Insegnamento Cellule n° 10

“Chi dite che io sia?” (Lc 9,20)

 Carissimi/me

Siamo all’ultimo insegnamento di quest’anno sociale, riprenderemo poi a settembre leggendo alcune lettere di San paolo. Questa sera  mediteremo sul vangelo di domenica prossima 18/06 . Diverse volte già abbiamo letto questo brano ma la Parola di Dio è sempre nuova sia perché cambia la nostra situazione e soprattutto perché le cose che dice fanno sempre crescere. E’ un momento  importante per i discepoli nel loro seguire Gesù quello che viene descritto in questa pagina di vangelo, segna una tappa per loro, ma  in realtà  anche per la vita di ogni credente: ad un certo punto Gesù chiede a ciascuno di noi chi è lui per te e dalla risposta che sappiamo dare continuiamo nel cammino dietro a lui oppure ci fermiamo o addirittura torniamo in dietro.

Prendiamo il testo e leggiamolo: Lc 9,18-24.

 

Si trovava in un luogo solitario a pregare (v. 18)

C’è differenza di collocazione di questo episodio della vita di Gesù nel vangelo di Luca rispetto a Matteo e a Marco. Secondo Matteo  il fatto avviene nella regione di Cesarea di Filippo, secondo Marco è “per via”, l’ambiente che Gesù ama per impartire i suoi insegnamenti. Invece Luca ha dato una collocazione spirituale piuttosto che spaziale. Un contesto di preghiera per sottolineare l’importanza dell’avvenimento.

Siamo all’inizio dell’estate e si presuppone che prima o dopo tutti avremo un periodo di maggiore calma. La domanda di Gesù è importante e la risposta va data nel dialogo con lui nella preghiera, nella meditazione delle sue parole. L’estate dev’essere utilizzata anche per questo: approfondire la nostra relazione con Gesù.

 

Le folle, chi dicono che io sia? …(v.18)

La gente dice che Gesù è un profeta: evidentemente ha intuito qualcosa di eccezionale presente in lui, naturalmente lo definisce attraverso figure già note: il Battista, Elia o uno degli antichi profeti… Le figure del passato però possono solo servire ad avviare il discorso ma non riescono ad esprimere l’essenziale e la profondità dell’identità di Gesù. Anche oggi molta gente e anche molti cristiani si rapportano a Gesù o come un’entità divina disincarnata dalla storia, oppure come un uomo grande che ha fatto e detto delle belle cose: ne l’una ne l’altra di questi modi di pensare colgono la persona di Gesù

 

Pietro rispose: il Cristo di Dio” (v. 20)  

La risposta di Pietro fatta a nome dei discepoli è una risposta corretta ma incompleta. Pietro mette a fuoco la messianicità di Gesù, mette a fuoco il legame di Gesù con il suo ruolo regale  promesso da i profeti: Gesù è davvero il Cristo cioè l’unto. L’essenza di questa unzione è lo Spirito del Signore. La risposta ci porta a comprendere meglio l’idea degli apostoli rispetto a Gesù. Il Messia era interpretato come il re promesso da Dio come vero servitore del popolo e l’unzione dello Spirito Santo lo sostiene nel suo servizio che primariamente si rivolge ai poveri, ciechi, carcerati…Un Messia però che fonda il suo potere sulla giustizia ed anche sulla forza delle istituzioni statali .

 

Egli ordinò loro se veramente di non riferirlo ad alcuno” (v.21)  Gesù difronte alla risposta dei discepoli proibisce di parlarne . Se si conclude che Gesù è il Messia perché si sono visti i miracoli, si è sentita la sua predicazione, si è visto che libera dal demonio, in realtà non si è ancora capito chi è Gesù e lo si interpreta dentro lo schema  di un Messia che riflette il Dio della potenza e della vittoria. In realtà Gesù è un messia incamminato verso la croce….

 

“ Il Figlio dell’Uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani…” ( v. 22)  La Messianità di Gesù avrà la sua più chiara rivelazione negli eventi attraverso i quali la sua vita terrena si concluderà. Quegli eventi sono rappresentati come una necessità alla quale il Figlio dell’Uomo è sottoposto. I discepoli non sono ancora in grado di conoscere il progetto divino e non lo hanno ancora accolto, hanno ancora bisogno di silenzio, di ascolto, di sequela. Accogliere l’idea del Messia non dominatore e vincente ma che accetta di essere crocifisso amando fino in fondo anche chi lo crocifiggeva e fare così appello alla responsabilità e alla libertà dell’uomo è un mistero dentro il quale i discepoli solo dopo la risurrezione potranno comprendere, è un mistero dentro il quale anche noi facciamo resistenza ad entrare.

 

“ Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso…” (v.23)  La croce di Gesù apre a noi una possibilità di verità e di libertà, perché nella sua morte sono vinte radicalmente la violenza e l’ingiustizia. Seguire Gesù sulla strada della croce non significa solo accettare le sofferenze derivanti dalle malattie e dalle sfortunate vicende della vita, non significa solo accettare il giudizio sfavorevole oppure l’ostilità o anche la persecuzione che ci possono arrivare da coloro che per i più svariati motivi combattono il Cristianesimo. Nella croce assunta con consapevolezza dal discepolo vi è una nuova comprensione della realtà: c’è il riconoscimento di sé  non nell’affermarsi sull’altro ma nell’accogliere l’altro, c’è la volontà di vivere secondo un progetto di amore pieno che ci fa porre lo scopo della esistenza non nello stare bene, ma nel servizio agli altri e nello svolgere con responsabilità e donazione i nostri compiti; nell’essere disposti a perdere pur di non venir meno alla verità e all’amore. Questo significa volere fino in fondo quello che Dio vuole, il suo Regno.

Entrare in questo modo di vita  vuol dire “entrare per la porta stretta” e solo seguendo Gesù passo a passo lungo il percorso della vita potremo realizzare in noi questo nuovo modo di essere che è il Regno di Dio nel nostro cuore.

 

Alcune domande:

 

  • “Le folle , chi dicono che io sia” ? Chi è Gesù per la gente che è attorno a noi         ( familiari, amici, vicini..)?
  • “ Voi, chi dite che io sia” ? Chi è Gesù per te?
  • Come interpreti le parole “dure “ di Gesù: “ Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà”

 

  • Come pensi di trovare del tempo per la preghiera e la meditazione del Vangelo
  • e come pensi di vivere l’amicizia e la coesione del gruppo della cellula durante questa estate? ( ad esempio: ritrovarsi a casa, oppure andare a prendere un gelato, andare a visitare un Santuario o un’opera d’arte insieme ecc…) .

Don Alberto

 

Cossato,   14 Giugno2016

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *