Domenica 17 Maggio

ASCENSIONE perché? Commento  di Wilma Chasseur

PERCHE’ GESU’ SE NE VA?

L’Ascensione, come ci è narrata nella prima lettura, è tutta piena di segni celesti: la nube, gli Angeli, il cielo e Gesù che sale. E gli apostoli lo vedono salire con i loro occhi perché, se alla Risurrezione era salito al cielo con l’anima e la divinità, ora vi sale con il Suo Corpo. E non ci sarà mai più un momento in cui nella Santissima Trinità, non ci sia Gesù anche in corpo ed anima, oltre che in spirito e divinità.

Segni celesti ed anche escatologici: la nube che ora lo sottrae ai loro sguardi – dicono gli Angeli- è quella stessa che rivelerà la sua venuta nel giorno della parusia :” Questo Gesù che è asceso al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo…”

  • Perché se n’è andato?

Dopo 40 giorni di vita gloriosa, Gesù lascia dunque definitivamente la terra e va a sedersi alla destra del Padre. Perché non poteva rimanere quaggiù? (se potessimo andare in udienza privata, magari una volta all’anno da Cristo in persona, ci pensate?) Perché è meglio così anche per noi: infatti la conoscenza del Signore, nello Spirito, è più perfetta che quella fisica e sensibile: gli stessi apostoli l’hanno conosciuto poco finché era tra loro. Questo, per il semplice fatto che se la sua umanità è adorabile, non lo è tanto in sé stessa, quanto perché è congiunta ipostaticamente al Verbo. E’ la divinità, non l’umanità, il principio e la fonte del massimo bene, ed è la conoscenza “ in spirito e verità”, la più vera e più perfetta conoscenza.

Così vediamo che anche Gesù, ha avuto un tempo preciso e determinato, fissato nel tempo e nello spazio, entro cui svolgere il progetto del Padre.

  • Ad ognuno il suo tempo e il suo spazio

Anche ad ognuno di noi, è stato fissato un tempo e uno spazio limitato, per realizzare il disegno dell’Eterno. Tutto si decide qui ed ora: la vita è una sola! Da come imposteremo il nostro tempo, ora, decideremo il nostro destino eterno. Perché, checché se ne dica, l’uomo è per sua natura aperto all’infinito. E’ questo il nostro supposto antropologico: essere finiti, ma aspirare all’infinito. Se vi chiedessero se volete vivere per migliaia, milioni, miliardi di anni in questo povero piccolo mondo finito, limitato, ristretto, sareste d’accordo? Io sarei terrorizzata, ma penso che a chiunque, questo sconquassato mondo , alla fine, gli starebbe stretto e anelerebbe a qualcos’altro. E questo qualcos’altro, che lo vogliamo o no, sarà eterno! Ed abbiamo il tremendo potere di decidere noi, ora, quale sarà il nostro destino eterno: in parole povere, siamo liberi di scegliere il bene o il male. Il gatto invece è tutto programmato: con le scatolette cresce e diventa gatto adulto come ogni altro gatto, ma non diventerà mai un gatto furfante o un gatto angelico con l’aureola! Non gli verrà mai la buona ispirazione di rinunciare alla scatoletta per fare un sacrificio e non gli verrà mai la cattiva ispirazione di tradire l’amico gatto-nero, proprio perché di ispirazioni non ne ha: sono cose spirituali che non fanno per lui.

  • Sì o no?

Non così l’uomo! Egli costruisce la sua vita giorno dopo giorno. In bene o in male. Ogni vita umana è un sì a qualcuno. Se non è a Dio, sarà a qualcun altro, ma ci sarà sempre questo assenso da dare. Anzi, ogni vita è fatta di centinaia di “sì” e centinaia di “no”. Si al bene e no al male o viceversa, ma siamo sempre noi che decidiamo a chi dire si e a chi dire no! Siamo noi gli artefici del nostro destino. Ma più diremo si al bene, più saremo liberi e ci costruiremo; e più diremo si al male, più ci demoliremo e meno saremo liberi.

 

Pensiero della settimana

Il coraggio d’aver paura

 

Il grande coraggio lo si ottiene con un continuo ricominciare.

Infatti coraggio non è non aver paura, ma andare avanti lo stesso. (René Bazin)

 

                                                                                                   WILMA CHASSEUR