Commento al Vangelo della XXX Domenica del tempo ordinario /C

Vangelo  Lc 18, 9-14 Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 

commento al Vangelo della Domenica
a cura di Wilma Chasseur

LA PREGHIERA CHE OLTREPASSA LE NUBI

 

Alla velocità della luce!  E anche di più! Chi è che viaggia così? E’ la preghiera che “penetra le nubi” (prima lettura), oltrepassa le frontiere e arriva al cospetto dell’Altissimo in men che non si dica. Ma quale preghiera? Quella dell’umile, del povero, del “curvato”. Qual è  la condizione indispensabile perché la preghiera viaggi a tale velocità e arrivi a destinazione? Non stare troppo dritti. Solo l’umiltà fa sì che la preghiera oltrepassi le nubi e apra le porte del Cielo.

 

  • La preghiera di un moderno pubblicano

C’è una preghiera molto umile, proprio come quella del pubblicano, che il grande convertito e scrittore francese Paul Claudel indirizzava al Signore: “Signore, se ti occorrono i coraggiosi e i forti, eccoti Domenico e Francesco, se ti occorrono gli eroi e i puri eccoti Lorenzo e Cecilia. Ma se per caso hai bisogno di un pigro e di un imbecille, se ti occorresse un orgoglioso, un vile, se ti occorresse un ingrato, non si sa mai, potresti anche averne bisogno, ecco allora, ti rimarrò sempre io”. Questo non significa che non ci si deve convertire, anzi, è solo l’esatto contrario della preghiera del fariseo che avanza dritto impettito verso l’altare, si fa avanti, guarda davanti, mette avanti i suoi meriti e le sue pretese. Tutto troppo avanti. Il Dio a cui parla non è lì; è rimasto indietro, in fondo. Se si voltasse lo vedrebbe chino sul pubblicano, tutto attento ad ascoltare la sua preghiera e tutto intento a non giudicarlo.

 

  • Il giudizio universale del fariseo

Mentre lui, il fariseo, ha appena finito di giudicarlo e ha anche appena finito di fare una specie di giudizio universale: “O Dio ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri ingiusti e adulteri” a cui segue tutta una serie di benemerenze che lui solo ha, mentre tutti gli altri sono condannati senza appello. L’ha stabilito lui, il fariseo, anticipando il giudizio universale.

Se invece del giudizio universale facesse un gesto molto più semplice, cioè voltasse solo un po’ la testa  a guardare il pubblicano rimasto in fondo a capo chino, allora, incontrerebbe anche lui lo sguardo del Signore. Ha sbagliato direzione, guarda sempre troppo avanti. E sta troppo dritto per poter incontrare lo sguardo del Signore; dovrebbe chinarsi quel tanto che basta per riuscire a battersi il petto e dire come il pubblicano: “Pietà di me, peccatore” allora diminuirebbe il suo “io” e forse vedrebbe Dio. Il Signore con questa parabola, vuole dirci che Lui sta indietro, ci aspetta in fondo. In fondo alla nostra povertà: è lì che lo incontriamo. Più ci innalziamo e meno lo incontriamo.

 

  • Dove inizia la strada?

Una volta nella preghiera ho avuto questa ispirazione: siccome siamo tutti in cammino e sappiamo che dobbiamo percorrere una strada chiesi al Signore dove iniziava la strada. Volete sapere cosa mi ha risposto? “La strada inizia per terra”. Questo non lo dimenticherò più. Se vogliamo camminare dobbiamo prima posare i piedi a terra, cioè scendere dal piedistallo del nostro orgoglio che ci fa planare a mezz’aria facendoci credere chissà chi, impedendoci di avanzare e di vederci quali siamo. Dobbiamo dare e dire al Signore ciò che è veramente nostro, cioè la nostra miseria: non diamogli moneta falsa: la riconoscerebbe immediatamente.

Dobbiamo essere veri davanti a Dio e sinceri con noi stessi; non c’è niente che Gli piaccia di più e ci attiri le sue grazie, quanto un cuore contrito e umiliato.

L’umiltà, oltre che “madre della preghiera” è la virtù più importante per farci scoprire che la strada inizia per terra.

 

PENSIERO DELLA SETTIMANA

Come viaggia la preghiera?

 

La preghiera viaggia senza documenti: scavalca le nubi, oltrepassa le frontiere e arriva  in Cielo senza neanche bisogno di passaporto, superando la velocità della luce. Cosa aspettiamo ad usarla?

                                                                    WILMA CHASSEUR