INSEGNAMENTO CELLULE 07

Il primo giorno dopo il sabato

Vangelo della seconda Domenica dopo Pasqua (Gv. 20, 19-31)

Carissimi/e,

buona sera e buona preghiera! Viviamo con spirituale impegno anche questo tempo che la Pasqua apre: il tempo Pasquale. Tempo in cui siamo invitati ad accogliere la presenza del Risorto nella nostra vita e riconoscerne i segni nella chiesa e nel mondo.                        Non ho il tempo di preparare l’insegnamento per cui vi propongo parte del commento al Vangelo della prossima domenica di Raniero Cantalamessa.

Prendiamo allora il testo e leggiamolo attentamente.(Gv. 20,19-31)

                     “La sera di quello stesso giorno il primo dopo il sabato venne Gesù…..” (V. 20,19).   L’insistenza sul dato cronologico di queste due apparizioni è rivelatrice; mostra l’intenzione dell’evangelista di presentare l’incontro di Gesù con i suoi nel cenacolo come il prototipo dell’assemblea domenicale della Chiesa.

La Domenica nasce con la risurrezione di Cristo. Gesù risorge il “primo giorno dopo il sabato”. Quello stesso giorno, verso sera, appare ai discepoli riuniti nel cenacolo e dà loro il suo Spirito e la sua pace. Per i cristiani questo giorno prese il nome di “giorno del Signore” e siccome in latino “Signore” si dice Dominus, il giorno del Signore (dies dominica) si chiama Domenica. La prima testimonianza del nuovo nome si ha nell’Apocalisse, dove Giovanni dice di essere stato “rapito in estasi nel giorno del Signore”, cioè di Domenica (cfr. Apocalisse 1,9). In questo giorno, i credenti si riuniscono; viene tra loro Gesù “a porte chiuse”, cioè non da fuori, ma dall’interno, nell’Eucarestia; dà ai discepoli la pace e lo Spirito Santo; nella comunione, i discepoli toccano, anzi ricevono, il suo corpo ferito e risorto e proclamano la loro fede in lui……

Per i cristiani è alla Domenica che si applica ormai il terzo comandamento di Dio:

“Ricordati di santificare le feste”

Santificare la Domenica significa tre cose: fare di essa un giorno per Dio, un giorno per se stessi, un giorno per il prossimo.

La Domenica deve essere anzitutto un giorno per il Signore.

Dopo sei giorni di lavoro, di affari, di preoccupazioni, è necessario fermarsi, vedere se siamo sulla strada giusta, se stiamo realizzando lo scopo della nostra vita. Il mezzo ordinario, il più completo e, per i credenti, anche doveroso per realizzare tutto questo è partecipare all’’assemblea domenicale, alla Messa. Lì ascoltiamo la parola di Gesù, ricordiamo la morte e risurrezione, comunicandoci, lo tocchiamo come Tommaso. Diamo una boccata di ossigeno alla nostra fede. La Messa domenicale può essere, ed è di solito, il momento di aggregazione per eccellenza nel paese o nel quartiere, il momento in cui ci si ritrova, ci si saluta in un clima di festa, si rompe insomma l’anonimato che tanto disumanizza la vita di oggi.

La Domenica è poi, dicevo, un giorno per se stessi. Nella sua sapienza il Creatore ha stabilito che ci sia un giorno in cui l’uomo ritrovi se stesso e la sua libertà.                       Prenda coscienza che ha un corpo da ristorare, una mente da coltivare, una famiglia o degli amici con cui stare. La Domenica non è una specie di tassa sul tempo che Dio impone agli uomini (“sei giorni a te, per il lavoro e gli affari, e un giorno a me, per il mio servizio”); è un dono fatto all’uomo, per difendere ciò che in lui è di più prezioso. Bisogna riscoprire la bellezza e la necessità del riposo festivo. L’organizzazione del lavoro e bisogni impellenti di famiglia possono a volte giustificare che si lavori di Domenica, ma questo non dovrebbe divenire la regola e occupare tutte le Domeniche e tutta la Domenica.

In questo discorso rientrano anche il gioco e lo svago. L’uomo ha bisogno anche di questo per rompere la fatica e lo stress. Io dico che Dio, come ogni papà, gode nel vedere i suoi figli giocare. C’è una sapienza segreta nel gioco. E abbiamo tante cose, in questo, da imparare dai bambini…..

Infine, la Domenica è un giorno per gli altri. Si può passare una Domenica a sollevare una sofferenza e giungere a sera pienamente soddisfatti, arricchiti.

Aver passato insomma quello che si chiama “una bella Domenica”. Non c’è in fatti gioia più profonda che quella di sentirsi utile per qualcuno, di far fiorire un sorriso sul volto di chi di solito conosce solo la tristezza. Ognuno di noi ha intorno a sé dei bisogni e delle sofferenze da alleviare. Ci sono gli anziani, le persone sole, gli handicappati. Anche questo è un modo di santificare la festa. Di ognuno di questi gesti, Gesù duce: “L’avete fatto a me!”.

Mi piace ricordare, a questo riguardo, un episodio de i Promessi sposi . Quando Lucia venne liberata dall’ Innominato, fu portata nella casa del sarto del paese. Era Domenica e a un certo punto del pranzo, come ricordandosi improvvisamente di qualcosa, il sarto si interruppe. Mise insieme un piatto di vivande che erano sulla tavola, vi aggiunse un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bimbetta maggiore: “Piglia qui”. Le diede nell’altra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: “Va qui da Maria, la vedova; lasciale questa roba, e dille che è per stare un po’ allegra con i suoi bambini. Ma con buona maniera; che non paia che tu le faccia l’elemosina”.

Quanta umanità e quanto senso cristiano in questo gesto che tutti, magari in forme diverse , possiamo fare!…..*

  Alcune domande:

  • Quale importanza ha per me e per la mia famiglia la Domenica e come la vivo?
  • Cosa rappresenta per me l’ Eucarestia domenicale ? (un dovere, un optional oppure un momento importante di comunità, di preghiera e di incontro con il Signore? Che cosa suggerisco per la sua celebrazione?
  • Domenica, giorno per gli altri, come vivo nell’arco dell’anno quest’aspetto del giorno del Signore? E che cosa suggerisco per la nostra comunità, (iniziative che potrebbe fare oltre a quelle già presenti: accoglienza, amici del Cottolengo, pranzi dell’amicizia, spazio agli ipoudenti…….).
  • Quali altri segni della presenza di Cristo Risorto oltre all’Eucarestia vedo presenti nella comunità?…….

Buona preghiera!

Don Alberto

Cossato, 7 aprile 2015

————————————-

*Raniero Cantalamessa “Gettate le reti ”Riflessioni sui Vangeli” Anno B. Ed. Piemme

pag. 113-117

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *