Insegnamento Cellule n° 3 Febbraio 2018

”Questi è il Figlio, l’amato  …”   (Mc. 9,7)

 

Carissimi/e,

questa sera rifletteremo sul Vangelo della seconda domenica di Quaresima, il brano della trasfigurazione. E’ un avvenimento di particolare significato, sia nel cammino dei discepoli con Gesù verso Gerusalemme, sia per il cammino nostro dietro a Gesù nelle vicende della  vita. Per brevità riporto il commento di Bruno Maggioni  tratto da “Al pozzo della Parola” ed. Ancora. Ma prima di tutto leggiamo il testo:

Marco 9,2-10.

L’episodio della Trasfigurazione (Mc 9,2-10) si inserisce molto bene nell’itinerario di conversione proposto dalla Quaresima. Il volto trasfigurato, le vesti splendenti. la nube e la voce celeste svelano che il cammino di Gesù verso la Croce nasconde un significato pasquale. Quest’uomo incamminato verso la croce è in realtà il Signore risorto e glorioso. L’episodio ha uno scopo ben preciso: rivelare ai discepoli disorientati Il senso profondo e nascosto del Cammino di Gesù. Essi hanno già capito che Gesù è il Messia e già si sono persuasi che la sua strada conduce alla Croce, ma non riescono a capire che la Croce nasconde la gloria. Per questo hanno bisogno di un’esperienza, seppure fugace e provvisoria: hanno bisogno che il velo si sollevi. Nel cammino di fede dei discepoli possiamo dire che la Trasfigurazione è una sorta di verifica. Dio concede discepoli, per un istante, di contemplare la gloria del Figlio, di anticipare la Pasqua e di comprendere che la strada di Dio non è chiusa ma aperta. La Trasfigurazione non è il segno –  né per Gesù né per i discepoli – che la via della Croce è terminata. E’ solo lo svelamento del suo significato nascosto.

   Nel cammino della fede non mancano momenti chiari, gioiosi, all’interno della fatica dell’esistenza Cristiana. Occorre saperli scorgere e saperli leggere. Senza però dimenticare che il loro carattere e fugace e provvisorio. La strada continua ad essere quella della Croce. Mi si permetta di insistere. Il discepolo deve sapersi accontentare. Di queste esperienza ne devono bastare poche e brevi. Pietro desiderava eternizzare quell’improvvisa chiara visione: “Facciamo tre capanne”. E’ un desiderio che manifesta un’incomprensione dell’avvenimento, che non è l’inizio del definitivo, non è ancora metà, ma solo l’anticipo profetico di essa. Al discepolo viene offerto una verifica, una caparra: poi bisogna fargli credito, senza limiti.

    C’è un altro aspetto su cui riflettere: il comando “ascoltatelo”. L’ascolto è ciò che definisce il discepolo. La sua ambizione non è quella di essere originale, ma di essere servo della verità, in posizione di ascolto. L’ascolto è fatto di obbedienza, conversione speranza. Richiede non solo intelligenza per comprendere, ma coraggio per decidersi: quella che ascolti è infatti una parola che ti coinvolge e ti strappa a te stesso.

 

Mi permetto anch’io di fare alcune sottolineature:

Li portò sopra un monte in un luogo appartato, loro soli. .. (v. 2)

Per entrare nella conoscenza di Gesù, per comprendere il valore grande delle sue parole e dei suoi gesti, per cogliere in Lui la presenza di Dio c’è bisogno di stare con Lui. Sono i momenti della preghiera, della lettura del Vangelo, sono i momenti dove con chiarezza e gioia intuiamo la sua presenza nella nostra vita e  cogliamo il senso del nostro cammino, ci rendiamo conto di essere amati da Dio. Abbiamo già vissuto questi momenti?

“Si trasfigurò, le sue vesti divennero splendenti…” (v. 3)

Ci è quasi impossibile immaginare come sarà il mondo futuro. Abbiamo qui però una certa anticipazione, come il volto di Gesù, così anche il nostro volto sarà un riflesso della bellezza di Dio e dl suo Amore. E per opera dei credenti  anche la creazione  parteciperà a questa bellezza.

Mosè ed Elia ….” (v. 4)

In Gesù c’è davvero la sintesi di tutto il cammino spirituale di Israele, c’è il suo compimento ed anche il suo superamento verso una legge più perfetta, quella dell’amore. Qual è la mia conoscenza del primo testamento? Per comprendere in profondità il messaggio di Gesù è importante anche conoscere tutto il cammino spirituale di Israele presentato  nel primo testamento.

“Facciamo tre tende…” (v. 6)

La luce intravvista da Pietro non è  quella finale, è solo una luce che deve servire a camminare. L’errore di Pietro è volere che quel momento duri sempre. Per arrivare alla luce finale occorre camminare dal Tabor attraverso il Calvario e la luce del Tabor ci  aiuta a vivere il grande buio del Calvario. Ci sono momenti in cui credere significa tenere ferma l’esperienza della luce avuta in certi momenti belli della vita,  nelle situazioni dove il buio sembra avere il sopravvento. Si tratta come Maria di conservare “queste cose nel cuore” e camminare nella fedeltà al Signore.

“Questo è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo …” (v.8)

Per la seconda volta la voce di Dio Padre proclama Gesù Figlio diletto e ci invita a seguirlo. La Parola di Gesù ci è donata nel Vangelo, nella Sacra Scrittura, nei Sacramenti della Chiesa, nel Magistero, nella testimonianza di amore nei Santi. Gesù davvero ci conduce attraverso le vicende concrete della nostra vita, che a volte sono difficili e cariche di sofferenza, alla  meta finale della nostra esistenza che è Dio stesso.  La trasfigurazione rappresenta la certezza interiore che la nostra vita e  tutta la storia dell’umanità va verso una rigenerazione profonda, va verso la resurrezione.

Viviamo con intensità la Quaresima!

Buona preghiera

Don Alberto

Cossato, 27  febbraio 2018