Insegnamento cellule n° 3 Febbraio 2017

E’ risorto il terzo giorno  …” (Cor. 15,4)

Carissime/i,

siamo  verso la fine della lettura della prima lettera ai Corinti, questa sera commenteremo i capitoli quindici e sedici. In   seguito, per la quaresima,   leggeremo alcuni Vangeli delle domeniche per vivere bene insieme  quel periodo liturgico così prezioso.  Nel capitolo quindici,   Paolo,  terminato il grande discorso sui carismi,  affronta l’ultimo  dei gravi problemi che attraversano la comunità di Corinto: alcuni negano la resurrezione dei corpi. Paolo ribadisce il messaggio centrale della nostra fede,  cioè la verità della resurrezione, il negarla vuol dire negare tutto.

Prendiamo il testo al capitolo 15, 1-9

 

A voi infatti ho trasmesso… (v.15,3 seg.)

Paolo ha ricevuto e ha trasmesso a sua volta (oltre ad essere stato anche lui testimone) questa verità fondamentale della fede: Gesù è morto ed è resuscitato; la resurrezione è stato un fatto reale testimoniato dall’apparizione del risorto agli Apostoli e a un gruppo cospicuo di persone. Paolo parla dell’evento della resurrezione di Cristo citando il frammento originario della professione di fede e riaffermando il kerigma primitivo:  colui che  risorto il terzo giorno è lo stesso che è morto per i nostri peccati. Morte-resurrezione di Cristo è  il fatto di salvezza fondamentale. La resurrezione non abolisce lo scandalo della croce ma lo attraversa, portando per sempre i segni della crocifissione. Tuttavia la fede non si fonda soltanto sulla croce di Cristo, ma comprende la sua resurrezione altrimenti tutto si vanifica in una illusoria visione della vita di Cristo. Risorgere con Cristo significa partecipare attraverso la morte alla vita definitiva del risorto; prima Cristo, quindi coloro che gli appartengono. Paolo testimonia anche la sua esperienza personale, anche a  lui è stata data la grazia di incontrare Cristo Risorto  e di annunciarlo.  Sulla fede nella resurrezione di Cristo si fonda la speranza della nostra resurrezione “se in fatti i morti non risorgono neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (V. 16-17)

 

Come risorgono i morti…” (v.15,35)

Di fronte all’interrogativo su come risorgono i morti, Paolo precisa che si tratta di un processo di trasformazione grazie al quale quanto è corruttibile non resta tale ma si riveste di incorruttibilità. Diventa così chiara la distanza della visone di san Paolo da una forma di spiritualismo per cui risorgerebbe soltanto l’anima, mentre il corpo umano si corrompe; a risorgere non è soltanto una parte dell’uomo, ma tutto il suo essere.  Questo dà un valore fondamentale alla nostra dimensione corporea e contraddice alcune tendenze  presenti nella comunità di Corinto  (e non solo)  che dicevano che poiché il corpo è la parte inferiore di noi che andrà definitivamente a perdere,  tutto era lecito, anche l’immoralità più grave perché intanto il corpo non era destinato alla resurrezione.  Paolo sottolinea come la vita nuova in Cristo,  nuovo Adamo,  implichi necessariamente uno stile di vita di amore e di dono che coinvolge anche la nostra realtà materiale.

 

Il primo uomo Adamo, divenne un essere vivente …” (v. 15,44 seg.)

Noi partecipiamo per natura alla eredità di Adamo che deve fare i conti con la morte, la quale per Paolo non è solo un fatto legato all’esistenza terrena ma è contemporaneamente anche realtà derivante dal peccato (per mezzo di un uomo venne la morte). La vita e la resurrezione avvengono attraverso il mistero di Cristo, cioè l’amore infinito che Dio ha per l’uomo che si è manifestato pienamente nella passione-morte-resurrezione di Gesù. Quest’amore ci purifica dei nostri peccati e ci fa partecipare ad una vita nuova che è la  stessa  vita di Dio. Questa nuova vita trasforma la nostra esistenza schiava del peccato e destinata a perire in vita di grazia attraverso la nostra adesione a Gesù e ci renderà un giorno creature nuove partecipi del modo di essere di Cristo senza più i limiti del peccato e della morte. Il  nuovo modo di essere sarà conforme a quello di Cristo ed è difficile dire di più perché questo nuovo stato  va oltre alla nostra esperienza attuale e lo intuiamo solo guardando Cristo e facendo esperienza dell’amore che Lui ci ha donato. Già però fin da ora sperimentiamo che quell’amore ci cambia in profondità che è dono che viene dall’alto e nello stesso tempo corrisponde al nostro essere più profondo ed un giorno anche la materialità del corpo sarà trasformata quando  entreremo in pienezza nel Regno di Dio.

 

…  Riguardo poi alla colletta in favore dei Santi …” (v. 16,1 seg.)

Affrontati tutti i problemi importanti Paolo può passare ai saluti, non però senza prima accennare alla colletta per la chiesa di Gerusalemme, Paolo chiede di regolarsi secondo le indicazioni già date alla chiesa di Galazia: si preoccuperà lui di farla arrivare in sicurezza e di accompagnarla con lettere credenziali oppure se può di portarla di persona. Vediamo qui come la comunione dei beni, la solidarietà reciproca, fosse un elemento qualificante già la prima chiesa. Essere cristiani significa riconoscerci tutti fratelli e sorelle parte di un’unica realtà che è il corpo di Cristo, è naturale che questa comunione arrivi fino alla condivisione dei beni. Essa anzi è una verifica se davvero viviamo le cose in cui crediamo. Il condividere i beni è aspetto essenziale del nostro essere cristiani. Deve essere un gesto  libero, perché diverse sono le condizioni in cui ciascuno vive e soprattutto perché deve nascere da un amore vero per Gesù.

Seguono in fine alcune informazioni riguardando i progetti di viaggio dell’apostolo e le raccomandazioni per l’accoglienza di Timoteo e della famiglia di Stefanàs. Dà poi alcune notizie di Apollo e scrive i saluti finali addirittura di suo pugno. Si conclude così questa  lettera  piena di tanti spunti di vita concreta scritta per una delle chiese primitive più vivaci

ma non priva di valenza attuale per le comunità del nostro tempo.

 

Alcune domande:

 

  • Qual è la mia fede nella resurrezione di Cristo e credo nella resurrezione ?
  • Ho esperienza della presenza di Cristo vivo nella mia vita e come posso esprimerla ?
  • Nel mio modo di sentire c’è relazione tra il perdono dei peccati da parte di Dio e la passione-morte di Cristo?
  • Come vivo la comunione dei beni all’interno della Chiesa ?

 

Don Alberto

Cossato, 7  Febbraio  2017