Commento al Vangelo della XXX Domenica del tempo ordinario

MENDICANTI DI LUCE

Commento di Wilma Chasseur

 

“Mentre Gesù partiva da Gerico” così inizia il Vangelo di questa domenica. E dove andava? Andava verso Gerusalemme: A fare cosa? Andava a morire su una croce! Tragico epilogo della vita del Figlio di Dio sulla terra.

 

  • L’ultimo viaggio di Gesù

Questo è dunque l’ultimo viaggio di Gesù! Lungo la strada gli si presenta un cieco che sedeva a mendicare. Saputo che Gesù passava di là, il povero cieco si mise a gridare forte, tanto forte che i presenti presero a sgridarlo e a ingiungergli di tacere, ma questi gridava ancora più forte: “Gesù, Figlio di Davide abbi pietà di me”. Ammirevole questa fede del cieco in Gesù: non gli chiede l’elemosina, non si fa mendicante di pane questa volta, ma “mendicante di luce”. Gesù allora si ferma e gli chiede: “Che vuoi che io ti faccia?”. Domenica scorsa avevamo visto che erano Giacomo e Giovanni a dire al Maestro: “Maestro noi vogliamo che tu ci faccia quanto ti chiederemo”. Oggi assistiamo a uno spostamento di soggetto: è Gesù che, rispondendo all’implorazione del cieco Bartimeo, figlio di Timeo, si mette a sua disposizione e gli dice: dimmi cosa devo fare per te. E il cieco: “Rabbunì (rabbunì è un rafforzativo, non significa solo “maestro”, ma maestro mio) che io riabbia la vista”. E Gesù gli risponde: “Và la tua fede ti ha salvato”.

 

  • Chiamato per nome

Due cose mi colpiscono in questo brano: prima di tutto il nome. Di quest’uomo guarito da Gesù, sappiamo anche il nome, mentre di tutti gli altri, non lo sappiamo: rimangono nell’anonimato e sono stati tramandati ai posteri solo sotto il nome generico di paralitico, lebbroso, indemoniato, sordomuto ecc. Ma Bartimeo lo conosciamo per nome. Mentre non sappiamo che giorno della settimana fosse, forse giovedì o venerdì, ma sicuramente non di sabato, per fortuna! Altrimenti i farisei l’avrebbero attaccato, come avevano fatto col cieco nato.

L’altra cosa che mi colpisce in modo particolare è la risposta di Gesù che non gli dice: “Và la tua fede ti ha ottenuto la guarigione”, ma gli dice: “Và, la tua fede ti ha salvato”. Ancora una volta questo insegnamento di Gesù sta a significare che le realtà spirituali sono più importanti di quelle materiali: l’anima è più importante del corpo e la salvezza dell’anima è molto più importante della guarigione del corpo. Vediamo dunque che il povero cieco ha ricevuto due grazie straordinarie: la salvezza dell’anima e la guarigione del corpo.

Gesù ha dunque operato un’ennesima guarigione davanti alla quale uno si chiede: ma qual era la forza che, in Lui, operava questa guarigione? Cos’era questa forza: un fluido, un magnetismo, un ipnotismo ecc. ecc.? No! L’unica forza stravolgente che era in Gesù era quello dello Spirito Santo come dice P. Raniero Cantalamessa. Forza prodigiosa, pienezza di vita, di bene e di sanità in virtù della quale scacciava ogni male, fosse esso fisico, morale (rimetteva i peccati) e spirituale (cacciava gli spiriti immondi).

 

  • Il cammino dell’anima

Quindi il cieco non è stato solo guarito; ma salvato grazie alla sua fede. La fede fa camminare l’anima, anzi le fa fare passi da gigante: quanta strada ha fatto l’anima di Bartimeo! Grazie alla sua fede ha ottenuto addirittura la guarigione del corpo! E quanta strada farebbe la nostra anima se avessimo più fede: giungerebbe fino al cuore di Dio: e varcherebbe la soglia dell’impossibile!

 

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

CERCHI LA LUCE SENZA OMBRE?

 

Splendi sopra di me fiamma

che sempre ardi e mai vieni meno.

Comincerò allora per mezzo

della tua luce ed in essa immerso

a vedere anch’io la luce e a riconoscere te

come vera sorgente della luce

(Cardinal Newman)

WILMA CHASSEUR

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