di vittoria e partecipazione alla resurrezione di Gesù.

                         “I discepoli gioirono al vedere il Signore  …” (v.20)

“I discepoli passano dalla paura alla gioia. Come la pace anche la gioia è un dono del Signore. Si tratta di una gioia che effonda le sue radici nell’amore. Pace e gioia sono al tempo stesso il dono del Risorto e le tracce per riconoscerlo, ma occorre infrangere l’attaccamento a se stessi. Solo così non si è più ricattabili e si viene liberati dalla paura. La  pace e la gioia fuoriescono nella libertà e nel dono di sé, due condizioni per le quali e senza le quali è impossibile alcune esperienza della presenza del Risorto.”  La vera gioia si prova quando ci si incontra con una persona dalla quale sappiamo di essere amati fino in fondo. La si incontra quando il nostro cuore si lascia toccare dall’amore di Dio e ne percepisce la grandezza,  anzi l’infinità.

                              “Ricevete lo Spirito Santo  …” (v.22)

Il dono più grande del Risorto è lo Spirito Santo che è lo Spirito del Padre e del Figlio e che permette che il Padre ed il Figlio possano prendere dimora nel nostro cuore. Lo Spirito Santo fa si che la nostra persona entri in profondità della vita di Dio partecipando alla relazione che c’è tra il Padre il Figlio e lo Spirito Santo. Grazie allo Spirito,  Gesù abita nel nostro cuore, prende il timone della nostra vita e ci conduce. Solo con Lui possiamo raggiungere la vetta del vero amore, della vita donata in piena gratuità.

 

                          ”A coloro a cui perdonerete i peccati … (v.23)

Legato al dono dello Spirito Santo c’è il potere di annunciare il perdono di Dio sui peccati degli uomini. Normalmente questa espressione viene riferita al perdono sacramentale che la chiesa offre ai penitenti, nella confessione,  ma è molto di più. Questo potere si riferisce alla testimonianza che tutta la Chiesa e che ciascun cristiano deve offrire del perdono di Dio. Perdonare distrugge il male, anzi fa fiorire il bene là dove c’era odio e rancore. Ciascuno di noi è chiamato a vivere questo dono e questa missione, essere strumento di riconciliazione  e di perdono nei luoghi dove viviamo, tra le persone che spesso sono divise e ostili tra di loro. Il perdono è fondamentale per vivere in pace con gli uomini, come sottolineano i  messaggi del Papa nella giornata per la  pace, “non c’è pace senza giustizia” ma “non c’è  pace senza perdono”,  perché la giustizia la si deve costruire in un mondo dove essa è stata violata profondamente e senza perdono questo non è possibile. Come diceva Gandhi, occhio per occhio rende il mondo cieco. Senza perdono non ci può essere futuro per il mondo intero.

Alcune domande:

 

  • Come vivi l’importanza della domenica?
  • Quando sperimenti la pace e la gioia del Signore?
  • Come vivo il dono dello Spirito Santo?
  • Sento la missione di annunciare il perdono?

                        Buona preghiera

                                                                                                 Don Alberto

Cossato, 3 Aprile  2018