Insegnamento Cellule n° 10 Giugno 2017

 ”Perché tu lo riavessi… come fratello carissimo…”   (Filemone 16)

 

Carissimi/e,

la lettera a Filemone è quella più corta (quasi un biglietto) degli scritti di S. Paolo, ed è la più personale e confidenziale. Svela tratti  della sensibilità dell’Apostolo e della sua capacità di relazionarsi con gli altri. Essa si riferisce ad  una condizione concreta e contingente che Paolo illumina nella fede in Gesù. Evidenzia bene anche la novità del cristianesimo che dà un orizzonte nuovo alle relazioni anche sociali tra gli uomini, non tanto contestando l’organizzazione socio-politica ma introducendo un modo nuovo di relazionarsi in Cristo: quello dell’amore che ci fa accogliere tutti come fratelli o sorelle. Lettera molto breve ma davvero ricchissima di spunti per il nostro vivere concreto.

Prendiamo il testo e leggiamolo attentamente Filemone 1-25

 

 

Paolo prigioniero di Cristo Gesù  ….” (v. 1 seg.)

Filemone è una persona ricca che si è convertito al cristianesimo grazie alla predicazione di S. Paolo. Che sia una persona agiata lo si deduce dal fatto che aveva una casa grande presso la quale si radunava la comunità cristiana, non si sa bene in quale città (probabilmente a Colosse)   e possedeva almeno uno schiavo. Paolo invece si trovava prigioniero in una sorta di “arresti domiciliari”, (visto che poteva ricevere persone) probabilmente ad Efeso. Onesimo, schiavo di Filemone suo padrone da cui era probabilmente scappato, aveva aderito alla fede incontrando Paolo in prigione, e si era messo a suo servizio  diventato utile in vari modi. Notiamo la somiglianza tra le prime comunità cristiane e le nostre cellule. I primi cristiani si trovavano nelle case dei più agiati, perché spaziose, per pregare, ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e celebrare l’Eucarestia.  Non c’erano le Chiese, anzi, poco dopo dovevano fare questo in segreto perché perseguitati.  Queste prime comunità sono di riferimento per tutta la storia del cristianesimo.

 

Pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ….” (v. 8)

Onesimo è uno schiavo;  al tempo di Paolo nel mondo greco romano la schiavitù era diffusissima (secondo varie stime tra il 30 e 60 %   della popolazione). Uno schiavo poteva nascere tale se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni (la cattura in guerra, debiti insoluti, ecc…). In tutte le grandi città esistevano fiorenti mercati dove acquistare o vendere uomini, donne e bambini. Non era raro il caso di schiavi che spinti dal desiderio di libertà  fuggivano dai loro padroni; se venivano catturati dovevano essere  ricondotti al padrone e venire  sottoposti a duri castighi o addirittura messi a morte, a volte crocifissi. E’ questo il contesto in cui collocare il caso di Onesimo.

Paolo dice che avrebbe il diritto, essendo Filemone un cristiano,  di chiedergli che Onesimo rimanesse  presso di lui  essendo agli arresti  e quindi bisognoso di aiuto,  anche proprio ai fini  dell’evangelizzazione.  (“avrei voluto tenerlo con me perché mi servisse al posto tuo, ora che sono in carcere per il Vangelo” V.13)

 

Perché il bene che fai non sia forzato ma volontario  ….” (v. 8)

Vediamo qui tutta la discrezione e la delicatezza di Paolo. Non vuole costringere Filemone a concedergli Onesimo, preferisce con sacrificio rimandarlo da lui, legittimo proprietario, secondo il diritto romano (lo schiavo scappato dal proprio padrone rimaneva proprietà del padrone e se trovato doveva essere rimandato al padrone). Il servizio a Gesù  deve rendere tutti solidali, gli uni verso gli altri, c’è un obbligo morale di contribuire secondo le proprie possibilità e capacità di venire in aiuto alla Chiesa e a  coloro che sono al suo pieno servizio, ma questo deve avvenire nella libertà.  Paolo pur nell’estrema necessità non pretende l’aiuto di nessuno e con molta discrezione accetta gli aiuti che gli vengono offerti per vivere completamente al servizio del Vangelo senza http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa pretendere ma ringraziando sempre gli amici ed il Signore.

 

Perché tu lo riavessi … come fratello carissimo…” (v.16)

Siamo in un punto centrale della lettera che rivela l’atteggiamento  non solo di Paolo, ma della Chiesa nei confronti della società. La schiavitù era un sistema sociale assodato e universalmente accettato (perché venisse abrogata la schiavitù ci vorranno ancora circa 1800 anni). Era impensabile allora una proposta polito-sociale che la modificasse.

Però pur senza mettere in discussione un sistema sociale il cristianesimo  cambia da subito le  relazioni  tra gli uomini. Onesimo deve essere riaccolto senza essere punito,  non come schiavo  ma come “fratello carissimo nel Signore”. La stessa cosa è valsa nel rapporto uomo – donna e ricchi e poveri.  La fede in Gesù implica da subito un cambiamento profondo di atteggiamenti  anche all’interno di un sistema giuridico opprimente. Lo schiavo non era più schiavo ma fratello carissimo, come nel matrimonio la donna non è  più serva  dell’uomo ma  compagna di pari dignità con la quale  occorre condividere la vita in  comune accordo. Il ricco deve  venire incontro alle necessità dei poveri, l ’abbondanza dei beni serve proprio a questo.  Da subito avviene  una sostanziale eguaglianza in Gesù Cristo. “non c’è né schiavo né liberonon c’è maschio e femmina”  (Galati 3,28).                    Questo nuovo stile di vita allargandosi sempre di più ha fatto maturare  la coscienza dei diritti della persona che non dipendono dalla legislazione ma dalla dignità di ogni uomo e donna creati a immagine di Dio. Questo poi ha prodotto nelle legislazioni di molti stati sancire  diritti che rispettino questa nuova concezione. Nella storia questo si è realizzato grazie a lotte sociali, guidate da movimenti alcune volte anche al di fuori o addirittura contro la Chiesa che però attingevano le radici in una concezione di persona proprio derivante dal cristianesimo.

Ti scrivo fiducioso …” (v.21 seg.)

Da questa breve lettera emerge bene lo spirito pastorale di Paolo , quello di essere al servizio di tutti, di preoccuparsi perché i fratelli non si facciano del male tra di loro (Onesimo avrebbe dovuto essere trattato duramente da Filemone),  non pretendere  per se http:\\/\\/parrocchiasperanza.blog\\/wpa in virtù  del Vangelo ma essere  sempre  riconoscente  per ciò che gli viene offerto. Inoltre vediamo come il cristianesimo cambia da subito le relazioni tra gli uomini e ci fa vivere in modo nuovo da figli di Dio e fratelli e sorelle in Gesù.

 

Alcune domande:

  • Hai anche tu esperienza di come le relazioni cambino attraverso la fede in Gesù?
  • Quali sono le modalità principali che la nostra fede ci spinge a vivere nel rapporto tra uomo-donna, tra chi ha e chi ha bisogno, ecc… all’interno della famiglia, del mondo del lavoro…?
  • Come pensiamo di vivere come singole cellule il periodo estivo, se, quando e come trovarci….
  • Le proposte emerse dal cellulone: venerdì 7 luglio ad Oropa (chi a piedi, chi in auto) e il 2 settembre visita alle suore al lago d’Orta.

 

Don Alberto

Cossato,   13 Giugno   2017