Insegnamento Cellule n° 13 Settembre 2017

 ”Io sono in  mezzo a loro…”   (Mt. 18,20)

Carissimi/e,

inizia un nuovo anno sociale! Riprendiamo i nostri incontri con entusiasmo perché il Signore ci invita a camminare e  come dirà   nel Vangelo che leggeremo,  Lui è in mezzo a noi. Quest’anno, come concordato nella cellula leader, commenteremo alcuni Vangeli domenicali, alcuni Salmi e una o due lettere di S. Paolo.   Alterneremo questi temi per rendere più varia la mensa della Parola a cui settimanalmente siamo abituati a sederci.

Questa sera leggeremo il Vangelo di domenica scorsa, è un tema molto importante (quello della correzione fraterna)  che ci fa entrare nel significato di essere comunità. Comunità cristiana è proprio quello che vogliono vivere le cellule, a piccoli gruppi, perché le relazioni siano più profonde e si possa insieme migliorarci evangelicamente, senza perdere di vista l’orizzonte più ampio in cui siamo inseriti:  la parrocchia, la diocesi, la Chiesa, la comunità civile.  Non dimentichiamo poi,  che compito delle cellule è quello di fare comunità così belle, da attirare a sé chi ha perso ogni riferimento ecclesiale. Gesù ci invita a vivere uno stile di vita diverso e nuovo da quello comune ed essere  sale e luce.

 Prendiamo il testo e leggiamolo attentamente Matteo 18,15-20

                                “Se il tuo fratello commetterà una colpa  ….” (v. 15)

Il passo evangelico che commentiamo è una parte del grande discorso in cui Matteo ha radunato diverse parole di Gesù intorno alla vita comunitaria. Come deve comportarsi una comunità, se vuole essere veramente alla sequela di Gesù? La prima indicazione riguarda la correzione fraterna. La comunità non può accettare tutto e la stessa carità non deve essere senza la verità. In seguito Gesù parlerà del perdono che deve essere praticamente illimitato ma non bisogna dimenticare il male ed è importante allora correggerci. La comunità serve anche proprio a questo, migliorarci reciprocamente, progredire nel bene aiutandoci a togliere nella nostra vita ciò che è in contraddizione con il Vangelo. Nel far parte della comunità ci dobbiamo dare implicitamente il permesso di entrare nella vita personale al fine di migliorarci nel Signore.  C’è un debito reciproco, secondo S. Paolo, versare ognuno nel cuore dell’altro l’amore di Cristo. In una società molto individualista, dove ognuno fa quello che vuole e nessuno può dirgli niente, la comunità cristiana rappresenta un’altra logica dove ciascuno è corresponsabile del proprio fratello, una corresponsabilità che nasce dall’amore.  C’è molta differenza tra fare comunità e una piazza…

                               “Avrai guadagnato il fratello ….” (v. 15)

Che bella espressione! Se tuo fratello sbaglia tu avvicinati e cammina verso di lui. Che cosa autorizza intervenire nella vita dell’altro? Solo questa parola: fratello! Solo se porti il peso e la gioia dell’altro, se ne conosci le lacrime, se  sei davvero fratello o sorella, sei autorizzato ad ammonire. Ciò che ci autorizza non è la verità ma è la fraternità. I cristiani sono coloro che fanno la verità nell’amore.

                                “Se non ascolterà   ….” (v. 16)

Il Vangelo si premura di precisare che la correzione fraterna deve essere: graduale, discreta, paziente, a quattrocchi, dinanzi a uno o due testimoni, dinanzi all’intera comunità.  Le parole di perdono che seguiranno questo brano (quelle di perdonare sempre) non correggono l’istanza della correzione fraterna ma la illuminano. Se si deve denunciare il male e correggere chi lo compie è perché tu hai già perdonato ed ami il peccatore ed è per questo che hai il diritto di correggerlo.

                              “Sia per te come un pagano e un pubblicano …” (v.17)

Questo significa che se uno persiste in una condotta riprorevole grave, c’è tutto da rifare il suo essere cristiano, è solo di facciata, è importante allora una nuova evangelizzazione fatta di amore, di testimonianza della verità e della carità, di annunzio del Vangelo come verso chi non ha ancora incontrato Gesù.

                               “Tutto quello che legherete …” (v.18)

Legare e sciogliere è frase rabbinica che significa in sostanza la possibilità di perdonare. E’ un potere grandissimo quello del perdono che il Signore affida alla comunità ed è composto di due aspetti essenziali, riconoscere il male come tale e volere allontanarsi da esso, ed è proprio il compito della comunità cristiana aiutare in questo percorso. Nella comunità cristiana continua il peccato ma nello stesso tempo continua anche più ostinato il perdono dei peccati. Le parole di Gesù hanno niente a che fare con gli atteggiamenti di critica e di pettegolezzo che molte volte circola nei nostri ambienti, hanno niente a che fare con gli atteggiamenti di chi bacchetta sempre gli altri. Devono essere interpretati invece proprio all’interno della pedagogia di Dio nei nostri confronti, fatta di verità e di carità, di misericordia, di perdono, di volontà di renderci santi tutti. Sarà sciolto nei cieli.

                                       “Dove sono due o tre …” (v.19)

Dove e come posso fare un autentica esperienza di Dio? Ecco chiarissima la risposta: dove si fa comunità nel suo nome, Dio è presente. La mentalità individualista corrente: ciascuno prega per suo conto, si va solo in chiesa quando non ci sono gli altri… è lontanissima dal pensiero biblico e dalle indicazioni di Gesù. Solo nella comunità si può conoscere chi è Gesù e fare una profonda esperienza di Lui.

 

Alcune domande:

  • Hai esempi o esperienze di vera correzione fraterna che ha aiutato a migliorare?
  • Come poter vivere nei nostri gruppi quest’aspetto del miglioramento reciproco e quali sono gli atteggiamenti e le modalità che bisogna usare perché sia efficace? Quali sono invece le modalità da evitare che dividono al posto di costruire la comunità?
  • Mettersi insieme per pregare: viviamo questa esperienza, in cellula, in famiglia, tra gli amici?
  • Con quale spirito sto ripartendo e che cosa mi piacerebbe vivere quest’anno nella cellula?

                                                                                                                Don Alberto

Cossato,   12  Settembre    2017