Insegnamento Cellule n° 14 Novembre 2018

”Signore Gesù Cristo Re dell’Universo”    

Domenica 25 Novembre

               Carissimi/e,

siamo all’ultima domenica dell’anno liturgico. Che cos’è l’anno liturgico? E più in generale che cos’è la liturgia? Cerco di spiegarmi in modo stringato e forse un po’ frettoloso. La nostra salvezza è un fatto storico molto concreto, l’intervento di Dio nella storia degli uomini parte dalla vocazione di Abramo e termina con la passione, morte-risurrezione di Gesù e la Pentecoste, che è il dono dello Spirito Santo. Questo intervento di Dio nella nostra storia rivela il suo cuore di Padre e il suo amore infinito per noi. Un amore che è da sempre e per sempre. In che modo noi  ci incontriamo con questo mistero di amore rivelato molti anni fa?  Ci accostiamo attraverso la Chiesa, la predicazione del Vangelo, la vita comunitaria e la liturgia.                                                                                             Attraverso la liturgia superiamo la barriera del tempo ed entriamo in questa storia di salvezza,  manifestazione dell’infinito amore di Dio. Attraverso la liturgia noi ci accostiamo alla fonte della  salvezza che entra nella nostra storia e nella mia vita.                                                                                La Chiesa in modo davvero materno ci aiuta ad accostarci a quest’unico mistero di amore celebrando nei vari tempi dell’anno gli aspetti fondamentali della nostra redenzione. Due sono i momenti essenziali:  l’incarnazione del Verbo di Dio, che è la nascita di Gesù con il tempo di Avvento e di Natale;  la passione-morte-risurrezione di Cristo con il tempo della Quaresima e di Pasqua che si conclude con la Pentecoste.  Le domeniche ed i giorni che ci sono tra questi due tempi fondamentali vengono chiamati “per annum” dove attraverso le letture dei Vangeli ci accostiamo alla vita pubblica di Gesù ed ai suoi insegnamenti, ai suoi gesti di salvezza.                     Nella riforma del Concilio la Chiesa ha stabilito di leggere un anno per volta, i tre Vangeli sinottici:  Marco, Matteo e Luca. Parti importanti del Vangelo di Giovanni si leggono nei momenti liturgici forti. Questo non significa ripetere ogni anno le stesse cose perché la liturgia è relazione viva, è un  accostarsi comunitario e personale a questa totalità del dono di salvezza. La novità sta nell’incontro, perché “ oggi, Dio mi salva”,  oggi non è uguale a ieri, la nostra situazione cambia e il nostro cuore può diventare più capace di accogliere il dono di Dio che è infinito e quindi mai pienamente accolto. La nostra vita e la situazione in cui oggi vivo viene illuminata da Gesù, sorretta da lui che mi guida. Il mistero dell’amore di Dio che ci redime è infinito e quindi sempre nuovo, mai compreso pienamente, l’oggi che noi viviamo, la situazione in cui ci troviamo, non è mai quella di ieri, la liturgia allora non è mai ripetizione, ma crescita continua.                                                                                           Momenti centrali della liturgia sono i Sacramenti ed in modo particolare l’Eucarestia in cui Cristo si dona come pane e ci rende sua comunità, suo popolo.                                                                                 La Chiesa ha voluto celebrare la fine dell’anno liturgico con la festa di Cristo Re.

Leggiamo allora il testo della domenica 34ª del tempo ordinario, Giovanni 18,33b – 37.

                                “Pilato disse a Gesù “Tu sei il Re dei Giudei?  …” (v. 33b)

Il termine Re è molto equivoco, non è usato nei Vangeli se non alla fine della vita di Gesù, quando muore sulla croce, proprio perché allora ogni equivoco viene dissolto, Cristo è Re totalmente in modo diverso dai Re di questa terra e anche dalle attese del popolo d’Israele: “Il mio regno non è di questo mondo” (v. 36). Cristo è Re non perché ci comanda ma perché ci ama fino a morire per noi, salva la nostra vita dalla morte, ci libera dalla schiavitù del peccato, ci introduce in una relazione nuova con Dio, quella di figli, donandoci la possibilità di realizzare pienamente il progetto di Dio su di noi, che è  pienezza di vita in Dio.

Questa realtà viene espressa bene da S. Paolo nella lettera agli Efesini 1, 3-10.

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,  predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;  nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito  per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.

                                             “Tu lo dici: io sono Re…”   (v. 37)

Gesù chiarisce bene che il suo Regno non è come quello che gli uomini pensano. “Non è di quaggiù”.  Con questa affermazione, Gesù, non vuole assolutamente dire che il suo Regno non  riguarda il mondo e le realtà presenti, bensì che il suo Regno – già presente tra gli uomini – non trae la sua origine dal mondo e ha un modo completamente diverso di essere: è servizio e amore fino a morire. Un trono che è la croce, una corona che è corona di spine, dei diademi lucenti che sono le piaghe delle mani, dei piedi e del costato, un donarsi per amore fino all’estremo.

               “Per questo io sono nato… per dare testimonianza alla verità” (v. 37).        Dunque la regalità di Cristo è completamente sottomessa alle esigenze della verità, parola che nel linguaggio giovanneo indica la verità di Dio, il suo amore per l’uomo e ogni uomo. Questa regalità abbraccia ogni uomo dove tutti, proprio tutti, sono uguali ed amati. La sua regalità è umanissima, anzi è generativa di umanità, perché apre orizzonti nuovi, fa emergere e realizza i bisogni più profondi, ci fa avanzare nella fraternità e nella pace. Solo attraverso la sua regalità l’uomo può giungere alla pienezza della propria umanità.

                             ” Chiunque è dalla Verità ascolta la mia voce…” (v. 37)

Per comprendere la regalità di Gesù e divenire suoi sudditi, occorre avere un cuore aperto alla verità, un cuore che ascolta e che ama. Solo nella libertà è possibile quest’incontro, ed è un incontro di amore. A Lui mi dono perché Lui a me si è donato, mi fido di Lui fino in fondo perché Lui si è fidato di me fino a morire. Credo in Lui perché Lui crede in me, nella mia esigenza profonda di amore e di felicità e vuole realizzarla. Davvero Gesù è un Re, Re dell’amore che si è fatto mio servitore. Facciamo nostro il motto episcopale e papale di Giovanni Paolo II “Totus Tuus”. Davvero vogliamo essere totalmente di Cristo per essere pienamente noi stessi, vogliamo donargli tutto per ricevere in cambio Dio stesso.

Alcune domande:

  • Come vivo la liturgia della Chiesa: l’ Eucarestia domenicale? La Confessione? Ecc…
  • La mia vita, le gioie, le sofferenze, la mia preghiera personale, in che modo sono in relazione con il mistero di Gesù, che è la nostra salvezza?
  • Come fare si che l’Eucarestia domenicale parrocchiale esprima sempre meglio l’incontro tra il dono di Gesù e la nostra vita?
  • Come mettersi sempre di più sotto la regalità di Gesù?

 

 

Buona preghiera

 

                                                                                                                                                                                                                                          don Alberto

 

Cossato, 13 novembre  2018