Insegnamento cellule n° 15 Novembre 2016

 Siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio    (1Cor 6,11)

Carissimi/e,

 

davvero la Comunità di Corinto è una Comunità “normale”, tutt’altro che ideale, dove i problemi non mancano e le contraddizioni con il Vangelo sono molte.  Del resto sono quasi tutte persone che arrivano dal paganesimo e vivono in Corinto, città di porto e di scambio commerciale dove i disordini morali e le ingiustizie erano abbondanti. Paolo ha come orientamento di fondo la novità della vita cristiana, sia con parole dure e sia con esortazioni accorate aiuta i Corinti ad essere vera Comunità Cristiana.

La lettera è un esempio di come non ci si deve scoraggiare ma credere nell’azione dello Spirito Santo che muove i cuori verso il Vangelo. Nei capitoli 5 e 6 Paolo affronta il problema di un caso d’incesto (un uomo viveva con la moglie di suo padre), poi il fatto che alcuni Corinti ricorrono ai tribunali pagani per liti contro fratelli nella fede cristiana, ed  infine parla del valore del corpo rimproverando disordini sessuali presenti nella Comunità.

 

Prendiamo allora il testo e leggiamo insieme un brano di questi due capitoli: 1 Corinti  6, 9-14.         

 

Si sente dunque parlare di immoralità tra voi  … ( 5 ,1)

L’incoerenza cristiana  emerge in alcuni deplorevoli comportamenti dei Corinzi come il caso d’incesto, “peccato che non si riscontra neppure tra i pagani (5,1)” davanti al quale Paolo prende una posizione drastica: “venga consegnato a Satana a motivo della carne, affinché lo spirito possa essere salvato” (5,5). Di questa situazione è colpevole in primis la persona in causa ma allo stesso tempo anche gli stessi Corinzi che la tollerano e addirittura se ne vantano. La situazione è indubbiamente delicata, da una parte la Comunità non può tollerare comportamenti inammissibili senza prendere posizione, perché compito della Comunità è correggere i cattivi comportamenti e ciò che contrasta con il vero amore di Cristo. Dall’altra parte è importante l’atteggiamento di misericordia dove chi sbaglia è aiutato con pazienza a liberarsi dei propri errori per ritornare in   pienezza alla vita comunitaria. Questi due aspetti devono essere entrambi sempre tenuti presenti e l’atteggiamento concreto da assumere richiede spesso una vera maturità pastorale, e non può essere lo stesso in situazioni diverse e in contesti diversi.  In questo caso Paolo prende una linea netta, chi vive questi comportamenti deve essere messo fuori dalla Comunità, non per escluderlo ma perché si ravveda e non nascano equivoci su quale deve essere il comportamento dei cristiani. Il fine è la sua guarigione: “affinché lo Spirito possa essere salvato nel giorno del Signore (5,5)” cioè gli conceda di convertirsi.

Paolo parla di liberarsi dal lievito vecchio, cioè dalla mentalità che arriva dal mondo per assumere sempre più pienamente la novità di vita che viene da Cristo Risorto. La Comunità è proprio il luogo dove questo cambiamento avviene e ciascuno è aiutato a compierlo all’interno del proprio cuore. Per questo è necessario che la Comunità sia molto chiara nell’indicare ciò che è contrario al Vangelo. La mentalità del mondo (lievito vecchio) deve essere riconosciuta e abbandonata.

 

Non sapete che i Santi giudicheranno il mondo…” (6,2)

Paolo poi deplora il ricorso ai tribunali pagani fatto dai cristiani nei confronti di fratelli nella fede. Cosa grave è il fatto che si ricorre al giudizio degli infedeli per questioni tra fratelli. Non solo ci si divide ma anche ci si fa causa uno contro gli altri, è una grave contraddizione: dimostra mancanza di amore fraterno al punto di non trovare un accordo. Inoltre i Cristiani sono chiamati a giudicare il mondo, cioè a manifestare la verità dell’amore di Dio su tutte le situazioni umane e a rivelare quindi ciò che è giusto secondo Dio e ciò che non lo è. San Paolo si chiede poi come è possibile che non ci siano nella Comunità degli uomini saggi al di sopra delle parti capaci di comporre le liti in maniera accettabile ai  contendenti:  “Lo dico a vostra vergogna (6,5)”. Paolo aggiunge anche che il cristiano, che è una persona spirituale, è capace si subire ingiustizie piuttosto che ricorrere a tribunali pagani:  “Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene (6,7)”

Questo modo di pensare di Paolo,  che è parola di Dio,  mette in crisi non solo la Comunità di Corinto ma molti cristiani e cristiane anche dei giorni nostri. Paolo conclude ribadendo l’impossibilità di salvezza per qualsiasi persona “carnale” che vive nell’ingiustizia e nelle ruberie e nell’immoralità.

 

Il corpo non è per l’impurità ma per il Signore …” (v.13)

A quanto sembra Paolo è bene informato sulle difficoltà che attraversano i cristiani di Corinto e sulla licenziosità etica in ambito sessuale. D’altro canto non poteva immaginare che con la prima adesione al suo Vangelo i destinatari avessero perso in modo improvviso le distanze dal loro passato.  Paolo  sottolinea i danni di un malinteso senso di libertà nella sessualità. Il corpo è destinato alla resurrezione e a vivere  in profonda unità con la scelta di amore propria del cristiano. La nostra sessualità, bene donataci da Dio,  non è per il piacere fine a se stesso ma è per vivere relazioni profonde di amore e di dono che si devono realizzare all’interno di una comunione che può e  deve sostenere la vita, cioè il matrimonio. “State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta è fuori dal suo corpo: ma chi si dà all’impurità pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi…siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (6,18-20) “

L’ideale di un cristiano è quello di fare di tutto se stesso espressione di amore nella vera libertà che presuppone il dominio su se stessi.

Viviamo anche noi in una cultura dove il piacere sessuale è fine a se stesso, separato da ogni riferimento etico e considerato un diritto che nessuno può mettere in discussione. La sessualità è un aspetto importante della persona e non può non essere illuminato dalla  fede che ne rivela il senso,  la finalità e la sua relazione con il bene integrale della persona. A prima vista la morale cristiana sessuale sembra molto restrittiva, ma in realtà invece ci aiuta a vivere questa dimensione importante nel modo migliore collegata  strettamente alla relazione di amore che deve unire  l’uomo alla donna.

 

Alcune domande:

 

  • Gli stimoli a parlare non mancano, guidati da san Paolo verifichiamo sia il modo di comporre le liti e sia cosa pensiamo sulla sessualità.

 

 

Don Alberto

Cossato,   25 Ottobre   2016

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